di Marilù Oliva
L’ufficio del Ministro dell’Economia Duecolline è un bazar di peluche, giocattoli e palloncini colorati. Appena entrati, sulla sinistra, un erogatore offre, a chi pigia un pulsante verde, cialde di cioccolato colme di miele. Il motivo è semplice: il Ministro è un orsacchiotto. Si è fatto rasare la faccia dall’estetista, si è fatto smussare le sue tonde orecchie dal chirurgo plastico e le ha fatte abbassare di dieci centimetri. Un registratore impiantato in gola trasmette la sua vocina, in collegamento diretto col paese dei folletti.
Entra il Ministro per l’APA (Abbattiamo la Pubblica Amministrazione), e si arrampica su uno dei due puff, ora sono uno di fronte all’altro davanti al tavolo da gioco.
«Caro Duecolline, dove eravamo rimasti con battaglia navale?».
«Tu avevi soppvesso la malattia. I dipendenti pubblici che si ammalano vengono licenziati in tvonco. Ova tocca a me… io condono tutto!», batte le mani ridendo, prende una nave piazzata al centro del tabellone e ci salta sopra.
«Io colpisco la scuola. Niente più istruzione dai 13 anni in su. Chi vuole se la paga al CEPPU!», con un ghigno si intasca il pezzo.
«Io esento i miliavdari dal pagamento dell’ICI e delle tasse sui beni di lusso» e ridacchia lanciando una nave nel pattume a forma di pescespada.
«Io sospendo la pubblica sanità. Chi si ammala, peggio per lui. Poi truccheremo gli appalti sulle pompe funebri»
Il Ministro-orsacchiotto incrocia le braccia contrariato:
«Non vale pevò, così stai vincendo…».
Il Ministro per l’APA non vuole far arrabbiare l’avversario. Se la ricorda ancora, quella volta che giocavano a gavettoni riempiti col sangue dei contribuenti, lui aveva vinto e il Ministro-orsacchiotto – imprevedibile come tutti gli orsi – gli era balzato addosso, per dispetto l’aveva afferrato per il naso e aveva cominciato a storcerglielo e a rigirarlo, finché tutto il muso gli si era arrotolato e anche quando il Duecolline aveva mollato la presa il suo collega era rimasto così, con la faccia tutta un po’ accartocciata. Meglio assecondarlo, sia mai che gli venga un altro schizzo.
«Ma scusa, se vuoi vincere tu, gioca d’astuzia».
«Puoi divmi come faccio?», si pigia gli occhiali sul naso.
«Aumenta l’IVA»
«L’Iva Zanicchi? Non è già abbastanza gvossa?».
«Nooo. Aumenta l’IVA, I di italiani V di vaffanculo A di arrangiatevi!»
«Che piffevo è questa IVA?»
«Imposta sul Valore Aggiunto. È una tassa indiretta, colpisce tutti i consumatori finali, senza distinguere i ricchi dalle persone normali».
L’orsacchiotto si illuminò: «Che figata, l’IVA! E di quanto l’aumento?».
«Quanto vuoi, comincia con un punto, intanto. Così, per infinocchiarli meglio».
«Gvazie cavissimo! Le manderò alla derIVA, queste navi, hihihihihihi!!!».
In quell’istante, un pezzo del Satellite UARS (Upper Atmosphere Research Satellite), andando contro le previsioni che rassicuravano in merito all’impatto, cade proprio sull’edificio. Non si ferma nel solaio, né all’ultimo piano, ma sfonda senza quasi perdere velocità tutti i piani del Ministero dell’Economia, buca il soffitto dell’ufficio del Ministro Duecolline e da lì scende giù giù, nel profondo della Terra, trascinando nella voragine i due politici, gli animali di pezza, l’erogatore di miele e l’intero set di battaglia navale.