di Alessandra Guetta
Mia figlia mi ha appena chiesto di aiutarla a commentare la differenza tra “la conoscenza comune e volgare” e “il sapere diligente e intimo” nella cultura contemporanea.
Ci ho pensato un po’, e ho aperto la pagina di Repubblica online, quella dove c’è la scritta tracciata con lo spray “Marchionne fottiti”, con tanto di cameraman che inquadra il manifesto della Banca IBL.
Ecco, le ho spiegato, la conoscenza comune e volgare è quella che ti fa credere che le riflessioni – o l’augurio, chissà – dell’operaio medio della Fiat, sbattute sulla prima pagina di un quotidiano nazionale, siano un gesto eversivo. Il sapere diligente e intimo invece è quello che ti permette di ricordare che le BR usavano inscrivere la loro stella a cinque punte in un cerchio e che quella sul manifesto non lo è, facendoti ridimensionare tutta la faccenda.
Ora dimentichiamoci di Leonardo Bruni e delle sue Epistulae, e soffermiamoci sulla profonda verità racchiusa in quelle due parole: Marchionne fottiti.
Marchionne è quello che ha trovato ”geniale” che la gente a Brampton voglia lavorare, e sia disposta a fare anche il terzo turno. Magari cantando in sottofondo ehi ho ehi ho, contenti come nani.
Marchionne è quello che se non si raggiunge il 51% fa l’offeso, chiude la baracca e se ne va.
Ecco perché quel ”Marchionne fottiti”, che sale da Termini Imerese e arriva a Mirafiori passando per Pomigliano d’Arco, ci sta proprio tutto.
Mi spiace un po’ per l’anonimo writer, che sicuramente non si aspettava tutto ‘sto casino, e che magari sta passando ore di strizza aspettandosi un arresto per ricostituzione di banda armata, ma lo ringrazio. Perché spero che quel “Marchionne fottiti” non sia né una riflessione né un augurio, ma una risposta.
Perché dobbiamo renderci conto che se si comincia a cedere sui diritti, o sui dieci minuti di pausa, poi sarà un torrente che dilaverà tutto quello che altri hanno conquistato con fatica, lotte e sangue. Non solo per loro, ma anche per noi.