di Alessandra Daniele

vat.jpgIl cardinale entra nella basilica deserta, si avvicina al feretro del pontefice. S’accorge che è vuoto. Si guarda attorno, perplesso. Vede una sagoma in fondo alla navata.
– Scusi, ma lei chi è? Dove sono le guardie? Dov’è la salma? E’ l’alba, dovrebbe essere tutto pronto per la cerimonia di stamattina.
La sagoma resta immobile, di spalle. Il cardinale s’avvicina.
– Santità, siete voi? Siete sceso a pregare sulla salma del vostro predecessore? Ma… non c’è più!
La sagoma si volta. Il cardinale lancia un urlo strozzato. Scappa verso la navata opposta. A metà strada, inciampa su qualcosa di sanguinolento. Una gamba che sembra strappata a morsi. Il cardinale urla ancora. Due lunghe braccia scheletriche lo afferrano. La sagoma in bianco lo azzanna alla gola.

Il capitano delle guardie controlla i monitor. Poi si volta verso il Papa.
– Santità, grazie a dio qui le porte sono robuste. È come se i progettisti di questo palazzo già si aspettassero qualcosa del genere.
– Anch’io me l’aspettavo – dice il Papa, con un filo di voce – sapevo che lui avrebbe trovato il modo di tornare.
Il capitano s’avvicina alla finestra.
– Dobbiamo inchiodare anche questa – dà un’occhiata fuori – Santità, la piazza si sta ancora riempiendo di gente… dobbiamo avvertirli di non avvicinarsi, dobbiamo dare l’allarme!
– No! – Il tono di voce del Papa si alza improvvisamente – Non devono sapere che è cominciata qui, che il primo è stato uno di noi!
– Santità, che dio mi perdoni, ma io non posso permettervi… – il capitano allunga la mano alla ricerca della sua arma. Non la trova
– Loro non sapranno – dice il Papa, puntandogliela alla testa – E tu sarai tra i fortunati.
Il sangue schizza sull’ermellino.

– In piazza c’è una calca terribile – sbuffa l’infermiere del pronto soccorso – sarà già il centesimo che si sente male per il caldo e la fatica.
Il collega annuisce.
– Quello di prima ha avuto un arresto cardiaco. E quando l’abbiamo rianimato, ha dato di matto, stanno ancora cercando di sedarlo. Guarda che m’ha fatto.
– T’ha morso? – L’infermiere scuote la testa – Fanatici. Hanno persino attaccato un’ambulanza con un neonato dentro.
– Forse volevano mangiarselo – ridacchia il collega.
– Già. Che giornata di merda. Avremmo dovuto saltare il turno, e andare al concerto.

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