A quest’ora ve ne sarete accorti: si stanno diffondendo teorie del complotto su Carmilla e i suoi presunti “superpoteri”. Dal nostro angolino di web italiano, noi saremmo in grado di muovere come burattini intellettuali e politici di tutto il mondo e orientare le opinioni pubbliche di diversi paesi, fino a influenzare le decisioni di importanti capi di stato. C’è gente che ci ha scritto sopra interi libri.[1]
Con il nostro ruolo ingigantito in questo modo, e con le immagini che vi stiamo mostrando, sarà dura far capire ai denigratori che il “Book Bloc” non è l’esito di un nostro complotto bensì una libera invenzione degli studenti in lotta.
Chi ci crederà se diciamo che noi stessi ci siamo stupiti vedendo che, tra i titoli portati sugli scudi, quelli di autori italiani viventi appartenevano quasi tutti alla “nebulosa” del New Italian Epic, descritta tre anni fa nel memorandum di Wu Ming 1?
Guardate anche voi: Q di Luther Blissett, Noi saremo tutto di Valerio Evangelisti, In ogni caso nessun rimorso di Pino Cacucci, La banda Bellini di Marco Philopat… In altri “book bloc” è comparso Asce di guerra di Wu Ming… E, ovviamente, c’era Gomorra di Roberto Saviano.
-§- Un inciso: il fatto che Saviano abbia preso posizione contro l’uso della forza (della “violenza”) da parte del movimento mentre il suo libro andava allo scontro con la polizia, è una contraddizione interessante. Contraddizione che ha avuto almeno una ricaduta positiva: ha chiarito a molti che non si possono – non si devono mai – confondere autore e opera, opera e chiacchiera mediatica, scrittore e “io narrante”, scrittore e simbolo. Cosa che da queste parti ci siamo sempre sforzati di spiegare, contro le pseudo-analisi e gli scatti rabbiosi di chi “butta tutto nel mucchio”. “Desavianizzare Gomorra” è uno slogan che risale addirittura al 2006 [2], e si vedano le critiche al simbolo-Saviano espresse due anni fa da Wu Ming 1 nella sua risposta a Tiziano Scarpa.[3] -§-
Insomma, cos’è questa roba? Un coup mediatico? Un’eterodirezione delle scelte del movimento da parte di una cosca di scrittori engagés? Un utilizzo delle lotte a scopo “pubblicitario”?
Macché. Questo è un riconoscimento. Un riconoscimento più importante di qualunque premio. Non a caso c’è chi ha parlato di un “Nobel della strada”. Noi scrittori possiamo solo ringraziare.
Ma soprattutto, questa è una conferma. Conferma del fatto che, negli anni presi in esame dal memorandum (suppergiù dal 1993 al 2008), i libri cosiddetti “neo-epici” hanno fatto immaginario, hanno sparso semi in una zona conflittuale. Quella zona dove – come si diceva tre anni fa – “archivio e strada coincidono”.
Riguardo a ciò, si è espresso nel modo più chiaro possibile un frequentatore del blog “Militant”, un paio di settimane fa:
«[…] Azzardo che abbiamo assorbito molto più da lì [dall’hip-hop, N.d.R.] che da assemblee e da laboratori, o perlomeno ci siamo avvicinati anche grazie a loro […] [E quei] romanzi degli ultimi dieci-quindici anni, inquadrati abbastanza bene dal saggio di Wu Ming sul New Italian Epic: Blissett, Wu Ming, De Michele, Carlotto, Evangelisti, Lucarelli, De Cataldo, Tassinari, Cacucci e così via. Anche qui stesso discorso fatto per le posse rispetto all’impegno, al percorso e alla qualità artistica.»[4]
E’ con questa spinta che entriamo nel quarto anno di discussione su NIE, dintorni e discendenze. Questo è un post di aggiornamento, una panoramica di quello che si è scritto e pubblicato sul tema negli ultimi mesi del 2010, o che era stato scritto prima ma soltanto più tardi è stato condiviso in rete.
Anche se in modo meno appariscente e chiassoso, le polemiche proseguono. Le pagine culturali dei giornali, anche di recente, hanno reiterato i loro sfottò (sempre gli stessi da tre anni). Soprattutto, sono arrivati in libreria nuovi saggi “reattivi”, cioè concepiti in reazione al dibattito sul NIE.
