di Paolo Fasce
Eravamo nella prima metà del 2009 quando il Ministro Renato Brunetta annunciava orgoglioso l’Operazione trasparenza) grazie alla quale, da lì a poco, il cittadino avrebbe potuto informarsi in ordine alle credenziali, cioè al curriculum vitae, e allo stipendio di un Dirigente di una qualsiasi azienda pubblica.
E allora vediamo com’è andata a finire.
È ormai un decennio che quelli che a scuola si chiamavano “Presidi” sono diventati “Dirigenti Scolastici” e quindi, a pieno titolo, questa figura rientra nella Legge 18 giugno 2009, n. 69, sinteticamente etichettata come “Trasparenza, valutazione e merito”.
Questa legge dispone per le pubbliche amministrazioni “l’obbligo di pubblicare nel proprio sito internet le retribuzioni annuali, i curricula vitae, gli indirizzi di posta elettronica e i numeri telefonici ad uso professionale dei dirigenti […] nonché di rendere pubblici, con lo stesso mezzo, i tassi di assenza […]”.
Le parole “curriculum vitae dirigenti scolastici trasparenza” date in pasto ad un motore di ricerca nella prima pagina dei risultati offrono un collegamento al sito dell’Ufficio Scolastico della Lombardia (qui) che rende agevole la consultazione degli scarni dati previsti dal ministero di tutti i Dirigenti Scolastici di quella regione.
Volendo dettagliare la ricerca aggiungendo il nome della propria regione non si ha la stessa fortuna. E allora si provi a visitare il sito del Ministero della Pubblica Istruzione dove, in ossequio della Legge, ci si aspetterebbe di trovare agevolmente (“trasparenza”!) una pagina di consultazione dei curricula. Appare un’icona invitante cliccando la quale si giunge ai curricula dei dirigenti distaccati in Viale Trastevere e da lì non si raggiunge alcuna pagina che faccia emergere i dati dal territorio, né è disponibile una qualche forma di consultazione dei dati in maniera aggregata (il MIUR, su questo tema, potrebbe chiedere ripetizioni dall’INVALSI).
Non sono riuscito a trovare la pagina “Operazione trasparenza” contenente la scheda di interrogazione della base dati tramite il surfing sul sito del Ministero. Ho dovuto chiedere ragguagli all’Ufficio Relazioni Pubbliche dell’Ufficio Scolastico della mia provincia che, occorre dirlo, su richiesta esplicita l’ha prontamente fornita (qui).
Giunto a quella pagina, il lavoro non è completo perché per trovare un curriculum occorre recuperare il codice meccanografico della scuola (qui) oppure inserire il nome dell’istituto, avendo cura di indovinare come è memorizzato dal sistema (ad esempio “Leonardo da Vinci” non dà su Genova alcuna risposta).
Tacciamo della rottura di scatole determinata dalla compilazione del campo CAPTCHA ad ogni interrogazione, non è certo responsabilità del ministero se informatici burloni programmano ragni che si aggirano in rete compilando form a caso, al mero fine di intasare i server o peggio.
È senz’altro sgradevole essere costretti a questa procedura per ogni singolo Dirigente Scolastico, ma soprattutto è abbastanza fastidioso il fatto che dati così ordinatamente catalogati non vengano resi disponibili in formato aggregato. In una certa provincia quale l’età media? Perché non pubblicare le età dei dirigenti sotto forma di istogramma? È possibile estrarne uno che mostri le aree di origine (scientifica, tecnica, letteraria)? Quanti hanno conseguito un Dottorato di Ricerca? Quanti hanno conseguito Master e Corsi di Perfezionamento universitari? Quanti sono stati titolari di Assegni di Ricerca? E un istogramma con le lingue conosciute? Il livello linguistico? Le capacità nell’uso delle tecnologie, come i livelli linguistici, sono certificati o autocertificati?
Sul tema dei livelli linguistici, mi si consenta un inciso. Agli insegnanti specializzati tramite le SSIS è stato richiesto almeno il livello B1 (in inglese il PET, Preliminary English Test). Agli insegnanti che si andranno a formare con il sitema del 3+2+1 (nell’ambiente sinteticamente espresso con l’acronimo “il TFA” che identifica il solo ultimo anno e che significa “Tirocinio Formativo Attivo”) si richiederà il livello B2 (in inglese è il FCE, First Certificate of English). I rumors sul prossimo “concorso a preside” parlano del B1 come prerequisito, mentre secondo le indicazioni ministeriali, questo livello dovrebbe essere raggiunto in seconda superiore e quello previsto a regime per gli insegnanti dovrebbe essere raggiunto dagli alunni con il diploma secondario. Se tutto ciò fosse vero… Consultando a caso i curricula dei Dirigenti si legge spesso, sul campo dell’autocertificazione linguistica la pessima sintesi “inglese scolastico”. In breve, un Dirigente Scolastico dichiara, in senso negativo, che le proprie conoscenze linguistiche sono “scolastiche”. Non si nota una discrepanza? Non sarebbe meglio scrivere “livello scarso”, invece che edulcorare, svergognando l’istituzione che si guida con la locuzione che si dovrebbe invece combattere?
E nel contesto della retorica sul merito, non sarebbe il caso di collegare parte della retribuzione dei Dirigenti Scolastici, al livello linguistico posseduto (e certificato), incentivando la conoscenza delle lingue proprio in quel ganglo della scuola che, se sul tema è debole, sul fronte del potenziamento delle conoscenze linguistiche degli alunni, operativamente risulta poco credibile.
Senza Dirigenti competenti nelle lingue straniere, come si può pensare che la didattica CLIL (Content and Language Integrated Learning) che tra due anni partirà nei Licei Linguistici e tra quattro sarà patrimonio di tutta la scuola secondaria di secondo grado, possa trovare un ambiente idoneo?
E già che siamo in tema, perché non accettare, ai prossimi “concorsi a presidi”, anche quegli insegnanti precari che, potendo vantare un numero di anni di lavoro nello Stato compatibile coi requisiti del bando, renderebbero le statistiche qualitative dei vincitori migliori, sia dal punto di vista della preparazione linguistica, che da quella dell’innovazione didattica e pedagogica.
Tornando alla consultazione dei curricula dei Dirigenti Scolastici, colto da improvviso voyerismo, ho letto il curriculum del mio dirigente. Ho così appreso che è nato nel 1900 (e mi domando, allora, come mai non sia ancora in pensione, ma soprattutto, mi domando come faccia a dimostrarne così tanti di meno!). Nel campo “titolo di studio” apprendo “Lauree”. Sono davvero lieto che siano più d’una, mi piacerebbe sapere quali.
Sarebbe interessante vedere, in funzione dei titoli posseduti e degli anni di insegnamento, in quale posizione di graduatoria figurerebbero i nostri presidi, messi a fianco degli insegnanti precari che, per sopravvivere in questa bolgia, possono sfoggiare Master e Corsi di Perfezionamento universitari e, spesso, Dottorati e Assegni di Ricerca.
La vera trasparenza dovrebbe realizzarsi in questo modo. Aprite un navigatore, inserite le parole “Nome Cognome Curriculum vitae” e pigiate invio. Se nella prima pagina dei risultati trovate il curriculum della persona che avete indicato, allora c’è trasparenza. Altrimenti è burocrazia e propaganda.
Fatelo col mio nome, quello di un insegnante precario qualsiasi, e confrontatelo, se vi riesce di seguire le istruzioni che emergono da questo scritto, con quelli che ha partorito Brunetta. Giochiamo a Poker e… vediamo questo bluff.