di Valerio Evangelisti
[Nel 2008 una piccola casa editrice coraggiosa, Il Foglio Letterario, pubblicava il romanzo di una giovane scrittrice riminese, residente a Roma: Lorenza Ghinelli. Successivamente, il libro fu acquistato dalla Newton Compton e presentato alla Fiera del Libro di Francoforte del 2010. Nessuno avrebbe immaginato ciò che sarebbe accaduto: il romanzo acquistato in una quantità di paesi di vari continenti, bramato, conteso all’asta. Il perché io lo so bene. Riporto integralmente la mia prefazione all’edizione originale.] (V.E.)
Potrebbe essere un piccolo dramma, per chi è del mestiere. Appaiono giovani autori, alle loro prime prove letterarie, e sfoggiano uno stile di rara sapienza. Non che lo stile sia tutto, ci mancherebbe. Servono anche, e soprattutto, le idee. Ma quando una giovane esordiente combina le due cose, si resta obiettivamente turbati.
Lorenza Ghinelli è l’ulteriore esempio di un miracolo ricorrente. Lingua perfetta, lontanissima dai luoghi comuni dei generi noir e horror, cui pure si apparenta. Efficacia stilistica totale, con frasi talora elaborate che nulla tolgono alla scorrevolezza del testo e al fluire della trama. Un crescere della suspense ottenuta evitando mezzucci ed espedienti di seconda mano.
Sulle prime non si capisce nemmeno che ci troviamo dalle parti dell’horror o, per chi collega il genere a fiumi di sangue, dalle parti del thriller. La storia inizia con giochi più o meno innocenti di ragazzini, e così finirà. Arbitro e conduttore di schermaglie è un personaggio che ha sembianze di vecchio. Forse non lo è. Detto l’Uomo dei Sogni, perché la sua dimensione è onirica, tanto da renderlo capace di vivere entro un dipinto.
Sulla trama non posso anticipare di più. La si scopre poco per volta, in un annodarsi di sorprese. Colpisce la credibilità dei personaggi. Mica facile fare emergere la psicologia di un ragazzino, anche se esserlo stati è ovviamente esperienza comune. Sono cose che si scordano, e un numero incalcolabile di autori naufraga su questo scoglio. Lorenza Ghinelli no, tutti i suoi protagonisti minorenni pensano e agiscono con smagliante naturalezza.
Anche i dialoghi scorrono sciolti, convincenti, alternati a notazioni sempre felici che denotano cultura. Ecco, è appunto una scrittura colta, quella dell’autrice. Di norma, un romanzo horror / thriller scorre con linguaggio piano, in attesa dell’effetto (o dell’effettaccio) speciale, su cui tutto il resto è costruito. Tante volte, la pagina senza eventi rischia la banalità. Tutto diverso il caso di questo libro. Lorenza Ghinelli riesce a fare apparire lineare ciò che è complesso, a farci “scivolare” su frasi in cui ogni parola è in realtà studiata. Come nei film di Hitchcock, ci si trova immersi in girandole di virtuosismo senza che nemmeno ce ne accorgiamo, e senza che ciò leda il dipanarsi della storia e la felicità della lettura.
Quando l’autrice mi ha chiesto di scrivere una prefazione a Il Divoratore, avevo appena respinto numerose richieste simili. Venivo dalla conclusione di un romanzo, ero stanchissimo, non avevo voglia di scrivere nulla. Accendevo il computer solo per giocherellarci e visitare siti Internet buffi e improbabili. L’autrice, nel suo messaggio, mi chiedeva di iniziare a leggere da pagina 27, in cui, a suo parere, la storia “decollava”. Mi avvertiva anche che “di sangue ce n’è poco”.
La seconda avvertenza era ai miei occhi una virtù. Malgrado ciò, restava la svogliatezza. Trascurai i consigli e cominciai a leggere da pagina 1. Non mi fermai più, ammirato e anche orripilato. Dalla storia? No, dal fatto che fosse emersa una scrittrice nel senso pieno del termine, dotata di bravura, tecnica e vocazione. Una nuova concorrente in un mercato già ristretto.
Un suggerimento ai lettori. Percorrete questo romanzo con lentezza, assaporatene ogni paragrafo. Magari, se avete velleità di scrittura, appuntatevi qualche frase. E’ un testo che ha, dietro l’apparente semplicità, un accurato lavoro di cesello. Merita grande attenzione.
Per dirla con una battuta, non divorate Il Divoratore. Centellinatelo, semmai. Scoprirete sapori forti e aromi nascosti.