di Sandro Moiso
In attesa dello spettro più pericoloso, strani fantasmi si sono aggirati, negli ultimi anni, in Occidente sui campi dello scontro sociale.
A Seattle alla fine degli anni novanta, durante la lotta contro il G8, sicuramente il fantasma di Kurt Cobain si è aggirato tra i manifestanti, trascinandosi appresso quello di Frances Farmer già precedentemente evocata in una sua canzone.
Quello di Joe Strummer, invece, si è aggirato per le vie di Londra, insieme a decine di migliaia di studenti e di giovani del South-East End, nei giorni scorsi.
Chi l’ha visto ha raccontato che sorrideva, fischiettando London Calling.
L’ultimo a comparire, però, è stato Demetrio Stratos, presentatosi, per alcuni inopportunamente, nelle vie di Roma lo scorso 13 dicembre.
Eustratios Demetriou, questo il suo vero nome, ha detto, a chi lo ha incontrato, di essersi risvegliato improvvisamente, dopo trent’anni, udendo un richiamo proveniente da tutte e due le sue patrie. Da quella linguistica, la Grecia, e da quella musicale, l’Italia.
Improvvisamente, ha continuato, gli è tornata una gran voglia di suonare ancora “quel vecchio brano degli Area, sì, proprio quello…come si intitolava…già, ecco Gioia e rivoluzione”.
Gli sembrava proprio adatto, sia a Roma che ad Atene.
Trascinato dall’entusiasmo, ha poi cercato di ricordare il tema musicale di “Festa, farina e forca”, che sì, anche quello, gli sembrava piuttosto attinente al momento.
Tra urla, slogan, colpi di lacrimogeni e sirene era davvero difficile riuscire a capirsi, ma la voce di Stratos, come già quand’era in vita, riusciva a superare il caos sonoro circostante.
Così lo scambio di opinioni è andato avanti, anche se ogni tanto occorreva spostarsi di qualche metro per non rimanere schiacciati da qualche mezzo della pubblica sicurezza o travolti dalle contro-cariche dei manifestanti.
Secondo Demetrio, proprio per quell’occasione, il refrain “Pugni chiusi, non ho più speranze..” non era più adatto, mentre invece “Corri in fretta, ragazzo corri! La gente dice sei stato tu…” gli sembrava più utile.
Verso sera, però, udendo i commenti di Bersani e dell’IdV sugli scontri, gli sono anche tornati in mente le arie di “Return to Vorkuta” e di “Vodka-Cola”.
“Sapete” — ha continuato — “era già per questo che non andavamo a suonare volentieri ai Festival de L’Unità, troppa collaborazione col capitale, troppa voglia di difendere lo status quo e di criminalizzare i compagni”.
Qualcuno, allora gli ha chiesto “Ma allora è per questo che ti sei svegliato solo oggi e non due giorni fa, quando i discendenti del grande partito stalinista si sono dati appuntamento in piazza San Giovanni?”. “ No, non solo. E’ che adesso hanno proprio dato vita ad una vera e propria Gerontocrazia, che mi sembra non abbia proprio più nulla da dire sia ai giovani, sia sul piano politico e musicale. E, poi, vedete, sul palco hanno voluto quella nullità di Neffa…già, Cambierà ha cantato, ma cosa volete che cambi con quella gente lì!?”
Già, sarà anche per questo che le due giornate hanno avuto un così differente successo mediatico.
“Sì” — ha ancora detto — “lì doveva esserci un puzzo di vecchio e di stantio che neanche nell’oltretomba ho mai sentito, anzi. nelle vicinanze di qualche dirigente e di qualche membro ex(?)-democristiano, il fetore doveva essere proprio di carogna. Peccato che gli Skiantos non suonino più, avrebbero potuto eseguire Largo all’avanguardia, pubblico di merda oppure, oggi, Karabigniere blues..”
“Adesso però devo tornare un po’ di là” — ha poi terminato — “sai voglio riposarmi ancora un po’, perché tra poco mi sa che mi risveglieranno dall’Egitto o dalla Palestina e devo preparare bene Luglio, agosto, settembre nero e Il bandito del deserto..”
“Scusa, però” — lo ha richiamato la voce di uno dei presenti — “per il Berlusca non hai proprio niente da dire?” “Ma, sapete com’è, per lui basterebbe una Violette Nozière, la parricida amata dai surrealisti, che abbiamo cantato nel nostro ultimo album del 1978”.
“Così te ne torni proprio di là?” —ha ancora chiesto qualcuno — “Sì, io sono soltanto una Cometa rossa e, poi, è giusto così perché Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!”
Nella tardissima serata, un comunicato congiunto del Viminale, della Questura, de La Repubblica, del PD, dell’IdV, e del partito mai nato dei trombati ha affermato che nel corso degli scontri era stato avvistato un noto provocatore.
Un uomo adulto, di alta statura, sicuramente straniero, forse di cittadinanza greca e con contatti con il terrorismo medio orientale. E’ stata fatta pervenire alla stampa e a tutte le caserme di polizia e dei carabinieri una foto segnaletica, in cui è ritratto di spalle mentre da solo sposta un pesantissimo organo Hammond B3 per costruire una barricata in via del Corso.
Al momento pare essersi volatilizzato, nonostante tutte le ricerche e gli esorcismi messi in atto.
(Dedicato alla memoria di Demetrio, Alessandria d’Egitto 22 aprile 1945 — New York 13 giugno 1979 e ai giovanissimi rioters di Roma e di tutta Europa).
P.S.:Tutti i titoli o i versi in corsivo sono tratti dalla discografia dei Ribelli e degli Area, i due gruppi in cui Stratos ha “militato”, a parte l’orrenda Cambierà attribuibile a Neffa e Largo all’avanguardia e Karabigniere Blues (sì, è scritto proprio così) dei sempre gloriosi Skiantos.
(Fine primo tempo — continua?)