di Alessandra Daniele
Gli scrittori firmatari dell’appello per Cesare Battisti hanno sbagliato.
Hanno sbagliato a fare gli scrittori. Avrebbero dovuto intraprendere un’attività utile al paese, con autentiche possibilità di carriera, che potesse portarli ai vertici dello Stato. Avrebbero dovuto fare i papponi. Gli spacciatori, gli speculatori, gli estorsori, i camorristi. Darsi al crimine organizzato.
Il Noir non va scritto. Va vissuto.
Valerio Evangelisti dovrebbe incendiare i negozi di chi non paga il pizzo. Massimo Carlotto dovrebbe sversare rifiuti tossici nel Po. Lello Voce dovrebbe importare mitra dai Balcani. Girolamo De Michele dovrebbe cucinare metanfetamine, e spacciarle ai suoi studenti. Gianni Biondillo dovrebbe costruire palazzine abusive con la sabbia al posto del cemento. Tiziano Scarpa dovrebbe buttare dalle impalcature gli immigrati che chiedono i contributi, e Giuseppe Genna dovrebbe scioglierli nell’acido. I Wu Ming dovrebbero formare una Triade cinese e trafficare eroina. Loredana Lipperini dovrebbe caricare le bambine sui container, e scaricarle nei bordelli di Arcore.
Dovrebbero smetterla di scrivere stronzate, e unirsi alla parte produttiva del paese. I libri non servono a un cazzo, bisogna bandirli tutti, da ogni luogo, a cominciare dalle scuole. L’iniziativa veneta deve diventare nazionale, il governo di Roma deve attivarsi facendo seguire al Bando del Brenta un Bando della Magliana. La scuola e l’università hanno il dovere di insegnare ai giovani ciò che davvero gli servirà per inserirsi nel mondo del lavoro.
Devono insegnargli a prenderlo in culo.
Quello che ha sbagliato di più però è Cesare Battisti. Avrebbe dovuto restare in galera. Poi pentirsi, dissociarsi, scusarsi, riciclarsi. Uscire, e rimettersi a delinquere, però stavolta dalla parte giusta. Così adesso non sarebbe in una galera brasiliana, ma in una giunta comunale romana. Maledetto fallito, bisogna rinchiuderlo per sempre, murarlo sotto una colata di cemento come il nucleo di Chernobyl. Ci rovina la reputazione all’estero.