di Marilù Oliva
«Il pecorino è un formaggio sardo o è una posizione a carponi praticata dagli uomini gay durante i rapporti sessuali?»
La testa della Presentatrice è una nuvola di ricci biondi. La metà inferiore del viso è occupata dal suo sorriso. La metà superiore da sopracciglia tiratissime di botox: «Rispondere a questa domanda è semplice: basta comporre il numero 199.999.765.432, seguire le istruzioni e digitare 1 se ritenete che il pecorino sia un formaggio, 2 se preferite l’altra opzione. Il costo per ogni chiamata è solo di 19,99 euro al minuto ma, in cambio, vi sarà data, forse, la possibilità di partecipare all’estrazione di un baule di gettoni d’oro del valore di un trilione di euro. Ed ora uno, due, tre! Facciamo partire la Prova del croco!».
Batte le mani e un altro sorrisone quasi le fa uscire in fuori la dentatura: «Come fa il coccodrillo???».
Parte la musica dello Zecchino d’oro, mentre gli italiani attaccati allo schermo cantano in coro:
Il coccodrillo come fa? Papparappapà! Non c’è nessuno che lo sa! Papparappapà!
La Presentatrice tenta un accenno di ballo: sbatacchia avanti e indietro le braccia, mentre si molleggia sui piedi con la grazia di un camionista ubriaco.
Finisce il ritornello, è il momento di introdurre ospiti e collaboratori:
«Saluto il cuoco, l’ospite Mimma e i miei fidi aiutanti: Susanna e Giuseppe! Allora Susanna, cosa ci prepari oggi?».
La nonnina, che la sa lunga quanto a economia domestica, risponde:
«Oggi vi propongo un metodo infallibile per recuperare gli avanzi. Dunque, avete in casa del pane vecchio?» prende una pagnotta dura come un sasso e la taglia a fatica «…ecco come si fa…» ne impugna una metà con la mollica verso l’alto, ci spruzza sopra dell’acqua e cinguetta: «…fate come me, la inumidite fino a farla ammorbidire e cominciate a passarla sui mobili, dalla parte della mollica: vedrete quanta polvere raccoglierete, una spugna!». Fa un giro per lo studio, passa la pagnotta su una mensola, poi su una telecamera, perfino per terra. La alza: la mollica è colorata di grigio e impregnata di peli: «Ecco, a questo punto il pane è pronto per essere farcito. Aprite il frigo, raccogliete gli avanzi — tutto: bucce di limone, pezzi di verdura andati a male, croste di grana — e ficcateli nel panino. Poi in forno per venti minuti!». Si spolvera le mani sul grembiule: «Dopo fate una festa e invitate solo le persone che vi stanno antipatiche. Vedrete che soddisfazione quando divoreranno il vostro panino!!! Hihihihii!».
«Fantastico!», commenta la Presentatrice. Si dà una spolverata ai capelli e cammina a falcate verso l’altro collaboratore:
«E tu, Giuseppe, cosa ci proponi oggi?».
Il tizio, in testa un bel casco bianco di capelli, sfodera un sorriso sornione:
«Cuccioli di gatto in salmì» e prosegue con accento toscano: «Allora, per prima cosa è importante che gli animali non siano nati in città ma in campagna, preferibilmente in una stalla, così quando si pelano e si eviscerano esalano odore di fieno» solleva impugnando per le zampe posteriori i cadaveri scuoiati di tre micetti e li annusa chiudendo gli occhi «… sentite che profumino! Poi vanno macerati nel vino rosso almeno per una notte, con chiodi di garofano, cannella, aglio e croco».
Così spellati e senza occhi sembrano coniglietti. Li sistema in una pentola di terracotta, versa il vino e le spezie: «Devono cuocere per almeno due ore a fuoco lento, sentirete che sughino… e dieci minuti prima di servirli, aggiungete un ovo o due» si volta verso il forno ed estrae un altro tegame, con gli animali già cotti e le uova che galleggiano ad occhio di bue: «Ecco come vengono!».
La Presentatrice ha l’acquolina in bocca e gli occhi luminosi:
«Ma che meraviglia! Posso assaggiare?», allunga una mano e strappa una coscia di gatto, addentandola coi suoi potenti canini. «Mmmmhhhh», i commenti orgasmici emergono tra la carne in poltiglia. La Presentatrice è chiaramente incapace di masticare con la bocca chiusa, il cibo tritato e insalivato sbuca durante i mugugni. Alla deglutizione aggiunge qualche scalpiccio di labbra, poi batte le mani e la regia manda un’altra canzoncina.
Perché le tagliatelle di nonna Pina
son molto più efficaci di ogni medicina.
Sensazionali a pranzo, a cena e credi a me:
son buone anche al mattino, al posto del caffè!
Tutti ballano. Susanna, pungi chiusi e gomiti alzati, sposta con convinzione le anche da destra a manca, Giuseppe estrae dalla bocca un ossicino di costola di gatto, la Presentatrice dondola la testa avanti e indietro.
