di Marilù Oliva
Il ragazzo corre in auto sulla strada sterrata di campagna, le ruote sfrigolano sulla ghiaia.
In realtà non è un ragazzo, ha più di trent’anni. Ma, come un ragazzo, vive ancora con la mamma, da lei si fa mantenere, trascorre i pomeriggi davanti alla televisione, indossa t-shirt attillate.
Aria condizionata a palla, un braccio penzoloni fuori da uno dei due finestrini abbassati, radio a tutto volume sintonizzata su Onda-Mediaset, il canale che − in diretta con quello televisivo − in questo momento sta trasmettendo Studio Aperto. La voce suadente dell’annunciatrice viene interrotta di rado da quella robotica del satellitare. Le indicazioni stradali durano cinque secondi, poi l’annunciatrice ritorna, rassicurante, con le sue notizie:
Nell’hotel a venti stelle in cui trascorrevano le vacanze, Melissa Satta ha litigato ferocemente con la collega soubrette nonché ex amica, Elisabetta Canalis. Pare che il bisticcio sia scoppiato per via dei loro uomini: George Clooney ha fatto degli apprezzamenti a Bobo Vieri, i due si sono appartati nella sauna dell’hotel e quando la Satta li ha beccati nudi e avvinghiati ha incolpato la Canalis per non aver tenuto il suo uomo al guinzaglio. Si è scagliata contro di lei con una violenza inaudita. Le ha strappato i capelli, l’ha graffiata ripetutamente e le ha rovinato il vestitino di Gucci. Risultato: per riassettarsi la Canalis ha dovuto trascorrere due ore dal parrucchiere e altrettante dall’estetista.
Il ragazzo preme sull’acceleratore nonostante le ruote e gli ammortizzatori protestino con continui scossoni. Troppe buche e troppi dislivelli. Non c’è nessuno, intorno: oltre ai due fossi che delimitano la stradina, solo il grano e il tepore del mezzogiorno. A un certo punto il ragazzo è costretto a togliere il piede dal pedale: un’automobile appena sbucata da una stradina laterale procede a passo d’uomo. Lo spazio è solo per una carreggiata, non è possibile un sorpasso.
Dallo stereo la voce femminile inonda gli interni dell’auto, isolandola dal frinire dei grilli:
Stanotte gran galà alla villa di Arcore, dove, invitato dal al nostro Premier Berlusconi, è arrivato Putin. Le cameriere hanno servito nude, col corpo ricoperto da un leggero strato di caviale, e il loro nome tatuato in russo sulla fronte. Trattandosi di una serata a sfondo politico, le spese sono state ovviamente pagate dallo Stato Italiano.
Unica nota stonata: è scomparso un giornalista che si era intrufolato al ricevimento e aveva fatto una domanda scomoda ai potenti. Non si sa che fine abbia fatto: qualcuno ha visto però i dobermann del Premier col muso sporco di sangue, intenti a sgranocchiare delle ossa. Probabilmente il giornalista incauto era stato mandato in incognita dalla sinistra estrema.
Il ragazzo che poi non è un ragazzo arriva a cinque centimetri dal baule dell’auto che lo precede a rilento. Dentro c’è una donna che non si è accorta di lui e guida serena come se la categoria del tempo non le appartenesse. Guarda placida i campi dorati che ammantano la terra fino all’orizzonte e i dadini di casali che sbucano in lontananza.
Dietro il tipo smadonna.
Durante la parata romana di ieri mattina fuori dal Vaticano, qualcuno ha graffiato la fiancata destra della papamobile. Ampio sconcerto nel mondo cattolico: si cerca ancora il responsabile. Il cardinal Ruini, nella sua omelia, ha rammentato l’unicità e l’utilità della papamobile, invitando il mondo dei credenti a non farsi deviare da falsi idoli, quali le automobili di altra marca, la sinistra e i profilattici.
Il ragazzo guarda seccato il tachimetro: sta segnando i 10 all’ora. Questo è troppo. Sempre a cinque centimetri dal paraurti della macchina davanti, suona il clacson. La donna dentro l’auto sobbalza. Lui comincia a strimpellare: due, tre, cinque volte. Lei si gira verso di lui, come per chiedere: ma, insomma, cosa vuoi?
