di Alessandra Daniele
Il vero danno Drive In non l’ha fatto con le tette finte, ma con le risate finte. Con la pervasiva e costante simulazione del consenso unanime ai tormentoni più idioti. Quel consenso è poi diventato reale, s’è trasferito nelle urne, e ha consegnato il paese a una classe dirigente di buffoni, pataccari arroganti, bocconiani analfabeti, paninari rincoglioniti, vigilantes razzisti e cagasotto, cani ammaestrati, e troioni rifatti. Ha consegnato il paese a Teomondo Scrofalo.
Da allora il quadro della situazione è sempre lo stesso: un quadro di merda.
Concrezioni di merda pietrificata che ci imprigionano, e fanno del nostro paese un calcificato Giardino di Cesso, retto da cariatidi escrementizie impermeabili al viakal.
Come Berlusconi, il decrepito puttaniere che ricompra il sostegno delle sclerotiche gerarchie vaticane promettendo più soldi e più discriminazione. Non è meno decomposto dell’orrido Gheddafi, ma resiste, cristallizzato nella sua stessa merda come un insetto preistorico nell’ambra. La merda di cui ha ricoperto il paese come un vulcano diarroico, facendone una desolata Stercopoli fetida di liquami tossici, e percorsa dall’eco spettrale delle risate finte.
Ovviamente è Scrofalo il Teo al quale si riferiscono i Teo-con di Giuliano Ferrara, che poco tempo fa tuonavano (non solo dalla bocca) contro la promiscuità, altrimenti oggi non potrebbero esaltare le scrofalate di Arcore senza vomitare nel trogolo.
Teo Gratias, sospirano infatti i cardinali imbalsamati nelle loro nicchie dorate, grazie al Papi della patria i bimbi saranno difesi dalle idee sovversive dei cattivi maestri elementari, e condotti sulla retta via della prostituzione minorile.
La Lega intanto vigila sulle mense, per decidere su base etnica quale bambino possa mangiare, e quale essere mangiato.
Come un Dorian Gray al contrario, l’Italia s’è abbrutita e invecchiata a immagine del ritratto di Berluscrofalo, e n’è rimasta imprigionata.
Col ghigno stolido e il bicchiere in mano, pieno di lassativo.