di Massimiliano Smeriglio
[Massimiliano Smeriglio è assessore alla Formazione e Lavoro della Provincia di Roma. Questo mese l’editore Voland pubblica il suo romanzo Garbatella Combat Zone, che ci pare molto interessante. Ne pubblichiamo un breve estratto. In appendice, la quarta di copertina, con un riassunto della trama e un profilo dell’autore. Una prima presentazione avrà luogo il 26 settembre al Palladium di Roma, con la partecipazione di Valerio Mastandrea.] (V.E.)
L’aereo partiva la mattina presto: Roma-Parigi; Parigi-Vancouver; Vancouver-Anchorage. Tre scali per arrivare in cima al mondo e per uccidere Valerio Natali. Come in un videogioco, appena effettuato il decollo da Fiumicino, la sua testa rimise a fuoco le vicende dei cinque anni in Chiapas.
Erano stati anni densi di avvenimenti, pieni di una dimensione nuova a cui Valerio non era abituato: l’essere insieme, sentirsi comunità. Una sensazione mai provata. La sua vita però continuava a svolgersi su due binari piuttosto divergenti: l’appoggio incondizionato agli indios insorti e il business del Pacifico.
A quest’ultimo era arrivato con una serie di dritte. Nel quartiere tutti conoscevano l’esistenza del Garbatella combat zone bar, gestito da Ivo Patriarca detto el Sarpe, il figlio più giovane del custode della scuola Cesare Battisti.
A San Cristobal Valerio passava gran parte del tempo a recuperare risorse, appoggi, materiali, medicinali e viveri da spedire nella Selva. Lo faceva con entusiasmo insieme a un gruppo di volontari internazionali, tra le mille trappole dell’esercito messicano e dei paramilitari. Nei fine settimana, che presto diventarono anche settimane intere, svolgeva la sua seconda attività al bar di Ivo, tra tornei di domino, la quiete della sabbia e il vento dell’oceano. All’inizio si era trattato di piccoli traffici di cocaina, che però iniziarono presto ad avere dimensioni maggiori. Intanto era diventato coordinatore delle attività a nord della capitale del Chiapas, un lavoro duro a contatto continuo con le ingiustizie e le violenze degli squadroni della morte. Le sue fughe sul Pacifico erano diventate proverbiali tra gli internazionali e gli indios zapatisti con cui aveva a che fare.
Con Ivo passava serate memorabili, e sul versante traffici il lavoro non mancava. I viaggi turistici da Roma al Pacifico di corrieri improvvisati si moltiplicavano, anche perché la tecnica di nascondere la coca nel tacco vuoto delle Dr. Martens funzionava
benone. Con la tecnica del tacco avevano battuto la concorrenza che ancora si contentava della indigestione di ovuli. “Le dolci uova di tartaruga sono sempre alla ricerca del mare, non puoi sapere con precisione quando si schiuderanno” ripeteva spesso el Sarpe ricordando l’attacco di dissenteria che gli era venuto in un aeroporto del Sudamerica qualche anno prima.
La mossa Dr. Martens era venuta in mente ad Ivo durante il soggiorno obbligatorio in una cella umida, in compagnia di scarafaggi, pidocchi e topi.
Questo corto circuito di vite faceva stare bene Valerio, il tema della coerenza lo svolgeva su un canovaccio tutto suo, incomprensibile ai più. In ogni caso, il continuo andare e tornare tra la selva e il mare ne consolidava la vocazione solitaria, la disponibilità a concedere a malapena brandelli di se stesso. Il sodalizio con el Sarpe dava i suoi frutti, i traffici crescevano come le ambizioni. Decisero di tentare il grande salto, provando ad entrare in relazione con quel che rimaneva della vecchia federacion dei narcos, che partendo dal Sinaloa aveva conquistato tutti i mercati messicani.
Una decisione impegnativa, presa sull’onda dell’entusiasmo, decisamente fuori scala rispetto al passo tenuto fino a quel momento.
E non bastava la lusinga del denaro, tanto e facile, a spiegare una accelerazione cosi improvvisa.
C’era qualcosa di più, che riguardava la visione delle cose e della vita, la leggerezza con cui a volte Valerio imboccava strade senza ritorno, ponti che ad un tratto non univano più un bel nulla. Ponti che, osservati dal di sotto, si trasformavano in tunnel senza fine.