La produzione è vasta: si va da Eroi di carta di Dal Lago [5] a Meno letteratura, per favore! di La Porta, da Scritture a perdere di Ferroni [6] al meno scontato Qui si vende storia, “ibrido” di pièce teatrale + saggio critico a opera dell’attore Nevio Gàmbula e del critico Francesco Muzzioli. L’editore di quest’ultimo libro è Odradek, che al recente festival “Più libri, più liberi” di Roma reclamizzava l’uscita con la (reattivissima!) scritta: “ANTI-WU MING” :-D [7].
Per completezza d’informazione, prima delle segnalazioni più dettagliate, forniamo i dati del download del memorandum negli ultimi mesi.
Nell’ottobre 2010, il pdf di New Italian Epic è stato scaricato 701 volte;
nel novembre 2010, 1098 volte;
nel dicembre 2010, 862 volte.
In tutto il 2010, terzo anno di disponibilità on line, i download complessivi sono stati 11.461.
Questi dati riguardano soltanto il formato pdf, e soltanto il sito wumingfoundation.com.
MAURIZIO VITO SU THE ITALIANIST
Sull’ultimo numero (Vol. 30, n. 3, ottobre 2010) di The Italianist, rivista edita dai dipartimenti di Italian Studies delle Università di Reading, Cambridge e Leeds, è apparso un importante saggio di Maurizio Vito (Visiting Assistant Professor alla Wesleyan University, Middletown, Connecticut) intitolato “A Narrative Discourse of the XXI Century: The New Italian Epic”. Nello svolgere un discorso più generale (soprattutto sulla pertinenza dell’attributo “epic” alla luce delle teorizzazioni più recenti), il testo si sofferma in particolare su alcuni libri: Italia De Profundis di Giuseppe Genna, Nelle mani giuste di Giancarlo De Cataldo, Manituana e Stella del mattino dei Wu Ming e L’ottava vibrazione di Lucarelli.
Qui potete scaricare il PDF.
E questo è il sito web di Maurizio Vito.
WU MING 1: “DA LONTANO / DA DENTRO”
A un anno esatto dalla pubblicazione sul n.1 della rivista Limina, edita dalla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano, mettiamo a disposizione l’articolo di Wu Ming 1 “Da Lontano / da dentro. Note su nebulose, sguardi sovraccarichi e oggetti narrativi non-identificati in letteratura e negli audiovisivi”. Uno stralcio:
«La mia riflessione sugli UNO nella letteratura italiana contemporanea non è automaticamente trasferibile al mondo degli audiovisivi, però può essere utile, fornire spunti di riflessione sulla natura di questi video-manufatti, a loro volta oggetti narrativi, sicuramente oggetti non identificati, perché tocca usare paia e paia di virgolette, dire che sono “documentari”, oppure ricorrere a neologismi a volte sguaiati. Manca la tassonomia. Cosa sono i film di Alina Marazzi? A che genere appartiene “Il grande fardello” di Marianna Schivardi? E’ spesso una fase molto felice quella in cui manca ancora il nome, un nome per qualcosa che molti fanno e tutti vedono. E allora provo a concludere con un parallelismo tra come si scrive un libro e come si fa un video, oggi.»
PDF scaricabile qui.
ROMA NOIR 2010
Un’uscita che vale la pena recensire: il libro collettaneo Roma Noir 2010. Scritture nere: narrativa di genere, New Italian Epic o post-noir?, a cura di Elisabetta Mondello (Robin Edizioni 2010).
Su cosa sia Roma Noir, lasciamo la parola alla curatrice, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea e di Sociologia della Letteratura all’Università La Sapienza, Roma:
«È un progetto di ricerca (la cui “anzianità”, datata al 2004, lo rende insospettabile di subalternità a mode editoriali effimere) nato per analizzare il fenomeno del successo del noir negli anni Duemila, un progetto che nel tempo si è andato ampliando e che attualmente comprende — oltre al momento annuale di confronto fra quanti studiano e lavorano all’Università e coloro che sono stati i protagonisti della trasformazione del noir da un genere minoritario, in uno dei fenomeni più vistosi nella narrativa attuale — una serie di attività: la pubblicazione di materiali critici e saggistici, seminari con scrittori ed operatori del settore, un sito web di recensioni e interviste (www.romanoir.it), un concorso letterario per racconti inediti che si svolge on-line. Da quest’anno anche un concorso per fumetti […]»
Questo libro raccoglie gli interventi all’edizione 2010 del convegno Roma Noir, più alcuni saggi scritti ad hoc. Il materiale è quasi tutto molto valido. Per le nostre particolari esigenze, in questa sede dedicheremo qualche parola all’intervento della curatrice e a quelli di Monica Cristina Storini, Marco Amici e Dimitri Chimenti.
