di Alessandra Daniele
Caro Babbo Natale,
lo so che sono un po’ in anticipo, ma non sapevo più a chi altro rivolgermi, a chi spiegare la mia vicenda. Io sono un perseguitato. Sono stato accusato ingiustamente. Sono circondato da nemici. I miei soci fanno a gara a pugnalarmi alle spalle, i miei parenti aspettano solo di potersi spartire la mia eredità, e ho scoperto di non avere amici, solo parassiti e sfruttatori, pronti a scappare come topi dalla nave che affonda.
E’ vero, ho ancora qualche milione di fans, ma non posso che considerarli dei decerebrati: credono in me, si fidano, mi ammirano, mi invidiano, cercano di somigliarmi. Di somigliare all’immagine che hanno di me: una grottesca maschera di plastica. Quando li vedo, con il loro cieco fanatismo mi fanno persino paura. Sono così stanco di esibirmi per loro, così stanco di sforzarmi di sembrare ancora giovanile e pieno di energia. Ma non posso smettere, non posso mollare, o tutto il mastodontico Luna Park che ho costruito mi crollerà addosso stritolandomi.
Come sono arrivato a questo punto? Io da ragazzo volevo solo cantare, esibirmi, fare un po’ il simpatico. Certo, sognavo denaro e successo, come tutti, specialmente allora. Anche se la mia ascesa è cominciata prima, io sono lo specchio degli anni ’80, e loro sono stati il mio. Ci siamo dati forma a vicenda, e l’abbiamo resa eterna.
Quindi non importa la mia attuale stanchezza. Non importa che abbia passato gli ultimi anni a impasticcarmi, affittare organi femminili, stirarmi la faccia, e cercare di evitare la galera. Non importa che certi giornali cerchino continuamente di sputtanarmi come paranoico, pedofilo, truffatore, vergogna nazionale. Io ho fatto la Storia.
Io sono il Mago di Oz.
Continuerò a reggere in piedi il mio Luna Park fino all’ultimo, e mi sopravviverà.
I decerebrati che ci ho attirato continueranno a girarci dentro come topi in una ruota, e lo manterranno attivo dopo di me. E tu, Babbo Natale, potrai continuare a venderci le tue bibite.
Ciao, e buon lavoro.
Tuo
Michael Jackson