di Alberto Prunetti
La banda del racconto, Vittoria! Malinconica e avventurosa vita di Pietro Rossi, garibaldino (Davide Ghaleb Editore, Vetralla, 10 euro)
Vittoria! è un curioso fumetto dedicato a un garibaldino dimenticato: Pietro Rossi (Viterbo 1820 — Castel Giorgio, Orvieto 1876), unico viterbese ufficialmente incluso fra i Mille dello sbarco di Marsala. Scrivo “curioso” perché il fumetto – frutto della dinamica collaborazione creativa di Antonello Ricci (testi) e Alfonso Prota (fumetti), sodali nella Banda del racconto – incrocia in maniera straniante una moderna tecnica di narrazione fumettistica con un testo che volutamente gioca con connotazioni antiquate e arcaiche. Il risultato è avvincente.
Innanzitutto la forma grafica del significante, collegata ai fumetti di supereroi americani nello stile della DC Comics ma ibridata nell’impianto delle pagine col reportage a fumetti. Tavole bellissime, che esprimono la capacità del disegnatore di raccontare per immagini. Poi i testi, che giocano con la citazione arcaizzante, con debiti espliciti con l’antistoria del risorgimento raccontata da Luciano Bianciardi in Daghela avanti un passo! e in La battaglia soda, ispirata a sua volta ai Mille del Bandi.
Tutto questo per raccontare la vicenda di un garibaldino fantasma, dimenticato dalla toponomastica istituzionale viterbese e finanche dagli eruditi locali (quelli che non dimenticano mai nulla): Pietro Rossi! Chi era costui?
Sposato con nove figli, Rossi fu caffettiere nel quartiere di San Luca a Viterbo, ma soprattutto, nei verbali di polizia pontificia, “pregiudicato repubblicano” già dal 1849. Il suo nome compare nella lista ufficiale dei Mille, qualificato come viterbese. Ma le carte d’archivio non dicono quasi altro. E anche nella sua città, dove visse e operò almeno fino al fatidico maggio 1860, di questo sovversivo antipapalino si è persa ogni memoria. Non una lapide, non una via.
Gli autori della banda del racconto si sono allora cimentati con questo simulacro d’eroe e l’hanno riempito con gli echi di letture bianciardiane e marveliane, ricostruendo, per via indiziaria e sentimentale, l’avventurosa e malinconica biografia di un fantasma, delle sue sconfitte e delle sue utopie, tra persecuzione papalina e delusioni postunitarie, contaminando fantasiosamente gli esigui documenti d’archivio con altre fonti d’epoca (storiche e letterarie, fotografiche e pittoriche).
Risultato che lascia affascinati e sorpresi, soprattutto per la vena grafica del Prota e per le vicende evocate dagli autori, abili a costruire una biografia romanzata con le poche tracce lasciate da questo supereroe condannato all’invisibilità. Cito, tra gli echi che rimbalzano nel fumetto, la storia del sigaro mozzato, il mezzo garibaldino tanto caro a intere generazioni di fumatori, di cui si tenta una genealogia fittizia ma sentimentale, e un attacco di rima estemporanea che il Ricci affida all’invettiva di Pietro Rossi ma che in realtà è l’unica testimonianza di poesia in ottava di Luciano Bianciardi:
“Ai clericali non darem già ferro,
Né piombo, né metallo alcuno pretto,
Perché questi tormenti, s’io non erro,
Son privilegio d’un nemico schietto.
Sterco di vacca tocchera a’ birboni,
A’ preti e frati e simile lordura,
A’ tartufi, a’ codini ed a’ malvoni,
E si largheggi pur nella misura…”
[Vittoria! è ordinabile contattando l’editore: www.ghaleb.it] A.P.