Città del Messico, tramonto, comunque 2011. Ho l’onore di presentarvi l’ormai inconfondibile Santísima Muerte la quale ci parlerà di se stessa e del suo culto in Messico per la prima volta nella storia. Verso sera, all’incrocio uggioso tra le malfamate vie Ferrocarril de Cintura e Avenida del Trabajo, siamo alle porte del già noto e famigerato quartiere del centro della capitale, il barrio bravo Tepito. O Tepis per gli amici. La Santa arriva puntuale e accaldata, ci sediamo su una panchina nera, appartati dalla vista dei passanti e dal rumore dei venditori ambulanti che si ritirano dopo una giornata di avventure commerciali e piratesche. Il pomeriggio è afoso e inquinato, il mio Mp3 digitale comincia a registrare la portentosa vita della Morte. Amen.
F. L. – Quando è nata, Signora?
S. M. – Beh, son nata con la vita stessa. Sono la sua fine, direi. O la sua continuazione, come vogliate vederla. Per gli antichi messicani ero parte di un ciclo. Secondo la Bibbia sono nata quando il peccato originale. Adamo ed Eva hanno morso la loro mela succosa e poi Dio m’ha preso a contratto, creammo la mortalità. O meglio. Lui l’ha fatta e io felice. All’inizio non avevo tanto da fare visto che gli uomini erano davvero longevi. Quel Noè del diluvio è arrivato all’età di 950 anni, figurati. Mosè l’ho portato via ai 120. Per fortuna dopo la vostra specie è diventata più corrotta, godereccia e golosa e vi carico su anche prima dei 100. Meno male.
– Da quanto la venerano?
– Uh! Da un sacco. Prima era un incanto per i mortali lanciarsi ad esplorare la mia natura inspiegabile e affascinante. E modesta, vero? Invece nell’ultimo millennio avete cominciato ad avere molta paura di me e a mancarmi di rispetto soprattutto in Europa. Fu per colpa della peste nera.
– Una situazione molto pesante, ma che è successo?
– A partire dall’anno di grazia 1348 mi sono incaricata personalmente di ben 25 milioni di galli, germanici, spagnoli e italici. Mi son stancata tanto ma n’è valsa la pena per la mia carriera di falciatrice. Ancora oggi vi rifiutate di vedermi e di parlare di me. In America i vescovi hanno perseguitato le mie immagini con abusi e violenze. Pure a loro li ho condotti dove si doveva, sono lenta ma sicura.
– Qual era la sua relazione con gli Aztechi?
– Qua in Messico mandai una coppia di amici per fare i custodi a tempo indeterminato dell’aldilà, il Mictlán o regno dei morti. Si chiamavano Mictlantecuhtli, lui, cioè il Re, e Mictecacihuatl lei, la sua Regina. Bella gente, scarnificati, popolari e onorati come me. Ancora oggi si ricordano tutti di loro e per farlo non c’è miglior maniera che mettere sulle mie statue un paio dei loro tipici pennacchi precolombiani e vestirmi come loro, come guerriero azteco.
– Devo dire che ne sa proprio di cose. Ma lei è una Santa per davvero?
– Guarda, ma secondo chi? Nel mio caro Oltretomba abbiamo parlato e sparlato per secoli dei santi. Per la Chiesa non sono santa. Siccome son fatta di sole ossa senza carne, non mi danno nemmeno una chance per la canonizzazione. Figli di… Però in fondo nemmeno io lo voglio veramente. Sono un ente, un oggetto di fede e culto popolare. Ritengo che un santo non cattolico possieda la stessa dignità degli altri. Mi vogliono bene e basta, visto che non copro la gente cogliona, né glorifico gli stronzi.
– Lei si crede più potente di Dio?
– Non esagerare. Lui m’ha mandata. Probabilmente c’è una sola vita e una sola morte e io mi occupo della cosa. La gente dice “prima di tutto Dio, poi Lei”. Parlano di me e arrossisco anche un po’, sai, perché mi fanno stare allegra e mi danno un certo valore però poi io non faccio nessuna classifica. Non vogliamo tutti un pizzico di riconoscimento una volta ogni tanto? Eccolo…
– Come la chiamano? Quanti sono i suoi devoti?
