di Danilo Arona
Le cronache di Mister Tony terminano con il contributo che leggerete tra un istante. Qui lo voglio ringraziare per i molti, interessanti spunti di cui mi ha fatto dono e che si sono ben amalgamati con le coordinate di fondo della rubrica (sì, d’accordo, non sono poi così chiare queste tematiche, ma in fin dei conti questi sono anche tempi oscuri…). Il pezzo con cui ci lascia, per quanto in chiave di fiction, è composto di stralci di vita vera e vissuta. Secondo Tony potrebbe intitolarsi “I racconti della signora Luisa”….
Il battere insistente penetrava nel mio cervello e io continuavo a vedere una specie di pterodattilo che con le ali cornee sbatteva contro un muro. Il grande uccello preistorico tentava di rialzarsi in volo ma ripiombava a terra.
Quindi di colpo svolazza nella mia direzione e mi viene addosso. Al che mi sveglio di soprassalto.
C’è qualcuno che batte alla tapparella della camera da letto. Mia moglie dorme beata e io a tentoni trovo la luce, la accendo e guardo l’ora. Sono le due del mattino. “Ma chi diavolo è?”, penso (e ancora non mi rendo conto di quanto questa colorita imprecazione avrebbe avuto una stretta aderenza con la realtà di quella notte…).
“Chi cavolo sei a quest’ora?”, abbaio alla tapparella chiusa.
“Sono Franco, Tony. Aprimi, svelto! Ah quella donna!…”, risponde una voce alterata
A fatica mi dirigo alla porta d’ingresso. La apro ed emerge dal buio il mio amico e sodale Franco, bianco come un cencio, con gli occhi fuori dalle orbite.
“Che succede?”, gli chiedo mentre lo faccio entrare.
Lui si precipita dentro, e grida: “Ah, quella donna! Adesso siamo nei guai!”
Mia moglie spunta dalla camera da letto con l’espressione atterrita. Io la guardo, poi mi rivolgo a Franco: “Calma, di che parli? Siediti un attimo, spiegati.”
Lui si siede e poi mi punta addosso due occhi inquieti: “La signora Luisa, è lei…”
Io penso: “Oh no… Eccoci.”
Com’era cominciata la storia?
Un paio di mesi prima eravamo venuti in contatto con questa donna interessante, la “signora Luisa”, appunto, che viveva in una casetta isolata ai margini del paesino del Trevigiano in cui abitavo anch’io. A occhio abbastanza navigata, ma ancora con velleità giovanilistiche, trucco pesante e colore di capelli più adatto a una teenager che a una sessantenne come lei. Ma, a dispetto delle apparenze, molto colta, attenta e amabile interlocutrice. In poco tempo si era inserita nel nostro gruppo di amici, distinguendosi per arguzia e apertura mentale.
Tra le storie di vita che raccontava, ce n’erano alcune piuttosto improbabili, come la millantata collaborazione con Madre Teresa di Calcutta nel suo ospedale in India (Madre Teresa di cui peraltro la Luisa diceva peste e corna), e la relazione con un medico argentino che aveva trovato una cura contro il cancro estratta dal veleno di un serpente,
Un episodio in particolare aveva attirato la nostra curiosità: a suo dire, qualche tempo prima si erano presentati alla sua porta due individui, uno più attempato e l’altro più giovane, molto distinti, i quali si erano definiti membri di una non meglio definita “Fondazione Aleister Crowley”, e le avevano chiesto ospitalità per potere effettuare alcuni esperimenti esoterici nella sua dimora. Lei aveva acconsentito e i due avevano preso a soggiornare in casa sua, rimanendo ore e ore chiusi nella loro camera, impegnati in pratiche assai poco chiare. L’aspetto arcano della situazione era incrementato da tonfi sordi e odori sulfurei, provenienti dalla suddetta stanza. I giorni passavano e la signora Luisa, a suo dire, avvertiva un disagio sempre più crescente. Fino a quando un giorno, sentendo dei rumori ancora più allarmanti provenire dalla stanza chiusa, si era decisa ad aprire la porta per chiedere conto ai due personaggi di tale attività sospetta. Ma, entrando senza preavviso nella stanza, aveva sorpreso i due nel pieno di un energico e focoso rapporto omosessuale, non troppo esoterico a dir la verità.
