di Filippo Casaccia
“Parla quello che vuoi”
Mike Bongiorno
Questa ennesima puntata del sagone su Santana non era prevista. Ma poi è successo l’imprevedibile: postata l’ultima cartella su Carmilla, come un segno divino, mi arriva una chiamata dalla redazione di Rolling Stone: indovina un po’, c’è da intervistare il Santana. Cori angelici, odore d’incenso, un Oooooom lunghissimo mentre John Coltrane e Miles Davis applaudono da lontano, facendomi l’occhiolino e il pollice retto. Poi mi sveglio e richiamo il caporedattore con la lingua come il velcro. Sì, è vero: urge telefonica con Carlos. Ahia, per telefono è una cosa che odio. Hai poco tempo, contingentato, e non puoi cazzeggiare; non vedi l’intervistato e non capisci se si diverte o meno, se puoi tirarlo dentro… insomma: la cosa non mi garba, al punto che alcuni anni fa ho rinunciato a intervistare David Gilmour, privandovi di alcuni fondamentali contributi critici che nessun pigro giornalista ha mai voluto o saputo indagare (come l’amicizia con Bernardo Bertolucci, il Più Grande Regista Italiano, Punto).
Ma tornando a bomba: da San Francisco, oltre tutto, c’è anche un secondo di ritardo ed è dura interloquire fermandosi ogni volta, aspettando di capire se uno abbia risposto fino in fondo. E Carlito è il tipo da pause ieratiche, anche perché non parla tanto per parlare… E… E ovviamente ho detto sì: e che, son scemo? L’intervista a Santana la faccio eccome, anche per telefono. O telegrafo, se serve.
Recentemente il chicano è tornato alla ribalta per la clamorosa richiesta di matrimonio fatta in concerto alla batterista Cindy Blackman, quella che forse ricordate percuotere le pelli con Kravitz quando ancora suonava del rock. Ospite, Cindy ha suonato un assolo e poi Carlos s’è dichiarato coram populo. Ma questione di cuore a parte, al Santana di inizio estate dovevo farmi dire un po’ di cose sul nuovo album, che nel frattempo è uscito ed è una collezione di cover. Se vi viene in mente Papetti… beh, non è sbagliatissimo, perché Carlos ha scelto una dozzina di brani immortali dove la chitarra è protagonista e li ha cucinati secondo la sua classica ricetta speziata.
C’è veramente tutto quello che vi aspettereste se i pezzi li avesse scelti un ragazzino innamorato del rock e non so se sia un bene o un male. Nel senso che non ci sono travisamenti o furbate: voglio suonare dei classici e scelgo dei classici, prendendoli da Led Zeppelin, Beatles, Stones, Doors, Cream, Creedence Clearwater Revival, Deep Purple, Ac/Dc e Hendrix. Del resto la fortuna (commerciale) dell’artista messicano si è spesso basata su versioni inventive di canzoni altrui (Black Magic Woman, Oye Como Va, Evil Ways, She’s Not There…). Il disco è gradevole e ci sono brani che funzionano meglio di altri, specialmente quando si spinge sull’acceleratore (Whole Lotta Love, Back In Black, Sunshine Of Your Love). Menzione speciale per la copertina cangiante nella versione deluxe, con la sagoma di Santana che ondeggia con la chitarra, un po’ come quei magnifici ritrattini di Gesù che apre e chiude gli occhi. Ad ogni modo, nell’afa del giugno milanese, ho dato un ascolto alle tracce rough spedite ai giornalisti prima degli ultimi ritocchi di missaggio, e poi è venuto subito il momento della fatidica telefonata. La voce gracchia dall’oceano Pacifico: “Le passo mister Carlos Santana”.
Hallo?!
Ciao! Come va?
Bene, e tu?
Sono felice! Grazie!
Allora, sta per uscire un tuo album, Guitar Heaven, tutto composto da cover: perché?
Perché posso! È una bella sfida: ognuna di queste canzoni è un capolavoro, una Monna Lisa. Non m’interessa entrare in competizione con gli autori di queste canzoni… Eric Clapton è un fratello… come Jeff Beck o Jimmy Page. Mi interessa celebrarli. Amo queste canzoni e ho pensato che potevo aggiungere qualcosa di nuovo nella mia rilettura. Si tratta di celebrare, non di confrontare: onorare.
Sono canzoni con cui sei cresciuto… e tutte rock…
Sì, ho scelto materiale ricco di energia, vibrante… La chiamerei passione.
Che musica stai ascoltando, adesso?
Molta musica africana, Marvin Gaye, Bob Marley, Miles Davis, Coltrane… e poi un incredibile gitano… Manitas de Plata…
Che ne pensi di Derek Trucks, che sta facendo un po’ quello che facevi tu, mescolando diverse influenze?
Grazie per averlo chiesto! Derek è mio fratello, abbiamo suonato assieme. È uno… pieno di senso, significato e importanza. Adoro anche k.d. lang o Ben Harper: amo quelli che vengono fuori e san suonare, suonare, suonare, come Rodrigo e Gabriela…
Quando li ho incontrati mi han detto: “Santana non è del Messico… è del mondo intero!”
Beh, grazie! E son d’accordo con loro! Mi piace essere al servizio di tutta l’umanità. Rispetto la tradizione e la cultura delle nazioni ma allo stesso tempo mi rivolgo al cuore universale, come Bob Marley… non mi piacciono particolarmente le bandiere… solo una: che abbia il sole, un padre, una madre e un figlio. Quella bandiera mi piace, tutte le altre, mah…
Senti, continui a collezionare bootleg di Hendrix e Marley?
