di Danilo Arona
C’è una domanda che mi pongo da tempo nel redigere questa rubrica. Non penso di essere il solo. La realtà “là fuori”, come ha suggerito un amico che si chiama Emanuele Del Miglio, sembra negli ultimi tempi un romanzo di fantascienza scritto male. E così è. In pochi giorni le nostre menti saltellano loro malgrado dallo spaventoso tsunami, ripreso da ogni angolazione, che ha provocato chissà quante migliaia di vittime a un incubo atomico non quantificabile, il tutto condito da una guerra nel Mediterraneo dagli sviluppi non prevedibili. Questa domanda ce la poniamo tutti, i più senza rendersene conto. E chi scrive, per professione o per necessità interiore, risponde a suo modo.
C’è uno Schema?
Personalmente ci provo da tempo. Non è da oggi che cerco uno Schema nella catena degli eventi storici. Frequentando la letteratura fantastica gli schemi corrono persino il rischio di abbondare. Onore quindi a J.J. Abrams che ne fa un tormentone niente affatto banale nel serial televisivo Fringe. Ma è singolare come a volte si trovino sponde a favore di una tesi negli scritti dei più autorevoli sociologi del tempo. Uno fra tutti, il grande Paul Virilio, filosofo e urbanista, autore di saggi straordinari quali Città panico e L’incidente del futuro, le cui opere dimostrano — usando parole sue — che «la catastrofe, nelle sue diverse forme e manifestazioni, è lo sfondo permanente entro cui tutti noi oggi ci muoviamo. La vera novità è che siamo entrati nell’era dell’incidente integrale, sistemico, ovvero dall’incidente isolato siamo passati all’iper-incidente globalizzato, vale a dire un incidente che degenera, producendo altri incidenti a catena». Parole dette in epoche non sospette e che sembrano pronunciate proprio a commento di quel che sta accadendo oggi. Come questa frase: «Si ha sempre una sostanza già esistente, poniamo, una montagna. Poi c’è l’evento: il terremoto». Reazione a catena che diventa anche inevitabile schema mediatico, perché, se alla concatenazione in atto innestata dall’evento primo, se ne aggiungono altre, preesistenti o successive (erosione dei sistemi economici, nuove guerre…), il quadro globale di riferimento ha così annullato distanze spaziali e funzionalità temporali (la velocità immobile e la realtà dominata dall’istante di cui parla spesso Virilio).
Tutta questa globalizzazione del disastro rende chiunque partecipe, anche a dispetto di se stesso. Persino coloro che s’illudono di sfuggirne, semplicemente azzerando i media. La tanatosfera diffonde segnali captabili persino da coloro nati privi di antenne. La visibilità globale del disastro enfatizza l’arrivo di “qualcosa” sempre più grande. Non è azzardato dire, con una scontata generalizzazione, che viviamo immersi in una bolla di nervosismo costante, vicinissimo alla isterìa. I giornali nei giorni scorsi hanno scritto che si sta diffondendo, soprattutto nel vecchio continente, una “sindrome da Apocalisse”, attribuendo al disastro giapponese l’onere di una partenza catastrofica in grado di coinvolgere tutto il mondo, dando ragione alle profezie dei Maya. Sia ben chiaro, tutti in pubblico ridono quando si parla del dicembre 2012, ma in privato penso che tanti vadano ad artigliarsi gli zebedei, delegando al proprio inconscio il compito di “parlare”.
Così ha spiegato ai giornalisti Antonio Lo Iacono, presidente della Società italiana di psicologia, a proposito della “sindrome da Apocalisse”: «Molti pazienti ci raccontano sogni che esprimono forti paure apocalittiche e grande incertezza per il futuro. Non possiamo parlare di psicosi, ma è davvero molto forte la paura per il futuro, che si nutre anche delle difficoltà che la crisi economica ha portato nel quotidiano di molti italiani». Secondo Lo Iacono, anche le persone più razionali e scettiche vacillano sotto il peso della precarietà sia economica che legata alle catastrofi naturali. Insomma, davanti alle ipotesi di Apocalisse imminente, cresce il numero di quelli che pensano: “non è vero, ma ci credo”, in un crescendo di angoscia più diffuso ai livelli profondi di quanto non si pensi. E, se restiamo nell’ambito conclamato degli studi degli psicologi, ovvero il sogno, anche un cronista sui generis come il sottoscritto non può far altro che registrare l’aumento esponenziale di certe esperienze oniriche. A puro titolo di esempio fra i tanti, ecco il contenuto di una mail giuntami in casella il 12 marzo dall’amico Renzo Frosini di Viareggio, di tanto in tanto ottimo collaboratore di questa rubrica:
«Caro Danilo, avere sognato l’Onda il giorno prima che devastasse il Giappone non mi ha attirato lo sfottò di quei poveri ragazzi miei sottoposti (insomma..) solo perché parlando così, come fa di solito chi passa la giornata con il mouse in mano (e poi anche la domenica, per non perdere la sana abitudine), ho raccontato la mia avventura onirica giovedì mattina. E’ solo una coincidenza, sicuro, ma l’unico personaggio non anonimo presente nel sogno è stato un uomo, che balbettava parole in un linguaggio incomprensibile, un uomo scuro che lancia zolle di terra umida e che qualcuno nel sogno dice essere il “prefetto”. Ora, se fai mente locale a come vengono definite le divisioni amministrative giapponesi…»
Andando oltre senza commento, notiamo però come lo Schema dilaghi e agisca anche al di là della percepita catastrofe globalizzata. Significativo esempio è il ritorno in cronaca nera dei “delitti satanici” che sono e restano soltanto delle mere ipotesi, quasi sempre giornalistiche, in mancanza di risultati e riscontri, ma che ben s’inseriscono in quadro generale di aspettativa pre-apocalittica. In termini pratici, l’annunciare la fine del mondo attraverso un delitto o anche tramite il suicidio, che è è purtroppo una pratica in aumento a causa soprattutto di un disagio sociale ancorato a motivazioni economiche. Sia ben chiaro, delitti e suicidi fanno parte da sempre della storia del mondo, così come — purtroppo — la guerra, ma se il tutto finisce in un modello sociale che annuncia, come un Renfield sociologico, “qualcosa che sta arrivando”, diventa impossibile all’inconscio di sottrarsene.
