di Valerio Evangelisti
[Questo raccontino dovrebbe essere apparso in un supplemento natalizio de L’Unità (non lo so, non l’ho mai ricevuto). Si trattava di riscrivere favole classiche in funzione dell’attualità.]
Hansel e Gretel erano due deputati del Sudtiroler Volkspartei: fratello e sorella, figli di un taglialegna di Bolzano. Un giorno, passeggiavano mano nella mano davanti a Montecitorio quando si imbatterono in un corvo. Non era un corvo vero e proprio. Era un deputato del PDL chiamato così.
«Dove state andando?» chiese il Corvo. «Non perdete tempo! A poca distanza c’è un nuovo palazzo, Palazzo Grazioli, fatto tutto di cioccolata e marzapane! Se non ci andate subito, rischiate che altri lo mangino per intero!»
Hansel restò interdetto. «Stiamo aspettando l’ora del voto di fiducia al governo.»
Il Corvo replicò: «Appunto, sbrigatevi! Ci sono già altri che stanno rosicchiando! Volete perdervi il banchetto?»
«Ma tu hai qualche interesse in questo affare?» chiese Gretel.
«No» rispose il Corvo. «Sono un robot, obbedisco agli ordini.»
In effetti Palazzo Grazioli era una meraviglia, fatto di cioccolata e caramelle. I piloni ai lati della porta erano di zucchero filato. Purtroppo, alcuni topi stavano già cibandosi di quel ben di Dio.
Hansel e Gretel, per lo schifo, erano sul punto di andarsene, quando uno stregone apparve sulla soglia. Sembrava vecchio, e con gli occhi piccoli piccoli. Si era però disegnato col pennarello, sul cranio calvo, dei falsi capelli, per apparire più giovane.
«Oh, miei amichetti!» disse, giulivo. «Non state in mezzo ai topacci! Entrate, in casa mia ci sono dolciumi ancor più prelibati!»
Hansel e Gretel, dopo qualche esitazione, accettarono l’invito. Poco dopo, Hansel era in una gabbietta, mentre Gretel veniva trascinata via dallo stregone.
«Suvvia, bambina, non fare resistenza» diceva il vecchio dal cranio impiastricciato. «Ti insegnerò il bunga-bunga, vedrai che bello. Ci sono già, ai bordi della piscina, i miei amici Gheddafi e Topolinski, della Repubblica Ceca. Topolinski è nudo e sta saltando.»
Hansel gridò: «Lasciala, vecchio porco! Cosa vuoi in cambio? Dimmelo e lo avrai!»
«Il tuo voto di fiducia, o almeno la tua astensione» rispose lo stregone. «Se me lo garantisci, regalerò a tua sorella una farfalla di alluminio che ho disegnato di persona.»
«Te lo garantisco! Credimi, lo giuro!»
Lo stregone lasciò Gretel, che corse verso la gabbia e liberò il fratellino.
Prima di lasciare la casa di marzapane, Hansel e Gretel incontrarono il Corvo, che sostava nell’atrio scagazzando da un trespolo. Si ricordarono di ciò che aveva detto davanti a Montecitorio.
«Davvero sei un robot, ed esegui ogni ordine ti venga dato?» domandarono quasi all’unisono.
«E’ così» rispose il Corvo, con tristezza.
Hansel e Gretel si guardarono. Il primo disse: «Troverai il tuo padrone davanti a un pentolone fumante. Beccalo in testa finché non ci cade dentro.»
Il Corvo smise di scagazzare e volò via. «Eseguo!» gracchiò.
Malgrado ciò, Hansel e Gretel si astennero, per non correre rischi ulteriori. Quando apparve il vincitore, si tennero stretti. Portava una bandana per nascondere i beccotti del corvo. Ma era lui, lo stregone. Un po’ ustionato ma vivo.