Al che, indignata, aveva cacciato la coppia dalla casa, minacciando di chiamare la forza pubblica. I due individui si erano dileguati in tutta fretta, portandosi dietro alambicchi e oggetti di incerto uso, borbottando velate minacce.
La storia di per sé poteva essere di fantasia, ma aveva un riscontro: nel giornale locale di qualche tempo prima si era data notizia della comparsa in paese di due rappresentanti della “Fondazione Aleister Crowley”, seguita da una pletora di articoli su satanismo e affini.
Il racconto non finiva lì: la signora Luisa affermava che dal giorno della partenza dei due, lei avvertiva un disagio molto forte in casa, accompagnato da rumori inquietanti e fugaci apparizioni di figure indistinte.
Nei giorni seguenti l’atmosfera di tensione collegata a questi presunti fenomeni paranormali si era intensificata, fino a quando un giorno noi stessi trovammo Luisa stesa sul pavimento con alcune ecchimosi. Lei ci aveva raccontato di essere stata spinta da dietro, ma che al momento era sola in casa… Ovviamente io e Franco le avevamo detto di chiamarci subito in caso di problemi.
“Allora, Franco, calmati e dimmi, cosa è successo?”, chiedo di nuovo.
“La signora Luisa mi ha chiamato adesso, urlando che in questo momento è vittima di un attacco demoniaco. Che facciamo?”, mi dice lui concitato.
“Andiamo a casa tua e richiamiamola, vediamo che succede!”
Il fatto è che siamo negli anni Ottanta e io non possiedo il telefono a casa. Così ci trasferiamo da Franco, che abita poco distante, e sotto gli occhi atterriti delle nostre mogli mi appresto a telefonare alla signora Luisa.
“Pronto, Luisa, sono Tony. Che succede?”
Sento come delle scariche statiche alla cornetta, poi come il soffio di un forte vento. E improvvisamente la voce stridula: “Aiuto! Aiutatemi!”, quindi dei colpi come schiaffi e bastonate. Poi ancora: “Venite, vi prego, i demoni mi stanno attaccando… AIUTO!”
E una voce indistinta si sovrappone, pronunciando parole incomprensibili.
Click.
Ci guardiamo in faccia.
Che facciamo?
Andiamo.
Fuori piove a dirotto. E’ agosto, siamo in pieno temporale estivo, con tuoni e lampi. Sembra uno scenario concepito appositamente.
Prima di partire ho un’intuizione: “Portiamo con noi R.!”
Di R. ho già parlato. La sua storia sta in Mamy Water una “Luce Oscura” di qualche mese fa. E quella donna che ha visto morire il marito e quasi il figlio per una sospetta “malìa” da parte della suocera. E’ coriacea, coraggiosa, esperta.
La chiamo con il telefono di Franco. Lei non si fa pregare, si veste e va sotto casa ad aspettarci. Quando la passiamo a prendere, è lì sotto la pioggia con un ghigno di sfida dipinto sul volto. Di sicuro ha qualche conto in sospeso con certe entità.
Faticosamente, sulla Citroen Ami 8 di Franco, procediamo nella tempesta e finalmente arriviamo alla casa di Luisa che, tra le saette del temporale, sembra la casa di Psyco. Fermiamo la macchina e scendiamo guardinghi. In quel momento un lampo illumina la casa a giorno e vediamo la signora in sottoveste, le occhiaie nere di rimmel disciolto, in piedi nel giardino, con le braccia aperte a croce.
“Porcogiuda”, penso, “comincio ad avere sul serio paura…”
Ci inerpichiamo su per la collina dove si trova la casa, sotto la pioggia battente. Arriviamo nel cortile e troviamo la signora Luisa raggomitolata per terra che sta tremando come una foglia.
