Una lettera dai compagni di Bartleby, e alcune questioni lessicali sul caso Battisti
Agli scrittori condannati al rogo del XXI secolo
Per noi è un piacere scrivervi, molti di voi sono passati nel nostro spazio, hanno contribuito a costruirlo e difenderlo in questi anni. Siete venuti in università a discutere con noi e presentare i vostri libri, molte delle vostre opere sono diventate gli strumenti di lotta di questo autunno. Per noi non siete maestri, siete amici e complici, compagni di lotta e di viaggio.
Vi scriviamo dopo aver letto del diktat che Raffaele Speranzon, assessore alla Cultura (!) con delega alle biblioteche (!!!) della provincia di Venezia, ha invocato contro di voi. Ovvero l’eliminazione dei vostri libri e la conseguente punizione per chi non è disposto a farlo.
Inoltre nelle ultime ore, l’assessore all’istruzione della regione, Elena Donazzan, ha fedelmente seguito la linea del suo collega dando pubblicamente il suo “indirizzo politico” (da quando in qua le scuole devono avere un indirizzo politico?) agli istituti scolastici che a breve arriverà in forma scritta ai presidi degli istituti veneti. L’obiettivo sarebbe quello di impedire la divulgazione dei testi degli autori firmatari nel 2004 della petizione pro-Battisti. Non vogliamo entrare nel merito né sulla questione Battisti in sé, né su come la sua vicenda sta divenendo sempre più strumentalizzata a scopi “politici” già dai primi giorni di questo 2011. La questione qui non è sulle scelte politiche di Battisti, ma è ben diversa. Qui si parla di censura verso tantissimi scrittori che sono parte integrante della letteratura contemporanea internazionale (solo per citare qualche nome: Agamben, Balestrini, Pennac!), è questione di spregio verso la libertà di insegnamento e verso il diritto di usufruire del servizio bibliotecario alla cittadinanza che inoltre lo sostiene economicamente. E si può andare ancora oltre.
Il diktat Speranzon-Donazzan non si limita solo un gruppo di scrittori e i loro libri, ma tocca tutti quanti. Tocca le librerie (che secondo il demenziale piano di Speranzon dovrebbero praticamente svuotare gli scaffali), tocca le biblioteche e i bibliotecari (a quando gli slogan “chiudiamo le biblioteche, tanto contengono solo libri inutili?”…ah, già, a Bologna questo succede già), tocca gli studenti universitari che vedrebbero eliminati gli insegnamenti di Letteratura Contemporanea e un conseguente buco nella loro formazione(ci manca solo questo visto che gli studi in Italia sono già all’avanguardia), tocca tutti quegli insegnanti che subiscono un’imposizione sui programmi decisa da chi si riempie la bocca parlando dei valori di una volta e non sa che anche Dante era un sovversivo. Ma a quanto pare di Bonifaci Ottavi ce ne sono ancora parecchi in giro.
I minacciati arresti preventivi del signor Gasparri, il ricatto del signor Marchionne, il taglio al futuro degli studenti della signora ministra e infine, il rogo ai libri di Speranzon, vanno nella stessa direzione, quella di un attacco alla democrazia. Forse non è troppo parlare di rigurgito di fascismo. La cosa triste è che tutto questo ora si può fare. Chi rappresenta le istituzioni in questo paese può permettersi con arroganza di fare dichiarazioni palesemente fasciste e vagamente eversive, tanto l’Italia sembra rimanere impassibile. Ma allora parlare di democrazia in Italia è davvero come parlare del sesso degli angeli? Non tutti sono disposti a sopportare tutto questo. La risposta della rete in queste ore ne è la dimostrazione. Altre risposte ci saranno, ne siamo sicuri.
Da parte nostra, risponderemo unendo le lotte che in questo periodo si stanno muovendo. In questi giorni stiamo mettendo in pratica la generalizzazione di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi. La settimana prossima vivremo una data importante a fianco dei lavoratori della FIOM, di certo non mancheranno in quella data le parole di chi oggi è condannato al rogo.
Concludiamo con un augurio.
Dante descriveva l’inferno secondo la regola del contrappasso, per questo auguriamo al caro Speranzon e al caro Donazzan di farsi un giretto sul Mediterraneo usando uno dei vostri libri come scialuppa e un segnalibro come remo. Ad accoglierlo, come nave di vedetta, una balena. Bianca.