Elisabetta Mondello, nel suo “Una querelle lunga un decennio”, fornisce uno dei migliori riepiloghi disponibili non solo del dibattito sul NIE, ma di tutte le querelles che, fin dagli anni Novanta, hanno accompagnato l’affermarsi della nuova narrativa “di genere” italiana. Mondello sottolinea il ruolo della rete, tanto importante come mezzo di informazione e ambito di discussione da aver causato un’evidente discrepanza tra i due dibattiti: quello che avviene in rete e quello che avviene nel giornalismo culturale e nella critica definita “militante”. Scrive l’autrice:
«Non si può non dar conto della discussione originata dalla proposta di Wu Ming 1, la più rilevante degli ultimi anni, tale non solo per la vasta eco che ha suscitato sul web e sulla stampa, ma anche quale tentativo di sistematizzare teoricamente una stagione in cui la forma prosastica ha imboccato una via inedita e inconsueta per l’Italia. Si cercherà quindi di riassumere i punti centrali del saggio New Italian Epic, premettendo però doverosamente che, per avere una percezione effettiva delle discussioni… è imprescindibile ricorrere alla raccolta di interventi fatta dallo stesso Wu Ming su Internet […] Questo è uno dei casi in cui — proprio per le modalità con le quali si è svolto il dibattito, caratterizzato da un fitto intreccio di interventi, risposte, repliche, spesso postillati ed emendati e, in maggioranza, on-line —, una pura consultazione dei documenti che non avvenga attingendo direttamente dai siti, non consente al lettore di percepire la consistenza e la durezza del confronto, nonché una serie di riferimenti impliciti che costituiscono un vero e proprio sottotesto […] Quale che sia la valutazione del lettore, a posteriori, non si può negare che… quello del NIE — magari da contestare violentemente — è stato un tentativo importante di dare una sistemazione teorico-letteraria della materia degno di questo nome, se non l’unico come scriveva nell’articolo precedentemente citato un accademico quale Asor Rosa, certo non arruolabile nelle file dei sostenitori acritici di Wu Ming.»
Il saggio di Monica Cristina Storini si intitola “Nella valle del perturbante: moderno, postmoderno e noir secondo Wu Ming”. L’autrice (docente di Letteratura italiana e Teoria della Letteratura alla Sapienza di Roma) cerca di districare i rapporti tra NIE e postmoderno, e poi tra NIE e noir italiano. Storini vuole evidenziare le intersezioni e parentele tra questi ultimi, a partire da un dato di fatto: molto NIE discende dal noir italiano. Il tentativo è quello di fare i conti con le metafore e le figure retoriche più ricorrenti e/o più evocate nel dibattito sul NIE. Metafore che, per quanto implicitamente, nel memorandum erano usate per distinguere NIE e noir italiano. All’inverso, Storini le utilizza per ridurre le differenze, per accomunare le opere dei rispettivi ambiti. Un passaggio molto interessante, perché “contro-intuitivo”, è anche quello in cui l’autrice rintraccia perturbanti (ossia al contempo inquietanti e rassicuranti) “echi” tra NIE e “scrittura femminile”:
«Quando si rifletta sugli elementi dichiarati specifici se non in qualità, almeno in numero di occorrenze, dei testi appartenenti al NIE non si può fare a meno — o almeno non può farlo chi scrive — di trovare echi e comunanze con posizioni e affermazioni teoriche che appaiono così inquietantemente e al contempo — sempre per chi scrive —, così rassicurantemente vicine a ciò che nel tempo è parso specifico della scrittura femminile: l’attraversamento dei generi e la loro commistione con materiali di provenienza eterogenea, l’assunzione di posizionamenti “eccentrici” come luoghi da cui dare voce a saperi altri, l’etica responsabile di cui parla, per esempio, Spivack per la scrittura originale e traduttiva delle donne, e così via. Forse c’è qualcosa di più profondo che accomuna le scritture letterarie — narrative e non — degli anni a cavallo fra primo e secondo millennio, e cioè l’assunzione — consapevole o meno — della complessità di una realtà derivante dalla decostruzione dell’io occidentale, bianco, maschile, fallologocentrico, falsamente universale.»