– Se vogliono dimostrare un po’ d’affetto, mi chiamano Flaquita [Magrolina o Secca], Bonita [Carina], Niña Blanca [Bambina Bianca], Hermosa [Bella] e, più come forma di rispetto, Patrona, Señora [Signora], Comadre [Comare], Hermana [Sorella], Jefa [Capa]. I devoti duri e puri sono tipo cinque, forse dieci milioni in Messico, negli Stati Uniti, in Centro America e perfino in Giappone e in Argentina. Proprio laggiù nella zona di Corrientes c’è un cugino mio chiamato San La Muerte. Gli auguro tante Belle cose a quel gaucho là, speriamo che legga l’intervista. Pure nel tuo paese c’è gente a cui piaccio, dovresti saberlo…nel cuore della cristianità…
– Egregia Santa, qual è il suo compromesso con la democrazia?
– Figlio mio, non mi far domande strane, per non dire stronze. M’hai visto stampata in faccia la calcomania del Governo della Repubblica tricolore? Sono superdemocratica perché allo stesso modo mi porto via un ricco e un povero, un giovane e un vecchio, un senatore e un deputato, un ministro e un malandrino: vanno a finire che son tutti la stessa cosa per me e questa è democrazia reale, non populismo.
– Perché va in giro con la falce, amuleti strani e pure un mondo in mano? A molti la cosa pare spaventosa, quando meno, e poi è di cattivo gusto, diciamo. Ci spieghi, per favore, Santissima.
– Dei pettegolezzi me ne frego. Non m’interessa stare alla moda. Ti spiego. La falce protettrice sconfigge invidie e incantesimi. Taglia vite con fare affilato. Brilla da lontana e mutila da vicino, ovvio. Fa’ attenzione, devo ancora verificare quand’è il tuo turno perché dice il proverbio “quando ti tocca, nemmeno se ti togli; quando non ti tocca, nemmeno se ti ci metti”. La bilancia è la legge uguale per tutti: nel mio regno questa è una verità assoluta. Da voi, non so, mi pare di no. Peccato. Mortale.
La clessidra mi garba, è retrò però tira. E’ la vita che se ne va lentamente dalle tue mani, però con un piccolo gesto la metti sottosopra e ricomincia con della sabbia fresca che riscorre. Che ne dici? Un’altra cosa. Quando “il gufo canta, l’indio muore”, recita un altro detto popolare. Il gufo è il mio degno messaggero notturno. Il globo terracqueo, beh, diceva Nezahualcóyotl, il Re precolombiano di Texcoco, che “l’intera rotondità della Terra è un sepulcro; non v’è cosa che resista, che con titolo di pietà non nasconda e sotterri”. A volte mi siedo sulla Terra pe reposare e mi fanno dei ritratti che neanche Michelangelo avrebbe saputo dipingere. Mi disegnano anche seduta sul trono o a cavallo ma in piedi è la mia figura tipica.
– Che mi può dire della sua tunica?
– Guarda. Non l’ho comprata. Ogni uomo ha la sua pelle addosso, è una copertura esterna. Io, invece, porto il mio saio da cui tiro fuori le mani, i piedi e la mia faccia da teschio. Quando mi guardate alla fine vi rendete conto che siete tutti quanti uguali: sotto la vostra pelle e gli abiti nascondete ossa bianche come le mie e non c’è un travestimento valido per tutta la vita. A ogni colore della mia tunica danno un significato simbolico. Va bene così, basta che sia qualcosa di spontaneo che nasce dalla gente stessa, non dall’autorità di una, due o dieci persone.
– Le malelingue dicono che il suo culto è solo per “poveri, carcerati, tamarri disperati e le prostitute”.
– Ay, ragazzo mio, solo appioppano etichette alle persone. Gli esclusi mi cercano. I quartieri sono cultura che certamente non sta solo dentro ai libri. C’è anche tanta povertà così che dove manca tutto, resta solo la pura fede e più santi ci sono, meglio è. Dicono che sono gelosa e non è vero, i miei altari ricevono ogni tipo di santo e di fedele: c’è posto, e ancor di più per i deboli.