In Svizzera si è svolto un curioso match: una gara di piattole. Esattamente, cari ascoltatori: dieci persone si sono fatte impiantare nel pube e sotto le ascelle una colonia di questi sgradevoli parassiti a sei zampe. I concorrenti hanno dovuto resistere dieci giorni e dieci notti senza grattarsi e senza assumere trattamenti. Alla fine ha vinto Anthony Leege, che ha registrato una decuplicazione esorbitante di bestioline grazie alle centinaia di uova deposte dalle piattole madri. Ora il suo pube e le sue ascelle sono sotto disinfestazione, mentre gli altri contendenti se la sono cavata con semplici schiume antiparassitarie.
Lui risuona il clacson, lei si rigira. Non è né giovane né vecchia, né bella né brutta. È una donna e basta, come se ne incontrano tante per strada, sull’autobus, al supermercato. Molto diversa da quelle che è abituato a veder sfilare in televisione, o sui cubi delle discoteche. Ma soprattutto, per lui, rappresenta un impiastro in mezzo alla strada.
Le alza il dito medio, ma forse lei non fa in tempo a vederlo, perché si rivolta al volante. Deve essere un po’ impacciata nella guida, ha anche attaccato sul vetro dietro un foglio con una P grande come un quotidiano.
Gioia tra i fan di Maria De’ Filippi: la presentatrice moglie di Maurizio Costanzo ha dichiarato che, oltre all’usuale programma pomeridiano “Uomini e donne”, ne condurrà uno mattutino intitolato “Macachi e bertucce”. Il format resterà lo stesso, ma i partecipanti, come recita il titolo, saranno scimmie. Non sono mancate le polemiche di alcuni fan che hanno protestato dicendo: come faremo poi a distinguere un programma dall’altro?
Il ragazzo si attacca al clacson, la donna si gira di nuovo, ancora il volto stupito. Forse incappa in una buca, forse investe un grosso sasso: la macchina sobbalza, lei si spaventa, d’impulso spinge il freno. È un attimo: il crash del tamponamento li investe prima che si rendano conto cos’è successo.
Si fermano, ma lei non capisce ancora, lui sente un bollore che dallo sterno gli sale alla testa.
Apre la portiera digrignando i denti.
Torna a far parlare il sindaco di Treviso, Sgarbatini, già celebre per le sue affermazioni totalitarie e razziste, ricordiamo la frase: «Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari. Io ne ho distrutti due a Treviso. Se Maroni ha detto tolleranza zero, io voglio tolleranza doppio zero» .
Con un’ordinanza arbitraria ha fatto abbattere le due moschee della città ritenendole covo di terroristi. Al posto delle due moschee ha fatto erigere una serra trasparente, alta dieci metri, con dentro migliaia di mosche ronzanti, dichiarando: «Ecco le uniche moschee dove i musulmani potranno entrare!».
Il ragazzo si scaglia contro la donna che non è ancora scesa dalla macchina: «Brutta troia, che cazzo hai fatto?».
Lei lo guarda con occhi dispiaciuti, ancora non capisce. Lui gesticola, indica il suo cofano leggermente rovinato e sbraita: «Perché cazzo andavi come una stupida lumaca, eh?».
Lei non riesce a proferir parola. Eppure ne avrebbe di motivazioni per giustificare la sua andatura: la strada disagevole, la sua inesperienza, non aveva capito che lui avesse così fretta.
«Guarda cos’hai combinato, stronzetta!», la afferra per una spalla e la scaglia contro il muso della sua macchina.
È giunto il momento del sondaggio. Chiamate il numero Mediaset 1440077730 (costa solo 19 euro e novanta al minuto, IVA esclusa) e dite la vostra sulle seguenti questioni: seno rifatto o seno naturale? E se rifatto: una terza o una quinta? Chiamate numerosi e ricordate: è importante espirmere la vostra opinione! Tra i nominativi che ci contatteranno, i più fortunati vinceranno un giro turistico nelle toilette del Billionaire di Briatore.
Lo sguardo della donna passa dallo stupore al terrore. E finalmente le esce qualche parola tremolante dalla bocca, mentre mette avanti le mani: «Scusami, ti pagherò i danni…».
