di Dario Falconi
Claudia Pozzana, La poesia pensante. Inchieste sulla poesia cinese contemporanea, ed. Quodlibet, Macerata, 2010, pp. 272, € 24,00.
La poesia pensante di Claudia Pozzana è un saggio-inchiesta sulla poesia cinese contemporanea. Questo assunto iniziale sembrerebbe circoscriverne l’interesse a un numero di lettori ridotto. Si tratta invece di un testo decisamente stimolante, per contenuti espressi e sottesi, che s’inserisce nel dibattito (ancora inesistente) intorno al contingente stato della Poesia e quindi del Pensiero, nel nostro Paese. Ed è proprio l’intimo rapporto tra poesia e pensiero che muove la scrupolosa indagine della Pozzana, volta a risolvere l’enigma di ciò che può celarsi addirittura al poeta stesso e a sondare quegli spazi che elevano estemporanei soggettivismi in preziosi valori assoluti.
In un contesto di riferimento che sembra accettare con dimessa rassegnazione la lenta agonia dell’elaborazione poetica come se si trattasse di un mero genere letterario che non sopravviva alla cattività dei tempi, Claudia Pozzana ci ricorda che la poesia non è solamente un gioco elegante di parole ben allineate ma una modalità espressiva universale che avvicina la natura del poeta a quella del filosofo. Questo saggio si presenta come strenuo difensore del pensiero e del pensare poetico contro l’ortodossia corrente, miope e reazionaria, che intenderebbe marginalizzarne il ruolo ad appendice innecessaria di autoreferenziali epoche ormai estinte.
Che cosa pensa la poesia? La poesia pensa se stessa nel suo farsi “verso”. Verso dove?
Fin dall’inizio è chiaro l’intento di una tale ambiziosa ricerca. Svelare non solamente l’essenza cognitiva della poesia, il suo apparente soggettivismo astratto, quello che si cela, le intenzioni segrete; ma individuarne la direzione ossia indagare all’interno di un potenziale che vuole deflagrare dalla coltre impenetrabile del linguaggio poetico e abbracciare menti desiderose di stupefazioni cerebrali. In questi anni di agonizzante omologazione intellettuale, l’ipertrofico individualismo del pensiero poetico può rappresentare una barriera salvifica contro questa tendenza alienante, ma la sopravvivenza dei poeti è inutile se non esistono i lettori di poesia, ossia coloro che sono in grado di decriptarne il senso (apparentemente) nascosto.
Ed è esattamente in questo senso di spazio e significato che si muove l’indagine scrupolosamente analitica intorno alla poesia cinese contemporanea; una riflessione profonda che intende addentrarsi nelle ragioni del poeta, del traduttore e del lettore e che arriva alla paradossale conclusione che, probabilmente, nessuna delle medesime ragioni è in grado di decodificarla, e che la straordinaria forza espressiva del linguaggio poetico trova la sua unica ragione sublimante nella propria controversa essenza d’irragionevole scienza.
La Poesia Pensante è un avvincente susseguirsi di considerazioni lungimiranti avvalorate dal racconto coinvolgente d’incontri realmente avvenuti tra l’autrice e alcuni dei più grandi poeti cinesi contemporanei (Yang Liang, Bei Dao, Zhai Yongming); i contributi sono molteplici e vari ma tutti essenziali al fine di creare un quadro di riferimento coerente all’interno del quale il lettore può orientarsi, farsi Oriente, ridestarsi di fronte a orizzonti che aveva ipotizzato definitivamente tramontati.