di Marilù Oliva
Robert McCammon è nato a Birmingham nel 1952, e ha frequentato liceo e università in Alabama. Ha pubblicato diversi best-seller tra cui Gone South (1992), considerato il suo capolavoro. La sua fatica più recente, la trilogia Speak the Nightbird, The Queen of Bedlam, Mister Slaughter, è ambientata nel Seicento e ha come sfondo la caccia alle streghe. Gargoyle ha pubblicato quest’anno Mary Terror, entieroina che porta, nel soprannome, l’anticipazione del male. È una donna che semina terrore per quella sua mania dei bambini, accondiscesa deturpando bambolotti e sublimata attraverso il sogno malato — e irrealizzabile — di dare un figlio a Lord Jack, suo passato fidanzato, negli anni Sessanta leader del gruppo terroristico Storm Front. Da allora sono trascorsi vent’anni durante i quali si sono distrutti i loro sogni e i loro corpi. Mary rapisce un bimbo appena nato e il giallo della madre, Laura, che si lancia alla ricerca disperata della sua creatura, si incrocia con la follia disperata di Mary Terror.
In Mary Terror la tematica politica in sottofondo s’intreccia a quella individuale degli ideali infranti, che continuano a sopravvivere con la fragilità di chi è sempre sul punto di rompersi. Secondo lei che fine hanno fatto gli ideali rivoluzionari americani degli anni ’60?
Molti di quegli ideali purtroppo sono morti lungo la strada, ma molti altri sono sopravisssuti diventando elementi della società come il movimento di liberazione delle donne, il riconoscimneto dell’importanza dell’ecologia, la libertà sessuale e il bisogno sempre crescente di pace nel mondo per evitare la diffusione e l’uso di armi nucleari. Be’, forse quest’ultimo non è duranto così a lungo come avrei sperato visto che mi sembra che l’industria militare sia più forte adesso di quanto non lo fosse nel periodo del Vietnam e certo non ha imparato molto da quel conflitto se non come fare enormi mucchi di soldi…. cosa che comincio a pensare sia il nocciolo stesso della guerra…
D’altro canto anche la classe benestante, rappresentata da Laura e dalla sua famiglia, è ritratta nelle sue debolezze e spigolosità. Si può dire che la figura di Laura, trasformandosi da passiva ad attiva, si riscatti?
Assolutamente sì. Laura è un “manifesto ambulante” della liberazione femminile nel senso più autentico, in quanto è sempre stata ansiosa di servire un uomo e di essere una parte vitale della sua vita, e tuttavia si ritrova ad essere maltrattata dal marito; quindi si sente di poter riconquistare ciò che è suo di diritto… la sua propria vita, il suo posto e il suo scopo nel mondo.
Qual è stata la parte più difficile, nella stesura? E quale la più divertente?
Sai, nessuna parte è stata particolarmente difficile. I personaggi sono davvero nati per me e questo ha reso la scrittura non necessariamente più facile, ma più gratificante. È come se guardassi dentro una vita reale che esiste già da qualche altra parte, e la raccontassi. Non so se sia la più divertente, ma mi sono divertito a mettere insieme la sequenza nel parco dei dinosauri durante la bufera di neve, come una sorta di promemoria: il tempo di Mary era passato e non importava cosa lei facesse o in cosa credesse, non sarebbe mai stata capace di essere la stessa persona che era stata durante la giovinezza. Penso ci sia molta tristezza riguardo a Mary, davvero.
Mary Terror ha vinto il Bram Stoker Award. Cosa concorre al successo di un libro?
Penso che sia necessario operare su diversi livelli. Penso che debba avere una buona trama e personaggi in cui puoi credere. Deve avere una velocità/uno slancio in avanti, tuttavia una “storia” interessante. Deve avere buoni dialoghi. Deve dare qualcosa al lettore che il lettore non può prendere da nessun’altra parte. E penso debba avere una buona fine. Non necessariamente un finale felice, perché alcuni libri non lo garantiscono, ma penso che il finale debba sempre essere soddisfacente. E penso che il lettore dovrebbe sempre volere una pagina in più.
Ha fondato la Horror Writer Association, nata con l’esplicito obiettivo di dare dignità e riconoscimento alla letteratura di genere. Cosa risponde a coloro che ritengono la letteratura di genere di seconda categoria?
Direi che sono snob. Naturalmente, se si fa un sacco di soldi lo snobismo solitamente se ne va fuori dalla finestra. Ma lo snobismo è basato sull’inferiorità, e nella mia esperienza ho incontrato molte persone nel business delle pubblicazioni che travestivano i loro sentimenti di inferiorità con lo snobismo. Dico solo che ognuno dovrebbe scrivere il libro che vorrebbe leggere, non importa cosa sia.
Ha pubblicato tredici best-seller e molti racconti, è un autore di fama conclamata. Com’è negli Stati Uniti, la carriera di uno scrittore? E il mantenimento dello status di scrittore?
La carriera di uno scrittore negli USA, come in ogni paese, può andare su o giù, dipende dalla casa editrice, dall’editor, dal dipartimento del marketing, dal reparto delle promozioni, dall’economia generale e dall’umore del paese… e da molti altri fattori. Infatti, scrivere è molto come il gioco d’azzardo. Devi credere nella fortuna come nella tua abilità creativa. Poi, se le cose non vanno come volevi che andassero, devi avere il coraggio e la forza di ricominciare tutto di nuovo.
Progetti?
Oh, certo. Sto facendo una serie di dieci libri riguardo a un uomo, un detective a New York nel 1700, e la mia sfida è di rendere i libri divertenti da leggere, piacevoli, informativi, comici, misteriosi, eccitanti, in qualche modo violenti e qualche volta cupi, e anche creare un eroe che le persone possano ammirare e in cui possano credere. Ho anche finito recentemente quello che penso sia il migliore libro che abbia mai scritto, intitolato THE FIVE, che è ambientato nel 2008 ed è incentrato sull’ultimo tour di una rock band in lotta. Non è proprio un romanzo “horror”, ma ha degli elementi dark. Penso sia più un romanzo guidato dai personaggi, sebbene abbia alcune parti belle, avvincenti ed eccitanti.
Ci saluta con una breve citazione da Mary Terror?
Mary Terror chiuse i suoi occhi, e pensò di sentire il rumore del vento che fischiava attraverso le rovine.
Ho bisogno, pensò.
Ho bisogno.
Una singola lacrima scorse lentamente giù sulla sua guancia sinistra.
Ho bisogno di qualcosa da chiamare mio.