Erano certi che Bill, il marine veterano della guerra a bassa intensità portata avanti dagli USA in appoggio ai Contras antisandinisti, li avrebbe aiutati in questa loro volontà di strafare. Bill gestiva un locale, a pochi chilometri da quello di Ivo, l’Hanoi bar. Per tenere fuori il Garbatella combat zone bar dall’operazione e da attenzioni indesiderate, decisero d’inscenare una lite. Da quel momento il sodalizio tra i due si sarebbe ufficialmente rotto, perchè Valerio voleva mettersi in proprio, come ripetevano al mondo intero. Sulla carta l’operazione era semplice. Prendere in consegna cocaina per il valore di un milione di dollari dalla federacion e farla arrivare in Italia con il metodo Dr. Martens. Il passaggio delicato era costituito dall’assenza di quel denaro, quindi avrebbero dovuto convincere il pasador, il rappresentante dei narcovaqueros per il Pacifico, a dar loro la roba a prestito. Interessi esosi compresi. Valerio incontro l’uomo della federacion grazie a Bill, che faceva lo stesso mestiere a cui si era candidato Valerio. Si raggiunse un accordo: i narcos avrebbero fornito l’equivalente del milione di dollari in coca, un volume d’affari di sei milioni. Ai narcos sarebbe andata metà dell’utile, circa un milione di dollari, piu gli interessi del 30%, altri centocinquantamila dollari. La restituzione del denaro sarebbe dovuta avvenire a sei mesi dalla consegna della coca. A Valerio sarebbe rimasto in tasca il restante milione di dollari di utile, da dividere con Ivo. Inutile dire che, se dopo sei mesi non avesse ridato indietro quello che doveva, Valerio sarebbe stato un uomo morto.
Per circa tre mesi le cose andarono nel migliore dei modi, Valerio seguiva in maniera paranoica i consigli di Bill su chi, dove e come far viaggiare tra la costa del Pacifico e Roma. Poi, la notizia inattesa e drammatica del peggioramento delle condizioni di salute del nonno e il viaggio in Italia.
La sua assenza fece da detonatore alla stupidita dei coatti pendolari. Due corrieri romani furono arrestati, il giochetto smontato. I narcos pretendevano di rientrare dall’investimento così come pattuito, ma Valerio era bloccato a Roma. Il tempo per la riconsegna era terminato, Valerio venne condannato a morte. In assenza di quello che consideravano il principale responsabile, la vendetta dei vaqueros del Sinaloa si concentro sui suoi amici: Ivo e la comunità indios a cui Valerio teneva tanto.
Il Garbatella combat zone bar venne raso al suolo. Ivo detto el Sarpe salvò per puro caso la pelle e fu costretto a cambiare aria, fuggendo in Costarica. Gli indios di San Miguel divennero manodopera a costo zero. Il prezzo della loro liberazione fu fissato nel pagamento di un riscatto che valeva, tra coca invenduta e interessi, una cifra in pesetas astronomica. Una tragedia che Valerio non aveva avuto la forza e il coraggio di affrontare immediatamente. Ora, dopo anni da quei fatti, era pronto a saldare i conti e risarcire i danni.
IL LIBRO Valerio, trentenne precario, si porta dentro filamenti di memorie acide, inquietudini capaci di trasformarlo in un lupo solitario attratto dal profumo del sangue. Le storie della sua famiglia e quelle del quartiere si intrecciano con le velenose lusinghe del Garbatella combat zone, con violenze e rapine, ferite e tradimenti. Il sogno di un Messico idealizzato e poi perduto tra le nebbie del narcotraffico torna a essere una meta, un approdo dove ricominciare prima che sia troppo tardi. Una fuga rocambolesca, un viaggio senza ritorno. Ma il passato non si può cancellare tanto facilmente, e soprattutto nulla è mai come appare.
L’AUTORE Massimiliano Smeriglio vive e lavora a Roma. Ha pubblicato saggi e articoli sulla politica, il sociale, la città e la cittadinanza, fra cui Se Henry Ford avesse risposto al telefono (Magma edizioni, 1999), Città comune, autogoverno e partecipazione nell’era globale (Deriveapprodi edizioni, 2006), Walter ego. Gli anni del principato romano (Liberazione edizioni, 2007). Collabora con la rivista Loop — culture linguaggi e conflitti dentro l’apocalisse.