Qualche questioncella lessicale (e latamente manzoniana) sul caso Battisti/libri al rogo
di Lello Voce (dal blog Absolute Poetry)
Dell’oscuro potere delle parole sui destini umani, della spesso insospettata forza in esse insita fece le spese, com’è noto, il povero Renzo Tramaglino, ingenuo setaiolo di campagna, travolto a Milano dalla jacquérie e dalla peste…
Nel Trentraquattresimo capitolo dei Promessi sposi, mentre bussa inutilmente all’uscio di Don Ferrante, alla ricerca di Lucia, il suo gesto viene equivocato, le donne iniziano ad urlare “dagli all’untore, dagli all’untore!’. Renzo fugge ed è costretto a fuggire da ‘untore’, saltando sul carro dei monatti, che lo accolgono, sì, ma convinti anch’essi che sia, per l’appunto, un untore…
Paradosso del tutto: è solo grazie all’equivoco che si salva, il buon Renzo. Nella medesima parola sta dunque la sua condanna e la sua salvezza.
Un incubo: una notte in cui tutte le vacche sono nere….
Anche in questa faccenda, triste, desolante, dei tentativi di censura dei libri di tanti autori italiani colpevoli solo di aver firmato un appello per Cesare Battisti, nel 2004, l’oscuro potere delle parole si esplica con chiarezza.
Così le cose diventano diverse da quelle che sono, un setaiolo ingenuo e ignorante, alla ricerca della sua perduta promessa sposa, diventa l’agente virale e cosciente di un’enorme pestilenza, anche se non lo è affatto…
Un gruppo di scrittori che chiede chiarezza e che si apra finalmente un dibattito serio, sereno, senza infingimenti, né buchi di memoria su quegli anni, si tramuta in un gruppo di pericolosi eversori, gente senza cuore, che ha il coraggio di insultare la memoria delle vittime..
Quali sono, nel nostro triste caso, queste parole?
Terrorista, innanzi tutto: basta che in una qualsiasi cronaca giornalistica la parola faccia capolino, perché essa inizi ad agire con il suo veleno, si può dire quel che si vuole, ma se Battisti è stato ed è un terrorista ha, comunque in ogni caso, su qualsiasi faccenda, torto. Sempre.
A questo sostantivo, si fanno seguire, di solito, una serie di apposizioni, per lo più dedicate a descrivere ed individuare noi che quel manifesto firmammo: si va da ‘difensori’ (ancora accettabile), a ‘fiancheggiatori’, o addirittura ‘complici’, in un tripudio di alternative paradigmatiche, che trova la sua acmé nella titolazione dell’elenco immediatamente pubblicato da Libero “Ecco chi sono gli amici di Battisti”.
Il prossimo passo sarà, probabilmente: i compagni di merende…
Naturalmente nessuno dei firmatari di quell’appello è stato, o è un terrorista, nessuno di quei firmatari, molti dei quali, come me, hanno gli anni necessari, in quel periodo ebbe complicità alcuna al proposito, né credo la abbia oggi: non ci sono membri delle BR, di Prima Linea, o dei PAC tra noi. Ma questo conta poco. Come conta poco che, quando comoda, da terrorista il Battisti si tramuti, come per magia, in ‘criminale comune’. A Napoli lo chiamiamo il ‘gioco delle 3 carte’. Un gioco a cui si perde sempre…
Il malefico magnetismo di quella parolina è eccezionalmente efficace, taglia le gambe a ogni discussione, annichila ogni capacità di giudizio autonomo.
Si ha torto e basta: non c’è una buona ragione per difendere un terrorista.
Nessuna.
E’ come per Caino.
Lo facevano spesso anche i nazisti, questo giochino con le parole, lo fecero a Bassano quando appesero ai cadaveri dei 31 partigiani impiccati agli alberi del viale principale il cartello ‘BANDITEN’.
Ora, sia chiaro, non c’è in me nessuna intenzione di paragonare la pochezza di ciò che accade a noi, a quanto accadde a quei combattenti per la libertà. Non è questo il caso, né è questa la statura, non la mia almeno.
Ma la forza delle parole, la loro ostinazione a piegare la realtà a una narrazione ‘divergente’ fa davvero impressione. Il lavoro, si sa, rende liberi… E via così…
Le parole sono quelle che ci narrano la realtà, che la fanno ‘praticamente’ reale, che ci fanno scegliere, giudicare. Ma le parole a volte sono maschere. Altre sono truffe.
E’ così che, su molti quotidiani, con uno scivolamento, impercepibile, ma netto, chi dà conto di ciò che sta accadendo qui, nel Triangolo del Nord Est, pur dovendo (e volendo, magari) dar conto di un episodio vergognoso, in cui una serie di politici illiberali ed arroganti pretendono di imporre liste di proscrizione alla cultura, alla scuola e all’arte, poi inevitabilmente finisce per discutere d’altro: del Terrorista… Anche a Sinistra, dove sospetto agisca un immotivato ed evidente senso di colpa, ed un motivatissimo calcolo di supposto interesse ‘politico’…: come si fa a convergere al centro, se si difende troppo esplicitamente, sia pur in nome di una delle libertà ‘naturali’, il diritto di parola, gente che pretende che anche per un terrorista valgano quei diritti di equità e giustizia che valgono per qualsiasi altro imputato?
