di Massimo Carlotto
[Riceviamo dal collega Massimo Carlotto (foto a destra) e volentieri pubblichiamo.]
La presa di distanza del presidente della provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, dall’iniziativa di Raffaele Speranzon non deve ingannare nessuno. È arrivata solo quando la posizione del suo assessore era diventata indifendibile e troppo costosa dal punto di vista politico. E sarebbe un errore ritenere che la faccenda sia finita qui. Marino Zorzato, assessore regionale (PdL) alla cultura è stato molto chiaro in questo senso:
«…Come partito liberale ci è difficile immaginare una censura. Si potrebbe invece individuare un meccanismo per informare, rendere evidente all’utente chi sia l’autore e quale posizione ha assunto sul caso Battisti.» (Il Gazzettino, 17 gennaio 2011, pag. 7)
È chiaro quindi che la lista di proscrizione di fatto non verrà ritirata e i libri degli scrittori, additati come complici di Battisti per aver firmato un appello in sua difesa nel 2004, spariranno silenziosamente dagli scaffali di molte biblioteche. Come, comunque, sta già accadendo anche per altri autori.
Se Zaccariotto si defila in ritardo, a Speranzon e a Paride Costa resta il compito di tenere viva la polemica. Approfittando di una provvidenziale lettera minatoria giunta al figlio di una vittima, l’assessore ha dichiarato:
«Alla luce di questa situazione gli appelli alla liberazione di Battisti risultano ancora più odiosi. Speravo che proponendo un boicottaggio dei libri di chi appoggia questo criminale, alcuni di questi scrittori provassero un senso di vergogna nei confronti dei familiari delle vittime del terrorismo e togliessero le firme da quell’orribile appello.»
L’accostamento mediatico delle minacce al figlio di Lino Sabbadin alle polemiche sull’appello firmato dagli scrittori è l’ennesima porcata di questa vicenda. Serve a suggerire un clima di contiguità al terrorismo che non è mai esistito, come è pura follia ipotizzare l’esistenza di un gruppo armato che potrebbe agire in nome di Battisti (Il Gazzettino, 18 gennaio 2011, pag.9).
Chiunque sia l’autore è solo un povero (e utile) idiota. Speculare sulla vicenda è puramente strumentale.
Paride Costa, invece, come si legge su La Nuova Venezia, ha rilanciato l’iniziativa del boicottaggio degli scrittori agli assessori regionali Zorzato e Donazzan (nota per aver proposto l’insegnamento obbligatorio della Bibbia). L’esponente del PdL chiede che l’iniziativa del sindacato di polizia Coisp sia allargata a tutto il Veneto, attraverso gli assessori provinciali e comunali:
«Si deve mantenere alto il livello di guardia finché non si esprimerà il Supremo tribunale federale brasiliano sulla richiesta di estradizione in Italia.»
Ad ascoltare e leggere le dichiarazioni bellicose del governo nazionale e locale sul Brasile e sul suo presidente per aver negato l’estradizione di Battisti, si ha l’impressione che i rapporti tra i due paesi siano ai ferri corti e che l’Italia non abbia la minima intenzione di accettare il rifiuto dell’estradizione. Dal ministro La Russa all’ex Doge Galan sono state minacciate conseguenze durissime sul piano politico – economico – commerciale – turistico.
Balle. Non solo non sta accadendo nulla di tutto questo ma il Veneto, mentre si sviluppava il caso Battisti, è diventata la regione italiana con il maggior numero di interessi economici in Brasile. Aziende, banche, intrecci azionari, impulso e sviluppo turistico… sotto la ferrea guida politica della Regione Veneto.
Il 2 novembre 2010, mentre si attendeva la risposta di Lula sulla domanda di estradizione, l’assessore al commercio estero Marino Finozzi (Lega) riferiva nella delibera della Giunta Regionale n. 2610:
«… è da rilevare, quale fattore importante di sviluppo delle relazioni economiche — e turistiche nella fattispecie — il forte legame del Brasile con l’Italia, e con il Veneto in particolar modo, in virtù della presenza di cittadini di origine veneta… che assommano complessivamente a circa sette milioni, e che sono in grado di costituire da soli una domanda turistica potenziale verso la nostra regione […] Occorre presentare l’identità culturale più profonda del Veneto, il sistema di valori sociali, lo stile di vita e le radici storiche, partendo dagli elementi di vicinanza con il popolo brasiliano.»
Tutto questo per giustificare la spesa di 185.000 euro per la partecipazione al 22° Festival del Turismo di Gramado, che si è tenuto dal 18 al 21 novembre 2010, dove del caso Battisti non si è parlato. Nemmeno una parola.
Gramado, Brasile, novembre 2010 (penultimo mese della presidenza Lula). L’assessore al turismo della regione Veneto Marino Finozzi (a destra) si impegna allo spasimo per l’estradizione di Battisti. La partecipazione del Veneto al Festival del Turismo è costata € 185.000. |
A differenza di quanto si vuol far credere la comunità italo-brasiliana, divisa tra favorevoli e contrari all’estradizione, nel suo complesso non ha gradito i toni usati dai politici italiani e questo, si sa, nuoce agli affari. Insomma il mondo politico — imprenditoriale — finanziario veneto si guarda bene dall’agitare il caso Battisti in Brasile e i partiti locali si limitano a quelle piccole azioni che fanno giusto notizia in Italia ma lì passano inosservate. Una delle prove più evidenti è che lo stesso Speranzon ha accuratamente evitato di aggiungere alla lista degli scrittori italiani quella degli autori brasiliani che hanno firmato l’appello per Battisti. Si sarebbe scatenato un putiferio a livello internazionale e l’immagine dell’Italia è già sufficientemente ridicolizzata.
Quello che deve essere chiaro è che il messaggio della Regione Veneto è che non c’è nessun problema tra Italia e Brasile e che quello che interessa è il
«trend economico di crescita dell’economia brasiliana particolarmente elevato, che lo colloca in questo periodo storico tra le economie emergenti, in grado di alimentare, sia sul mercato interno, che sul mercato estero, una forte domanda di beni di consumo e di servizi.»
PdL e Lega ingannano l’opinione pubblica e il loro stesso elettorato. Fingono sdegno e riprovazione ma solo a livello nazionale, scegliendo di attaccare gli obiettivi più facili. All’interno di questa logica è nata in Veneto l’iniziativa contro gli scrittori, pensando che nessuno “osasse” prendere posizione a loro favore. Così non è stato.
Ormai è evidente che la strumentalizzazione mediatica del caso Battisti è gigantesca e offre ottime opportunità di esposizione ai politici che faticano a farsi notare, ed è in grado di alleggerire quella del Premier e dei suoi amici perennemente alle prese con scandali sempre più difficili da gestire. E, infine, è utile a criminalizzare e delegittimare il dissenso…
Opporre la verità alla menzogna organizzata è sempre più un dovere per coloro che sognano un Paese civile.
ATTENZIONE, AGGIORNAMENTO DEL 19 GENNAIO:
FOLLE ESCALATION CENSORIA IN VENETO – DIFFONDETE PER FAVORE
L’assessore all’istruzione della regione Veneto, Donazzan (Lega), scriverà ai presidi di tutti gli istituti perché “non diffondano tra i giovani” gli autori in “lista nera”. C’è l’escalation, la presa di distanza della Zaccariotto era solo un palliativo, e in ogni caso l’hanno scavalcata.
La notizia è sul “Corriere del Veneto” di oggi, a pag. 5
Qui Lello Voce spiega la cosa.
A questo punto, devono muoversi gli studenti. Oltre a #nogelmini, ci vuole #nodonazzan.