Grazie di nuovo per avermelo chiesto! Sì, amo questi musicisti… e anche Stevie Ray Vaughan, Michael Jackson, Paco De Lucia…
In Rete c’è una grossa comunità che si scambia i tuoi concerti… conosco gente che ha anche… boh, fino a 130 bootlegs… (a-ehm…) …non sei contrario, no?
No, lo faccio io per primo (pfuiii…), per la mia soddisfazione, per ascoltarli in macchina a volume esagerato… sai, ho un’immensa collezione di Miles Davis, veramente immensa, e anche degli altri che abbiamo citato. Io capisco che la gente, come me, non ne abbia mai abbastanza…
E che pensi del download? Ucciderà la musica?
La musica no, qualche musicista sì! O perlomeno lo rende più povero!
Prima o poi pubblicherai qualche vecchio concerto o collaborazione?
Sì, lo farò: ho video con Miles Davis, Wayne Shorter, con un sacco di artisti africani, con tutti i bluesman, o Clapton e Beck… suono con la gente perché la amo e prima o poi farò una compilation di questi incontri…
E l’incredibile film Santana En Colores?
Uh …quale, scusa?!
Quello sul tour in America latina del 1973, quando nessun artista rock si azzardava ad andare fin là…
O mio Dio! Certo! Ora lo ricordo… era fantastico, vero? Lo cercherò, perché non so più dove sia finito… e grazie per avermelo ricordato, perché era bellissimo, è vero!
Senti, alcuni critici hanno storto il naso quando hanno saputo che avresti suonato all’Hard Rock di Las Vegas…
Guarda: io suono ovunque ci sia qualcuno che abbia voglia di sentire la mia musica: per le strade, nei club, nelle paludi… a Woodstock come a Las Vegas… (Si irrita un po’) Non appartengo a certi giornalisti che sanno solo criticare la bellezza delle cose, senza saperne creare. Vedo un valore nel giornalismo, ma non nella negatività delle critiche. Non mi importa cosa dicono: per me i critici sono creature insignificanti… per dirla in una parola: inutili.
Tu, quale ritieni siano state le tue cose migliori?
Tutti gli album: sono tutti figli miei!
Ma qualche passo falso, qualcosa di cui ti sei pentito?
Naaa: cresci spiritualmente ogni giorno, vai in diverse direzioni e ti accadono cose belle e brutte… ma ti servono comunque per crescere.
Ti ritirerai a 67 anni per fare il predicatore, come hai detto?
No che non mi ritiro, ma farò comunque il predicatore. Predico già adesso, con la musica!
…e in qualche maniera influenzi un sacco di gente…
Sì, porto lo stesso messaggio di Bob Marley in One Love o di John Lennon in Imagine: abbiamo bisogno di spiritualità ma non di chi la gestisce coi dollari… i politici e le autorità religiose… Io questo non lo capisco. E tu?
Figurati! (…e sarebbe troppo lungo spiegargli chi sono, per dirne due, i cardinali Bertone o Ruini… cambio argomento) Tu hai sostenuto a lungo Mandela negli anni 80… ci credevi alla fine dell’Apartheid?
Sì, perché tutto ha a che fare con la compassione e la generosità. Adesso abbiamo un sacco di tensioni in Arizona o a Cuba… perché l’America è un esperimento sociale, sai. E serve un po’ di tempo per diventare un diamante, adesso è solo carbone… Spendiamo un sacco di soldi, attaccando difendendo e proteggendo e pochissimi soldi offrendo amore, cibo, riparo, vestiti, libri… libri che insegnino ad ogni persona che ha una consapevolezza, un senso, un significato… non di superiorità né di inferiorità… Il mio ruolo, con la musica, è di invitare le persone a sentire più l’amore che la paura.
Dopo l’attacco ai pacifisti diretti a Gaza, hai rinunciato a suonare in Israele, quest’estate…
Sì, ho annullato. Là, adesso, le persone non sono ricettive: se il tuo cervello, il tuo cuore e le tue braccia sono chiuse, l’amore non entrerà… e adesso a Gerusalemme è tutto chiuso. Volevo andarci e portare armonia, ma se entri in una casa e un uomo e una donna stanno urlando e si lanciano le cose… beh, non sei bene accetto. Perché dovrei andare?
Già… senti: giochi ancora a tennis?
Sì, lo adoro. Sto già guardando Wimbledon! Mi piacciono l’eleganza e la grazie dei movimenti del tennis. È splendido da vedere e da giocare…
Giochi sempre con John McEnroe?
No, poco ultimamente. Peccato. Capita più facilmente con André Agassi o Boris Becker… io non sono molto bravo ma loro sono molto pazienti!
E i campionati del mondo di calcio, li stai guardando?
Sì, una delle ultime volte che sono venuto in Italia avete vinto tutto! Noi italiani abbiamo vinto tutto! Io mi sento italiano, faccio parte della famiglia! E mi sento anche irlandese, messicano e brasiliano… Ma se vuoi sapere chi mi auguro che vinca… mmh, il Brasile ha già vinto troppe volte… mi piacerebbe che vincesse un piccolo paese, magari del Sud America… speriamo in una sorpresa!
Speriamo! E… (devo aver sforato il tempo concesso, perché Carlos si fa gentilmente frettoloso…)
Grazie molte, Robert, mi sono veramente divertito… scusa, intendo… grazie Filippo, mi sono veramente divertito! Thank you, Bye bye!
Ah, certo, ciao…
Tu-tuu.
(Questa intervista è apparsa in forma leggermente diversa su Rolling Stone )
(Fine. Sul serio, stavolta — 6)
Qui le altre puntate.