Nel suo saggio “Letteratura di genere, Noir e New Italian Epic”, Marco Amici solca lo stesso mare di frontiera, usando come sestante le analisi sul “genere” di Valerio Evangelisti e sfatando alcuni equivoci sul “superamento della letteratura di genere” dopo la crisi del noir italiano (crisi che quasi tutti gli interventi collocano a metà del decennio appena trascorso), nonché sul rapporto tra noir italiano e NIE:
«È opportuno forse precisare che l’idea di superamento del lavoro dei generi espressa nel Memorandum, non implica affatto il venir meno di quell’attitudine popular su cui si basa lo stesso DNA dei generi paraletterari. Si può anzi affermare che il pop — e quindi la ricerca di leggibilità e confronto con il mercato — fa parte del New Italian Epic almeno quanto la sperimentazione fine a se stessa o la ricerca del sempre nuovo propria delle avanguardie non ne fa parte. Ciò non toglie che il superamento dei vincoli di genere produca, in molti casi, un esponenziale aumento della complessità narrativa. Non a caso, la ricerca di un punto d’incontro fra complessità e popular è una delle caratteristiche del New Italian Epic riportate nel Memorandum.»
Nel saggio “Lo spessore memoriale del presente. Dies irae di Giuseppe Genna” , Dimitri Chimenti analizza il tema della memoria pubblica italiana nel magnum opus dello scrittore siculo-meneghino, opera “interamente presa in un movimento che è, ad un tempo, di sfaldamento e transizione del genere”. Scrive Chimenti:
«Assumendo tutte le convenzioni del crime novel, [Dies Irae] racconta gli ultimi venticinque anni di storia italiana per farne emergere ferite reali e simboliche. Ma si tratta anche di un testo metateorico che, muovendo critiche radicali alle strategie narrative di un genere, infrange l’orizzonte di aspettative di un pubblico abituato a considerare la “verità” come una “rivelazione”, anziché come qualcosa di ottenibile a patto di un incessante patteggiamento e lotta sociale.»
Il testo esamina il ricorso da parte di Genna alla forma del romanzo di complotto (P2, crack del Banco Ambrosiano, sequestro Orlandi, Lupi Grigi, mafia etc.), ricorso molto diverso dal “raffreddamento” reazionario e dalla riduzione a cliché che la forma ha subito in proposte narrative sempre più formulaiche. Dopodiché, Chimenti recupera le teorie dell’antropologo francese René Girard per rintracciare nel romanzo vittime e capri espiatori. Con l’importante precisazione che la “vittima” (qui Bettino Craxi) non è necessariamente l’innocente o il senza-potere, anzi, il capro espiatorio più ricorrente nella storia è il re spodestato. Invece oggi, soprattutto in Italia, il descriversi come “capro espiatorio” equivale al dirsi meno colpevole e dunque – per le tipiche traslazioni del discorso pubblico italiano – non-colpevole e da riabilitare. Anzi, praticamente già riabilitato.
Tra gli altri interventi, segnaliamo quello di Mattia Carratello, che cerca di capire come mai gli scrittori italiani che si muovono nel popular sentano l’esigenza di discutere pubblicamente le loro scelte e la loro poetica, arrivando a proporre in prima persona sigle, definizioni e apparati concettuali.
Un intervento pungolante e “critico” nei confronti del NIE è quello dello scrittore Giulio Leoni, che accetta l’esistenza della “nebulosa” ma non la genealogia e la descrizione che ne fa il memorandum di WM1.
L’intervento meno interessante, almeno per quanto riguarda il NIE, è quello del solito Filippo La Porta (nella foto): nella parte di intervento che dedica al tema, il La Porta si limita, per l’ennesima volta, a copiare e incollare (con piccole modifiche) un articoletto uscito due anni fa sul “Corriere della sera”.
A quale scopo il La Porta riciccia pluriennalmente le stesse quindici righe? Forse le ripropone perché esprimono concetti fondamentali, che vale la pena ribadire finché non entreranno nelle teste di tutti. E allora ribadiamone uno anche noi:
«Ma non lo sanno i Wu Ming che in Italia non abbiamo l’epica proprio a causa della centralità della famiglia: la famiglia è incompatibile con l’avventura!»
A parte il calo fisiologico (non c’è raccolta che non abbia un momentaneo debito d’ossigeno), questa è una delle migliori trattazioni del NIE che ci sia capitato di leggere.
Roma Noir 2010 costa €11 e si può ordinare qui.
VARSAVIA
E’ imminente anche la pubblicazione del volume Finzione Cronaca Realtà / scambi, intrecci e prospettive nella narrativa italiana contemporanea, che raccoglie gli atti del convegno internazionale “Fiction, Faction, Reality”, tenutosi il 9 e 10 novembre 2009 all’Università di Varsavia.