Un terrorista non è qualcuno che ha commesso un reato: è il Male. Ontologicamente.
Di conseguenza noi siamo: BANDITEN….
C’è poi un’altra espressione chiave: ‘cattivi maestri’.
Anch’essa ha una sua storia che tutti conoscerete, ma che qui in Veneto risuona in modo particolarmente intenso a causa di una triste mattina di un 7 di aprile. Il suo campo d’intensione semantico è tanto ampio da non indicare solo una ‘cosa’, una ‘situazione’, ma tutto un discorso. Un discorso che suona più o meno così: è vero la cultura è indispensabile, sacra, ma badate che ci sono casi in cui essa è letale, casi in cui è lecito perseguitarla, censurarla, annientarla.
In quest’ossimoro perfido, LorSignori, i Ferdydurke-boss di quest’Italia cocainomane, arrapata sino allo stremo, debosciata, menzognera, vigliacca, pedofila e furbissima, mettono tutto il loro veleno.
Aspettavo da qualche giorno che tirasse fuori il suo capino biforcuto da serpente, il maledetto ossimoro: ed eccolo che fa capolino nelle dichiarazioni odierne dell’Assessore Donazzan.
Ecco cosa siamo: cattivi maestri e cattive maestre… gente che tradisce il suo compito, che invece di suggerire valori sani, condivisibili, induce in errore l’animo dei giovani e degli ingenui. Dei vigliacchi… Poco meglio dei pedofili. Ma poco… I cattivi maestri siamo noi, amici miei, colpevoli di voler difendere Caino, colpevoli di voler esprimere, in ogni caso, la nostra libera ed autonoma convinzione che avesse qualche ragione, il Miglior Nostro, quando, per giustificare il povero Renzo che si era ficcato in quell’affare intricato e inefficace del matrimonio a sorpresa, ci ricordava che chi commette il male non è responsabile solo del male che compie, ma anche del turbamento in cui induce l’anima dell’offeso’, come ho già avuto modo di notare altrove.
Così dello scandalo vero non si parla, non si discute di quanto e se un politico abbia il diritto di limitare la libertà dei cittadini, sottraendo loro dei libri, delle fette di sapere e di arte, in base al fatto che a scrivere questi libri, questi, romanzi, queste poesie e queste musiche sia un ‘cattivo maestro’, un ‘amico di un terrorista’…
Tanto basta a farci sparire, a parer loro, almeno.
Achtung Juden! Achtung banditen! Ciò di cui hanno bisogno è paura. Si nutrono di PAURA…
La faccenda agisce a vari livelli, basti pensare alla querelle, che tanto imbarazzò certa Sinistra, a proposito dei ‘mercenari’ italiani in Irak, che mercenari erano, ma furono fatti passare per ben altro (diciamo: contractors), o al povero Baldoni, giornalista sì, ma freelance, insomma dilettante (anche se non lo era affatto, dilettante), uno che se l’era andata a cercare, in buona sostanza… Taccio, per pudore dell’espressione Black Blok, il suo danno è troppo recente ed evidente per sottolinearlo ancora.
Per la stessa ragione la parola Magistrato è un passepartout… Tutti Magistrati sono buoni, in quanto Magistrati.
Mi sbaglio se dico che c’è da rabbrividire?
Forse la ragione vera per la quale non si vuole aprire una discussione pacata ed approfondita su quegli anni è proprio questa: perché si vogliono usare i fantasmi-parola di quegli anni bui come parole-babau per il presente, come arma impropria per stroncare qualsiasi richiesta di libertà e di diritti, qualsiasi ipotesi di cambiamento che costringa LorSignori e i loro complici di casta (ché ormai all’odio di classe si sta sostituendo l’odio di casta, e non mi pare buona nuova…) a togliere il disturbo e a restituirci i nostri sogni, il nostro futuro e la nostra libertà.
E forse anche noi abbiamo fatto qualche errore lessematico.
Forse non era il caso di parlare di ‘libri al rogo’, troppo ottimismo, amici miei: peraltro nessuno li brucerà e dunque nessun naso sentirà odore di carta bruciata.
Si penserà che è stata la solita bolla di sapone.
E invece no… Loro lo faranno davvero, o almeno ci proveranno.
Li faranno sparire: che è lo stesso, e molto peggio.