– E in prigione?
Beh, là mi vogliono molto bene, chiaro. E che fa? Mi preoccupo per quello che succede lì dentro, e voi? Tutti possiamo diventare “poveri, carcerati, tamarri disperati e prostitute”. Non giudicate, sono io quella che ha la falce in mano e la bilancia.
– Altri dicono che è la Santa o la Madonna dei narcotrafficanti e delle gang centroamericane dei mara salvatruchas.
– Ma dai, avranno mai fatto un conteggio di quanti presunti narcos e appartenenti alle gang hanno un tatuaggio della Madonna o di San Giuda Taddeo, oppure stanno a guardare solo quello che faccio io o gli amici miei? Non posso negare che ci sia un certo numero di affezionati, d’altronde sono carismatica, lo sai. Ma non sono una “narcosanta” come dice la stampa scandalistica. Scrivono che sono satanica e cattiva, che io esigo sacrifici e scemenze del genere. Non mi conoscono ma adesso, oggi come oggi, dopo tutte quelle che abbiamo passato, chi avrebbe il coraggio di scrivere queste cose in un giornale serio?
– Ha mai fatto uso o abuso di droghe? Ha provato qualcosa?
– Tesoro, perché pensi che son così magra? Scherzo ma vedi un po’. Ho provato di tutto nella vita, cioè scusa, nella morte. In tanti mi chiedono aiuto per toglierli dal vizio e gli do una mano volentieri.
– Ha un fidanzato o magari un pretendente?
– Eh dai, che fai, ti vuoi lanciare. La mia veneranda età m’ha insegnato a essere discreta. So di gente che sogna di stare con me, la notte, ma alla fine sto troppo bene da sola: lavoro, sono emancipata e occupata. Però basta gossip, per piacere.
– Lei ci sa fare con la santería di Cuba e i Caraibi e con il vudù?
– Ecco, appunto, la santería è una tradizione cubana e il vudù arriva dalla Nigeria soprattutto ad Haiti. Sono religioni portate dagli africani Yoruba in America. Nel culto che mi viene reso ci sono alcune delle loro usanze. Per esempio la pratica del “pureo”, con cui si pulisce la mia immagine cospargendola di fumi emessi da un puro messo in bocca al contrario con la punta accesa tra i denti, oppure nelle offerte di ottimi liquori tropicali che gradisco, specialmente il rum, la tequila e il mezcal. Alcuni mi identificano persino con una orisha, la divina Yemayà, padrona del mare e madre degli dei. Mi sa che ci son pure abbastanza rituali che mi utilizzano per la magia, la stregoneria e le limpias, quelle speciali purificazioni dell’anima in cui si son specializzati i curanderos messicani. I negozi esoterici vendono ogni tipo di prodotto e servizio, tra cui le mie immagini, anche se a volte penso che mi stiano sfruttando per cose che proprio non c’entrano niente con me, a dire il vero.
– Quali sono le sue origini, Santissima?
– Uh! Beh, bimbo, ti racconto che la mia immagine ha più di mille anni, è un mix di iconografie giudeo-cristiane e greco-romane. Che roba, eh? Come mi vedi adesso, qui accanto a te, è proprio come mi dipingevano nel medioevo e nel barocco in Italia, Spagna, eccetera. Ballavo sempre su quelle tele nelle danze macabre appese sulle pareti delle chiese e degli ossari. A Teglio, un posto che conosci bene, in Valtellina e lì in giro, per esempio, c’è un ossario meraviglioso dove mi han fatto un bel lavoretto fotografico, cioè degli affreschi, dato che all’epoca la foto ancora non c’era….sai era il diciassettesimo secolo. Ah, e poi, scheletricamente, solevo stare in testa alle processioni del Venerdì Santo sui carri della morte. Pregiatissima.
– Ma come sa che conosco la Valtellina?
– Zitto. Tutto so. Ti vigilo….Attento.
– Cambio. Le piace il barocco?
