di Alessandra Daniele
Ha oscurato ogni altro evento recente, persino quelli epocali e di rilevanza planetaria come il disastro di Fukushima e il culo di Pippa Middleton, ed è una notizia ormai nota a chiunque abbia accesso a un qualsiasi media: gli Stati Uniti sono riusciti in un’impresa che sarebbe potuta sembrare irrealizzabile: hanno resuscitato Osama Bin Laden.
Da tempo sia Al Qaeda che il suo leader erano politicamente e mediaticamente morti. La crisi economica mondiale s’è dimostrata una minaccia collettiva ben più grave e concreta. La presidenza Obama, incalzata da oppositori arroganti ed ex sostenitori delusi, era entrata in una crisi pressoché terminale.
Gli USA però hanno saputo reagire secondo il loro stile. A pallettoni.
La caccia a Bin Laden durava da dieci lunghi anni: dopo averlo cercato in tutto il mondo, i servizi segreti americani lo hanno trovato nella stessa villa in Pakistan dove l’avevano nascosto, e gli hanno restituito la fama perduta. Da una settimana la faccia di Osama e la minaccia di Al Qaeda, entrambe più o meno taroccate, sono tornate a invadere i media e l’immaginario collettivo, spingendo le altre notizie ai margini della coscienza. Lo sciopero generale, la guerra in Libia, il plutonio nell’oceano, tutto passa in secondo piano rispetto al miracolo di Abbottabad.
La versione ufficiale è la storia più confusa, lacunosa, incongruente, e improbabile dai tempi di Lost. Il cadavere è sparito, le foto sono invisibili, la villa sarà demolita. La ricostruzione del blitz cambia ogni volta che viene ripetuta. Compaiono e scompaiono elicotteri, le mogli si moltiplicano, diventano figli, sorelle, cognati. Cambiano età, sesso, etnia, comportamento. I reni dializzati ricrescono. Il funerale musulmano diventa vichingo.
Nella prima versione del blitz, Osama si faceva scudo della moglie. Nella successiva dormiva. Nella prossima impugnerà una spada laser.
Sfacciatamente stiracchiata molto oltre i limiti di qualsiasi credibilità: esattamente il genere di ricostruzione che s’addice a una resurrezione. Infatti ha funzionato.
Da anni ormai i videomessaggi di Bin Laden avevano perso qualsiasi interesse, riducendosi al grado zero di rilevanza politico-mediatica d’una puntata di Radio Londra. Invece il video postumo, in cui sembra un cosplayer di Padre Pio, intento a valutare le sue passate esibizioni come il concorrente d’un talent, ha riconquistato l’attenzione del mondo. L’irresistibile Mister Bin è tornato.
Le conseguenze sono già evidenti. “Grazie alla morte di Osama, il mondo oggi è più sicuro” ha dichiarato il presidente Obama ”Però – ha aggiunto – bisogna aumentare le misure di sicurezza, perché si temono vendette”. Quindi, grazie alla morte di Osama, il mondo oggi è più sicuro, però è più a rischio. È più a rischio sicuro. I controlli di sicurezza saranno quindi intensificati. Prima di salire su un aereo i passeggeri verranno privati di qualsiasi cosa possa essere usata come arma, anche i denti, e di qualsiasi liquido sospetto, compreso il sangue. Per evitare però che le nuove regole danneggino l’economia, verranno applicate secondo il vecchio protocollo. A cazzo.
La messa (in scena) è ricominciata. Andate in guerra.