“Siamo qua! Ci dica, cosa succede?”, grido, tentando di sovrastare il rumore della tempesta.
Lei ci guarda con occhi opachi e con voce lugubre che fa accapponare la pelle dice: “Andate a vedere. Salite in casa e guardate..”
Io e Franco ci scambiano una rapida occhiata. Quindi, con un gesto rassegnato, dopo aver affidato la Luisa alle cure di R.. ci avviamo verso la scala esterna che conduce alla casa, illuminata a giorno.
Il mio impavido compagno mi si mette dietro, e mi spinge su con una mano, facendosi scudo con il mio corpo e invocando protezione ad alta voce. Io, mentre salgo, spinto mio malgrado, penso: “Adesso capisco quando si dice ‘farsela addosso dalla paura’… non è soltanto un’espressione figurativa…”
Saliamo le scale. Ci avviciniamo alla porta spalancata.
Entro per primo, pronto ad assistere a fenomeni terrificanti.
Chiudo gli occhi, con il cuore che mi scoppia .
Poi li riapro.
Mi guardo intorno, un po’ confuso.
La testa di Franco spunta dalla porta. Si guarda intorno anche lui.
Non c’è nulla di anormale. E’ tutto a posto.
O meglio, qualcosa c’è.
In cucina tre bottiglie di vino. Vuote.
In un angolo un’altra bottiglia. Di Johnny Walker.
In quell’istante R. entra sorreggendo la signora Luisa.
Che emana alcool da tutti i pori.
L’adrenalina defluisce. E’ chiaro che abbiamo avuto a che fare con gli incubi di un’ubriacona.
Con l’aiuto di R. la mettiamo a letto. Lei borbotta ancora qualche parola indistinta, e poi si mette a ronfare.
Ci guardiamo e cominciamo a sghignazzare, scaricando la tensione.
Dopo pochi giorni da quella notte, la signora Luisa scompare. Non regge alla vergogna. Si trasferisce armi e bagagli in una località ignota, senza lasciare recapito.
La casa è ancora lì.
Noi ne ridiamo ancora adesso, dopo un quarto di secolo. E quando ci ritroviamo ce la raccontiamo con gusto per l’ennesima volta
Però c’è un piccolo dettaglio.
Come ha fatto quella donna ha fatto a riprodurre gli effetti speciali che ho sentito al telefono?
Minimalismo demoniaco? Il contrasto fra quel che sembra e quel che (non) è? La constatazione, ovvia, che la realtà tutto sommato non è così eccezionale come la vorremmo? Di considerazioni ne vengono in mente tante a questo racconto (un po’ omofobico, malgrado l’incontestabile neutralità di chi ce lo riporta, ovvero l’amico Tony). Mi pare però che la signora Luisa non sia difendibile, né per quel che dice a proposito dei due misteriosi ospiti né per tutto il resto ipoteticamente accaduto in quella notte. Non che Tony non abbia udito le parole di aiuto lanciate via telefono. Senza dubbio le ha sentite per come le ha raccontate, e senza dubbio ha udito il vaneggiare di una persona ubriaca. Per quelli che lui definisce “effetti speciali” però non posso far altro che sospendere il giudizio, tentando di fornirgli una risposta molto indiretta. Come?
Dal momento che è stato menzionato nel racconto della signora Luisa, si può vagamente ipotizzare come Aleister Crowley, citato spesso come “il padre del satanismo moderno”, possa entrarci in una storia del genere.
Tutti i biografi di Crowley concordano che, al di là delle interpretazioni e delle polemiche sul personaggio (chiamato ora “La Grande Bestia 666”, ora “l’uomo più cattivo del mondo”), non credesse affatto alla reale esistenza di Satana e che gli “spiriti” con cui entrava in contatto altro non erano per lui che particolari stati di coscienza o forme del Sé facenti parte dell’inconscio collettivo.