– A chi? A me? Mi piace la estroversione totale e, non dirlo a nessuno, anche la Vita, senza se né ma. In fondo la mia funzione era quella di ricordarvi che un giorno sareste morti, il famoso memento mori. Amo lo spirito e l’estetica matta della terra messicana, un po’ barocca e musicale. Il giorno dei morti, quel “patrimonio dell’umanità” cattolico-meticcio del Messico è Molto bello, per carità, ma è una morte addomesticata. A me vanno di più le cose popolari, la libertà, per questo mi ostacolano. Quando i soliti, le gerarchie e i capi non controllano più tutte le anime e i corpi, iniziano a tremare.
– Signora, la Malattia è amica sua?
– Sì, abbastanza, ma non del cuore né per la vita, sia chiaro. Prima ci frequentavamo anche. Quando lei mi accompagnava sul lavoro per falcidiare le moltitudini. Adesso è diventata moscia e i dottori la rincoglioniscono con pastigliette e paroline dolci. Mi sa che non ce la fa più.
– Che è successo quando è arrivata in Messico, nostra Patrona?
– Gli spagnoli han portato la croce e la spada. Le confraternite della Buona e Santa Morte vendevano ai ricchi un rapido accesso al Paradiso mentre i poveracci finivano nelle fosse comuni. Anche oggi ci sono Fosse simili negli States e in Messico e ci vanno a parare centinaia di migranti messicani e centroamericani all’anno i quali perdono, ancora una volta e una per tutte, l’identità al di qua e al di là del Rio Bravo, che disastro. Un po’ come i vostri mari del sud, Mediterraneo e dintorni. Il mio profilo con tanto di falce spaventava i nativi americani. Ciononostante il gioco non durò tanto e nel seicento già avevano ripreso la mia effigie per usarla a loro piacimento. L’Inquisizione ordinò a tutti di perseguitarmi come fossi una idolatria praticata dagli indigeni che, allora, già avevano preso a chiamarmi Santa Muerte. Nel Chiapas mi dicevano San Pascual Bailón e ancora oggi riposo sana e salva in un santuario di Tuxtla Gutiérrez, meno male.
– Come ha fatto per conservarsi tanto tempo?
– Non uso il trucco, guarda. Il mio culto s’è mantenuto grazie alle nonne, bisnonne, matrone e guardiane come me, quelle del Messico profondo e degno. Le famiglie di devoti m’hanno salvata dalle persecuzioni senza pensare ai soldi e al lucro. Le mie figure d’origine coloniale recuperate e salvate dalla voracità di stato e chiesa sono quelle di San Bernardo a Tepatepec, nella regione di Hidalgo, quella del Museo di Yanhuitlán, vicino a Oaxaca, e quella della Noria, a Zacatecas. Anche a Tepito, nel nucleo Della gran Città del Messico, il culto è antico. Dieci anni fa l’altare di Calle Alfarería fu il primo a collocarsi per la strada ed è il più frequentato. Ogni primo del mese alle cinque del pomeriggio arrivano dalle mille alle cinquemila persone a vedermi. Non male, eh? Ci sono almeno 1500 altarini nella capitale e tanti altri nel resto del paese. Sei perplesso?
– No, no. Che sucede in questo famoso quartiere, “Tepito”?
– Niente. O quasi. Guardati un po’ BarrioDeTepito.Com. Un saggio cronista ha scritto i suoi commenti sul quartiere e sulla paura che suscita. “Gli abitanti di Città del Messico, i chilangos, temono Tepito e non si accorgono nemmeno che ormai il Messico si è trasformato nel Tepito del mondo”. Bella, no? Inoltre le parole Mexico e Tepito hanno le stesse vocali, nello stesso ordine. Che curioso…A Tepis insieme alla Madonna di Guadalupe, io sono la Signora del Quartiere ma so che vogliono un po’ più di bene a me.
– Ci son stati tentativi di sfruttarla in passato?