Così lo Schema si forma anche contro la volontà di chi si sforza di riportare le notizie nel modo più asettico. E, citandomi, è ovvio che c’è uno schema anche nell’escalation di questa rubrica. Chi vuole avere memoria, sa che La luce oscura partì quasi tre anni fa con un articolo sui serial killer, definiti a metà degli anni Novanta da una docente americana di nome Jane Caputi come «un’anticipazione fenomenica dell’Apocalisse, bombe ai neutroni che vagano per le strade in cerca di vittime», isolando nel repertorio mitico della Fine dei Tempi l’inquietante elemento del “contagio psichico” all’interno delle società contemporanee. Da allora ho raccolto elementi di volta in volta, tentando d’inserirli in un discorso più generale a ridosso delle dinamiche dell’Ombra e dei fantasmi della mente da tali dinamiche prodotti. E ho creato, senza neppure volerlo fare, uno Schema (allarmistico, borderline tra cronaca e immaginario personale — ma, insomma, è inevitabile perché faccio anche lo scrittore…) che si è nutrito nel corso del tempo di incubi collettivi, di corpi celesti “fantasma”, della frequenza vibratoria del pianeta in aumento, dei suoni misteriosi, della sindrome di Renfield; dell’aumento delle allucinazioni visive e la sensazione collettiva che qualcosa di grosso stia per accadere. E badate bene, ogni tanto è giusto che lo ricordi, sono il primo tra gli scettici. Ma dello scetticismo non ne faccio ideologia.
E allora? E allora, tra schemi reali e inconsapevoli, non ci resta che attendere. Magari tentando, ognuno nel suo specifico campo d’azione, di portare il mondo in direzioni opposte a quelle che ci hanno condotto sin qui. La vittoria dei Verdi in Germania è già un piccolo ma significativo segnale. Queste riflessioni sullo Schema però vorrei concluderle con Castaneda e le sue cosiddette “rivelazioni segrete” sui “Voladores”, estratti che circolano in Rete su alcuni siti e che potete approfondire con una semplice ricerca. Perché la mia pancia mi suggerisce che c’entrano in qualche modo con il mio Schema.
Castaneda ne parlò nel 1993, poco prima di morire. Disse che solo il potere di visione degli sciamani può individuare queste forme fluttuanti nell’aria (The Flyers o, nell’originale spagnolo del maestro Don Juan, “los Voladores”), presenze maligne chiamate nelle culture tribali del Sudamerica “predatori oscuri”. Quella che segue è una piccola selezione dall’intervento che Castaneda fece a Santa Monica, in California, nel 1993:
«Il mio nome è Carlos Castaneda. Vorrei pregarvi di una cosa. Vi prego di sospendere per oggi il giudizio. Vi prego di aprirvi anche solo per un’ora alla possibilità che sto per presentarvi… Gli antichi stregoni si accorsero per primi che qualcosa non andava per il verso giusto. Essi videro che nei bambini la consapevolezza non si sviluppava come sarebbe stato naturale. Inquietati da questa incongruenza gli stregoni estesero le loro indagini e scoprirono la presenza di esseri oscuri posti direttamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili. Gli stregoni videro che questi esseri oscuri si cibavano della lucentezza della consapevolezza di ogni individuo… Le entità oscure sono particolari esseri inorganici, coscienti e molto evoluti e poiché si muovono saltellando o volando come spaventose ombre vampire furono chiamati los Voladores, ovvero ‘quelli che volano’.” Così disse Don Juan al loro riguardo: “I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà… Si nutrono solo di un determinato tipo di energia e noi produciamo molta di quella energia. Questo ci fa essere le prede ideali da mungere quotidianamente. Il danno energetico che questa azione predatrice ci arreca è immenso. Siamo esseri magici dotati di possibilità infinite condannati a brandelli di consapevolezza: i Voladores consumano regolarmente la nostra patina luminosa che torna a crescere per sua natura e come impeccabili giardinieri tengono l’erba rasa sempre allo stesso (misero) livello. Gli sciamani vedono che la patina di luminosità rimastaci è una piccola pozzanghera di luce sotto i piedi, che non arriva nemmeno agli alluci… Ci manca l’energia, non possiamo fare altro che specchiarci, nella pozzanghera di consapevolezza, in un limitato e illusorio riflesso di sé, una falsa personalità… E proprio facendo leva sul nostro egocentrismo i Voladores creano fiammate di consapevolezza che poi voracemente consumano. I predatori alimentano l’avidità, il desiderio smodato, la codardia, l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le emozioni forti, l’autocompiacimento ma anche l’autocommiserazione. Le fiamme energetiche generate da queste qualità negative sono il loro cibo prediletto… Secondo Don Juan sono stati proprio i Voladores a instillarci stupidi sistemi di credenza, le abitudini, le consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze, loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro Ego.”
Ovvio che l’Altra Vista dello sciamano possa essere parimenti respinta o soltanto assunta come una notevole metafora dello smarrimento delle menti che caratterizza questo tormentato momento storico. Però come s’incastra bene nello Schema…