Numerosi gli interventi che parlano di NIE o si collegano al dibattito sul NIE. Li elenchiamo di seguito:
– “Realismo e allegoria nella narrativa italiana contemporanea” (Alberto Casadei)
– “Fra narrativa e saggismo: un patto tra le generazioni” (Emanuele Zinato)
– “Da Luther Blissett a Wu Ming: la poetica della letteratura rivoluzionata” (Izabela Napiórkowska)
– “La transmedialità nella narrativa italiana contemporanea: gli effetti non laterali del NIE. Wu Ming, Evangelisti e il cross-over” (Inge Lanslots)
– “Il New Italian Epic e la costante tematica della morte del Vecchio” (Marco Amici)
[ Di questo intervento è disponibile l’audio (17 minuti) ]
– “A più voci. Testimonianze e narrazione nell’opera di Alessandro Portelli e dei Wu Ming” (Emanuela Piga)
– “La vita postuma delle parole. Note su un uso narrativo dell’archivio in Asce di guerra, di Wu Ming” (Dimitri Chimenti)
[ Di questo intervento è disponibile l’audio (20 minuti) ]
– “La lingua moderna dei romanzi storici” (Mirko Tavosanis)
– “Il primato della tragedia: Io sono loro di Giuseppe Genna ovvero le falle della critica contemporanea” (Stefania Lucamante)
ALTRE USCITE
Emanuela Patti e Dimitri Chimenti, “Oggetti Narrativi non Identificati”, Loop n. 9, settembre 2010
Leggibile/scaricabile qui
Emanuela Patti, “Nuova narrativa e comunità transmediale. Autorialità e forme ibride di narrazione tra realtà finzionale e finzione reale”, in Lid’O. Lingua italiana oggi (uscita imminente, gennaio 2011).
Emanuela Piga, “Una storia dalla parte sbagliata della storia: Manituana dei Wu Ming”, in AA.VV., Memoria e Oblio: le Scritture del Tempo, a cura di Carlo Alberto Augieri e Niccolò Scaffai, “Compar(a)ison. An International Journal of Comparative Literature”, Peter Lang, Vol.3, 2009, pp. 29-35.
LINK CORRELATI
Da Giap: “Live in Pavia 2010”
Wu Ming 1 e Wu Ming 2 discutono di New Italian Epic e altro con Carla Riccardi, docente di Letteratura italiana all’Università di Pavia. Audio suddiviso in otto MP3 titolati e ascoltabili in streaming.
NOTE
1. Cfr. “LA SUA BATTAGLIA. Il dottor Cruciani, l’impunito Battisti e le menzogne del culturame, Carmilla, 15 giugno 2010.
«Un intero libro contro Carmilla! Accidenti, che onore! Noi, secondo l’autore (il dottor Giuseppe Cruciani, titolare della rubrica La Zanzara su Radio 24, collaboratore di Panorama e di La 7), saremmo una lobby di inaudita potenza, capace di mobilitare fior di intellettuali di destra e di sinistra (da Erri De Luca a Tiziano Scarpa a Marco Müller, da Bernard Henri-Lévy a Philippe Sollers a Gabriel Garcîa-Márquez) in giro per il mondo.»
2. Cfr. il “quasi-Giap” del 23 ottobre 2006, in cui furono raccolti commenti su Saviano e Gomorra all’indomani dell’assegnazione della scorta
«…Cerchiamo di non diffondere ulteriormente il virus concettuale, il “meme” di Roberto – Saviano – nostro – candidato – al – martirio. E attenzione, è un meme che precede queste minacce, era già in circolazione da tempo, solo che gli ultimi eventi hanno ulteriormente abbassato le difese immunitarie del discorso pubblico.»
3. “Wu Ming – Tiziano Scarpa: Face Off”, PDF, cfr. in particolare il capitolo 2 (“Il simbolo-Saviano”).
4. Commento di “Behemoth” in calce al post “La costruzione ideologica dell’immaginario: mito e realtà della banda della Magliana”, 28 dicembre 2010.
5. Dell’alquanto rafaçonado libro di Alessandro Dal Lago ci siamo occupati a fondo nel post “L’uomo che sparò all’autore di Gomorra, 22 giugno 2010.
6. Nei passaggi in cui parla di NIE, il La Porta ripropone cose già scritte e da noi commentate; sul libro del Ferroni, vedasi questo post del luglio scorso.
7. Qui la scheda del libro di Gàmbula e Muzzioli. Se lo ordinate passando per questo link, Carmilla prenderà una percentuale sul prezzo di copertina e voi avrete contribuito alle spese di server.