– Farmi da pappone? Figurati, ma chi ci riesce? Lavoro da sola, cariño. C’han provato ma non mi va proprio che anche la FEDE si debba brevettare e diventi una Spa. Il padre David Romo in passato era molto presente nei media i quali hanno creato un falso leader del culto mentre lui era semplicemente il fondatore di una Chiesa Tradizionale registrata che poi ha perso il suo status legale e basta. Io non c’entro, non mi possiede mica. Lui ha un santuario famoso nella zona Morelos ma ha deciso di cambiarmi la faccia, mi ha rifatto a immagine e somiglianza di un angelo dai capelli neri, l’Angelo della Morte.
Per giunta questo qui è incarnato, non di ossa, e io così non ci sto. Affari suoi.
E affaroni, direi, perché s’è fatto davvero dei bei soldi, per un po’, ma ora è in prigione. Non poteva durare. Io sì, chiaro.
Tre o quattro anni fa a Tultitlán, nella regione intorno a Città del Messico, un ragazzo di 27 anni, Jonathan Legaria, alias Comandante Pantera o Padre Endoque, fondò la Chiesa Internazionale della Santa Muerte e poi fu freddato nella sua jeep con 150 colpi di cuerno de chivo. Brutta storia, ma non so perché, c’era qualcosa che non mi convinceva. Ora rimane sulla statale una statua mia di 22 metri che tutti ammirano e ci vanno a pregare.
– Mi scusi, Lei è così vendicativa come dicono? Se non rispettano una promessa, li castiga?
– No, ma che dici! Quando uno si suggestiona, crede che quacosa di brutta sta per succedere e si applica la legge di Murphy. Se han paura che li punirò, guarda che qualche punizione succede da sola, così.
– Ok. C’è qualche modo di “mettersi d’accordo” con Lei per andare ai supplementari”? Sì, insomma, per vivere di più…
– No, bello mio. Che è sta cosa? Mazzette? Fondi neri? Mica ho bisogno di soldi io. Se mi preghi, in virtù della mia facoltà di intercessore con il cielo, posso raccomandarti alla procura e alla giustizia divina con una telefonata, ma è Lui che decide, né io, né te. Sorry.
– Scarica le responsabilità, eh?
– Andiamo avanti. Parlerà la Storia.
– Bene, speriamo. Che cose le chiede la gente normalmente?
– Mmm…Non so, di solito il ritorno di un marito, l’amore della fidanzata e la fedeltà del partner, una mano coi debiti e i processi con tribunali difficili, di dare una possibilità al “tossico” e al detenuto, che se ne escano! Miracolucci. Protezione quando lottano per sopravvivere in ogni modo, anche rubando. Successo quando passano la frontiera. Non son più potente della Madonna, ma è sicuro che son più testarda e ascolto proprio tutti.
– Ma per tutti questi favori e lavori, non ci sarebbe già il Santo delle cause disperate, San Giuda Taddeo?
– E’ un amico mio, lavora praticamente sugli stessi miracoli, però lui è voluto restare con le istituzioni. E’ sponsorizzato come una star, quasi un pagliaccio, dalla Chiesa che dissemina i suoi altari ovunque. Ha vinto questa stupida santa gara, a sua volta, sul patrono di Città del Messico che è San Ippolito, un altro personaggio che vene imposto come patrono nel 1528. Infine non dico che sia cattivo ma è comunque un tipo cooptato, parte del sistema d’imposizione. Io non entro in queste diatribe e vado avanti.
– Comunque Lei è diventata una superstar a modo suo. La invocano come “amato essere di luce”, ma non è una contraddizione? Senza offesa dicono che Lei riassume in sé i valori negativi di questa società.
– Non posso essere un capro espiatorio per i vostri problemi. Vengo solo a ricordarvi che il vostro destino è segnato affinché viviate bene il tempo che avete senza desiderare il male al vostro vicino. Proteggo quelli di cui nessuno si prende cura. Illumino il cammino e la sua fine: passi e mete, un “ci vediamo” e un “addio”. Ogni notte è la prova generale del sonno eterno, quindi siete già pronti. Addio. Anzi, a presto.
– Grazie mille, ci vediamo.
Mentre si allontana la Patrona mi indica un cartello col suo indice osseo. Oggi sei tra le braccia della vita però domani sarai tra le mie. Perciò vivi la tua vita. Ti aspetto. Con Osservanza, La Morte.
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