Termina lo stacco e la Presentatrice si rivolge ai telespettatori con un primo piano serio:
«Ripeto, la domanda difficilissima di oggi è: Il pecorino è un formaggio sardo o è una posizione a carponi praticata dagli uomini gay durante i rapporti sessuali? Chiamate il numero 199.999.765.432 e forse diventerete ricchissimi. Forse».
Giuseppe le si avvicina con uno sguardo carico di doppi sensi:
«Ma tu la conosci la risposta?».
Lei rilegge a mente, intanto deglutisce un boccone di chissà cosa, ci pensa su.
«Cià, io non sono esperta di gastronomia, è risaputo. Non so cucinare, non so muovermi con grazia, non so neppure masticare con la bocca chiusa. Però, il pecorino…» si gratta i ricci biondi, poi il mento. Ruota ai lati i suoi occhioni azzurri, che ora occupano tutto lo schermo «…il pecorino l’ho sentito nominare, giuro… comunque adesso dobbiamo andare avanti col gioco…» si mette al centro della sala e urla:
«Uno, due, tre e via al Gallo Cornuto!».
Parte il timer e lei si avvicina al cuoco.
«Allora, cià, cosa ci prepari oggi con l’ospite Mimma?».
«Insaccato prelibato».
«Bene» si rivolge alla ragazza «E tu Mimma, sei fidanzata?».
«No».
«Come mai?».
La giovane la guarda imbarazzata, non sa cosa rispondere, cerca di cambiare discorso:
«Ho portato la spesa per il menù», le porge un sacchetto da cui sbucano ciuffi di sedano.
«Ma cosa dici, sciocchina?» la Presentatrice prende il sacchetto e lo scaraventa alle spalle «Oggi la spesa sei tu!».
La ragazza resta di sasso, il cuoco la blocca per le mani e la stende a forza sul tavolo, Giuseppe si avvicina con un’ascia, lei comincia appena a divincolarsi che lui le piomba con la lama nella caviglia destra. Il sangue schizza copioso, Susanna si precipita a pulirlo con le sue mezze pagnotte.
Un primissimo piano sul sorrisone bianco della Presentatrice, un pezzettino di prezzemolo incastrato tra due denti: «Adesso cinque minuti di reclame, poi vi aspetto tra poco. Vi ricordo il mio libro di ricette… “Io cuoco alla Prova del croco & tu?”». Lo prende in mano e si copre con la copertina metà del viso, fino al naso. Inarca le sopracciglia finché le scompaiono dentro l’attaccatura dei capelli
Trascorsi i cinque minuti, nelle televisioni italiane riappare lo studio.
Pende qualcosa dal soffitto, come un grande prosciutto rettangolare. Ma non è un prosciutto. La telecamera si avvicina e si capisce di cosa si tratta: al soffitto è appesa Mimma senza arti, la testa e il tronco avvolti nella cotica. Il cuoco ha lasciato solo un buco all’altezza del viso emaciato.
La Presentatrice, ormai priva delle sopracciglia, si lecca le labbra:
«Bene, cuoco, spiega per chi ci ascolta a casa come hai proceduto».
«Dunque, abbiamo velocemente denudato il soggetto e l’abbiamo de-artizzato» in un riquadro più piccolo si vede Giuseppe che, con poderosi colpi d’ascia, provvede a staccare braccia e gambe dal corpo, mentre la nonnina Susanna tampona il sangue con il pane, «poi abbiamo riempito la bocca di mollica e croco, cioè zafferano, spingendo bene così si insaporisce meglio».
La Presentatrice pare preoccupata: «Ma non soffoca?».
«Non subito, un po’ di aria riesce a passare. Quindi abbiamo preso il tronco, ancora vivo, con la testa attaccata, l’abbiamo scuoiato» e qui scorre la scena in cui due mani scorticano mentre altre due tengono bloccato il corpo che tenta invano di divincolarsi «l’abbiamo cosparso a volontà di sale e rosmarino» si vede la carne viva contorcersi al contatto col sale «l’abbiamo avvolto nella cotica e… questo è il risultato: la donna al croco, insaccato prelibato!» indica il fagotto appeso.
La Presentatrice lo osserva con avidità.
Mimma è irriconoscibile, così infagottata: dal buco in alto si vedono le guance gonfie di ripieno, la bocca cucita e gli occhi socchiusi, che a tratti sembrano muoversi.
«Ma… si può assaggiare?».
«No, deve stagionare almeno due mesi in cantina, ma se vuoi abbiamo fatto una crema di sanguinaccio col sangue perso».
«Bene, allora mentre noi assaggiamo, mando la reclame e ricordate: comprate il mio libro “Io cuoco alla Prova del croco & tu?”! Ma soprattutto: cucinate, magnate, digerite e fottetevene del resto!».