«I danni? E intanto io cosa dico a mia madre che me l’ha appena comprata???» sbuffa dal naso, acciuffa la donna per i capelli e la strattona. La molla, le sferra un pugno in viso. Lei cade a terra. Lui prende la rincorsa e le si piega addosso ruotando e tirandole un gancio in faccia. Le prende la mandibola, dall’angolo del labbro sinistro le esce un rivolo di sangue.
Il ragazzo si alza e si passa l’avambraccio sulla fronte sudata: «Certo che mi pagherai i danni!».
Entra nell’auto di lei, vede una scatola di scarpe colma di fogliacci di giornali, con sopra delle uova. Strane, queste uova, si dice, più grosse e più chiare di quelle che conosce. Prende la scatola, esce, la rigira con gusto facendo cadere a terra tutte le uova. Le pesta con rabbia, gli piace il rumore scrocchiante del guscio che si accartoccia. Torna nell’auto, rovista nella borsa, apre il portafoglio della tipa e si mette in tasca i liquidi trovati. Poi mette in moto e spinge la macchina di lei dentro al fosso. Vuole spazio per passare.
Valeria Marini ha inaugurato per il suo marchio omonimo una nuova linea di lingerie: il reggiglutei. Si tratta di una sorta di grande reggiseno posteriore destinato al deretano e agganciato in vita. Con l’imbottitura incorporata, esteticamente provoca l’effetto culo-brasiliano e nella pratica funge da airbag in caso di cadute accidentali all’indietro. Pare che la Marini lo abbia testato su se stessa con risultati sorprendenti: quando in conferenza stampa si è seduta, subito è rimbalzata nella sedia di fianco, grazie all’effetto-molla del reggiglutei. L’articolo sta andando a ruba ovunque,ne ha perfino ordinati 80 pezzi la Regina d’Inghilterra per la sua servitù femminile.
La donna si tocca la mandibola dolente. Sta per alzarsi da terra ma lui le si scaglia contro con una raffica di improperi e di calci in pancia, insensibile alle preghiere di lei, che tenta di difendersi con le braccia.
Poi la fa rotolare nel fosso, si gira e torna alla sua macchina gustandosi i lamenti della donna.
Finalmente la strada è sgombra.
Ora è il momento dell’appello ai telespettatori. Ieri vi abbiamo parlato della nidiata di gattini in campagna, oggi è la volta del pappagallo Volgus. Volgus è verde e giallo, vispo, simpatico. Ha però un difetto: dice solo parolacce. Per questo il suo padrone, stanco delle molte figuracce, ha deciso di abbandonarlo. C’è qualcuno che vuole farsene carico? Invitiamo i gentili ascoltatori a prendere in considerazione questa buona azione, altrimenti il pappagallo maleducato finirà in un comune negozio per animali e questa sarebbe una grandissima ingiustizia.
Il satellitare dà le ultime indicazioni, in cinque minuti il ragazzo arriva alla meta, un rustico diroccato con un cortile pieno di erbacce in cui razzolano liberamente diverse galline. Sulla destra, una stalla. Un pastore tedesco sonnecchia.
Lui parcheggia sulla strada e urla: «C’è nessuno?».
Dalla tenda verde del portone del rustico sbuca una vecchietta, da lontano sembra una pagnottella con un fazzoletto in testa e un grembiule bianco su una tunica a fiori.
«Buongiorno signora, le ho telefonato stamattina! Sono venuto per l’appello di Italia 1, quello del telegiornale. Ieri han detto che regalate dei gattini».
«L’appello di Studio Aperto?».
«Sì, lo seguo tutti i giorni».
La nonnina si avvicina con un sorrisone buono: «Bravo, oggi farai una buona azione. Di solito ci pensa mia figlia ai gattini, ma ora non c’è. L’ho mandata a prendere le uova d’oca da una vicina… Può aspettare che torni? Ci metterà un po’, perché ha appena preso la patente…».
Lui esita un secondo, cercando di non cambiare espressione: «No, signora, ho fretta…».
«Va bene, ti porto io a prenderlo. Che bravo ragazzo! Così salverai un gattino, altrimenti l’avremmo dovuto annegare. Bravissimo, ce ne fossero come te! Vieni, vieni con me nella stalla…».