In genere, lo scopo di certe pratiche “alla Crowley” è quello di destrutturare gli schemi di comportamento abituali, cioè le strategie, i modelli di comportamento che l’Io cosciente di solito adotta nelle varie situazioni della vita e che possono risultare sbagliate e limitanti. Certe pratiche ipnotiche aggirano l’ostacolo delle limitazioni coscienti che si sono apprese a partire dall’infanzia per “lasciare che sia il potenziale inconscio a risolvere il problema” (Milton H. Erickson, Ernest L.Rossi, Sheila I. Rossi, Tecniche di suggestione ipnotica, Astrolabio, Roma 1979). Le tecniche per produrre il depotenziamento dei sistemi di riferimento abituali possono essere infinite, però è basilare che l’attenzione non sia disturbata da stimoli esterni irrilevanti e che sia al contempo ben concentrata interiormente. “Nella trance ha luogo una riduzione dei centri di attenzione del paziente a poche realtà interiori. Quando è fissata e concentrata su tale sfera ristretta, la coscienza è in una condizione di equilibrio instabile e può essere depotenziata”. Dunque in genere, ogni stato profondamente introspettivo è uno stato di trance, anche leggero. Per questo tutte le tecniche che richiedono una profonda esplorazione delle realtà interiori, sono tecniche che consentono una induzione ipnotica.
Lo stesso risultato può essere indotto con shock, confusione, sovraccarico cognitivo, con l’uso di paradossi, allusioni, allegorie, metafore, giochi di parole simili a indovinelli Zen, impossibili all’approfondimento cosciente. La stessa concentrazione che viene posta in essere nell’ascolto di un oratore fortemente carismatico — quello che in esoterismo chiamasi Magus -, può essere sufficiente a produrre un leggero stato di trance. Non sto a sottolineare come l’uso di sostanze stordenti come l’alcol, in una certa quantità, possa indurre a uno stato di simil-trance in cui possano emergere induzioni, immagini e suggestioni, fissate nella “vittima designata” in momenti precedenti.
Spesso i guru carismatici si avvalgono, durante i loro interventi, di shock emotivi (l’abile uso delle emozioni portate scientemente al massimo, come la paura, la vergogna, la tensione nervosa, l’esaltazione), unitamente a un gergo evocativo e poco comprensibile che determina la sopraffazione linguistica di chi ascolta. Tra l’altro l’oscurità del discorso sembra garantirne il mistero e dunque anche la superiorità.
Lo scopo di certe pratiche — e quando, con Gian Maria Panizza scrissi negli anni Novanta Satana ti vuole, trovammo tracce di pratiche “alla Crowley” proprio in Veneto e proprio nel Trevigiano… – è dunque quello risvegliare il 90% di potenzialità umane rimaste dormienti nella persona “normale”. Per giungere a questo occorre destrutturare la personalità, liberarla dai suoi schemi di comportamento abituali e limitativi, riattivare ed esplorare la parte inconscia dell’essere umano.
Il contatto con queste parti inconsce del Sé — i lati oscuri, dove l’Ombra junghiana si rappresenta anche sotto forma di deposito della memoria dove giacciono esperienze dolorose risalenti a vite passate che continuano a determinare la vita psichica del soggetto in questione, oppure sotto forma di spiriti malvagi e demoni persecutori – può quindi essere reso possibile da una trance “rievocativa” di stimoli depositati in precedenza da manipolatori piuttosto capaci. In altre parole e per sintetizzare il discorso, si può avanzare l’ipotesi che la signora Luisa, già da tempo perseguitata da figure demoniache (forse “depositate” nei suoi strati profondi dai due “operatori” ospitati in casa sua), con l’illusione di poter annegare le proprie paure nel vino e nel super-alcolico, abbia in realtà ottenuto l’effetto contrario, scatenando su se stessa e nell’ambiente circostante delle forze latenti che altrimenti non avrebbero visto la luce. L’efficacia oggettiva di tali pratiche a volte rasenta il risultato sonoro e spettacolare di un poltergeist assai potente e, forse, lo sottolineo, si potrebbero spiegare così gli “effetti speciali” captati da Tony durante la telefonata.