di Alessandra Daniele
– Ma noi abbiamo prenotato – dice Gesù.
Il maitre si scusa.
– Il premier ha appena affittato tutto il locale per un’importante cena di lavoro. Non ci siamo potuti rifiutare, pare che ci siano in ballo le sorti della riforma costituzionale.
Dalla sala accanto provengono risate femminili miste a stornelli.
– Ma il premier di solito non le fa in una delle sue ville, queste… cene di lavoro? – Chiede Matteo.
– Le stanno sverminando – risponde il maitre – non l’ha sentito al Tg? Il premier è sicuro che i magistrati gliel’abbiano riempite di microspie, e ha deciso di farle ripulire. Nel frattempo, affitta ogni sera un locale diverso. Tutto intero.
– Allora la nostra cena salta? – Chiede Marco. Gesù scuote la testa.
– No, devo dirvi una cosa importante. Andiamo in un altro locale.
– A quest’ora? Una sala libera tutta per noi non la troviamo più , ci sparpagliano in sette tavoli diversi.
– Potremmo andare a casa di uno di voi – Dice Gesù.
Luca allarga le braccia.
– Noi abbiamo lasciato tutto per seguirti. Se mia moglie mi vedesse tornare ora, con pure dodici ospiti a cena, mi caccerebbe a fucilate. E temo che la cosa valga per tutti.
Gli altri annuiscono.
– Io stavo in un bed & breakfast – dice Giovanni.
– Devo dirvi una cosa importante – ripete Gesù. Poi chiede al maitre – Ci potrebbe portare almeno mezzo litro?
Il maitre scuote la testa lentamente.
– Va bene anche una mezza minerale, poi ci penso io – insiste Gesù.
– No. Anzi, se gentilmente volete accomodarvi all’uscita…
– Ma noi abbiamo prenotato! – Ripete Pietro.
Dalla sala accanto sbuca una fila di ragazze seminude che saltellano a ritmo di samba. Fra loro, un paio di vegliardi truccati da giovani. La fila aggancia alcuni apostoli, e li trascina.
– Il trenino, il trenino, venite anche voi a fare il trenino!
Il serpentone saltellante sparisce inghiottito dalle porte della sala di fronte.
Gesù guarda i cinque apostoli rimasti.
– Andiamo nel parcheggio – dice.
Escono.
– Ho preso queste al distributore – dice Pietro, portando un paio di lattine.
– Potevi prenderne sei – commenta Matteo.
– Non ho altri spicci..
– Ce le dividiamo – dice Gesù – va benissimo per la cosa che devo dirvi.
Apre una delle due lattine.
– Questo è il mio sangue.
– Ti sei tagliato? – Chiede Marco.
Gesù solleva la lattina.
– Bevetene tutti.
– C’è anche l’altra – dice Luca.
Gesù abbassa la lattina.
– Fate questo in memoria di me.
Poggia la lattina sul cofano dell’automobile accanto a lui.
Scatta l’antifurto.
Uno strepito lacerante. Quattro gorilla del premier accorrono a mitragliette spianate. Gli apostoli si disperdono. I gorilla afferrano Gesù, bofonchiando ”attentato!”. Gli danno un paio di ginocchiate, lo ammanettano, gli sbattono la faccia sul cofano. Uno dei gorilla blocca Pietro. Lo strattona.
– Tu sei con lui? – Ringhia.
– Io? Ma chi lo conosce quel negher di merda… bisognerebbe annegarli tutti!
Il gorilla lo molla, Pietro scappa. Gesù dà un’ occhiata triste nella sua direzione.
Poi i quattro lo trascinano via.
Gli apostoli aspettano nascosti, chi dietro i cassonetti, chi in un portone. L’ululato dell’antifurto viene zittito. Il corteo di macchine presidenziali parte a sirene spiegate, e scompare nella notte.
I cinque si ritrovano nella piazza ormai deserta.
– Dove l’avranno portato?
– In un CPT. Nella migliore delle ipotesi.
– Cosa facciamo adesso?
– Dobbiamo cercarlo!
– No, per ora dobbiamo nasconderci e fare finta di niente – dice Pietro – lui vuole così.
– E tu che ne sai? – Protestano gli altri.
– Io sono il suo vice.
– Ma da quando?
– M’ha anche mandato a prendere da bere…
– Ci sei andato da solo!
– E ne hai prese solo due!
– Le lattine! – Dice Giovanni – forse lo sappiamo cosa vorrebbe che facessimo. Vi ricordate? Ha detto ”fate questo in memoria di me.”
– Già, ma ”questo” cosa? – Obietta Matteo.
– Ricostruiamo i movimenti – propone Marco.
– Non ci vuole molto – dice Luca – ha aperto la lattina, e l’ha posata sulla macchina.
– Ed è scattato l’antifurto – conclude Giovanni – magari è questo che vuole.
– Che facciamo scattare gli antifurto? – Chiede Pietro, sarcastico – Sì dai, così svegliamo tutti.
– Esatto – dice Giovanni. Raccoglie un sasso, e lo lancia conto il parabrezza di un SUV – Svegliamo tutti.