di Marilù Oliva
Due libri, uno stesso tema affrontato diversamente: Il profumo della cannella e Amori senza diritti, storie di coppie omosessuali con figli
È un romanzo di passioni in notturno “Il profumo della cannella” (Castelvecchi, collana Narrativa, 2010, euro 15) di Samar Yazbek, autrice siriana classe 1970, già studiosa di letteratura araba poi giornalista e sceneggiatrice. La vicenda ruota attorno a due protagoniste, due mondi contrapposti che si rispecchiano negli spazi d’origine: i quartieri poveri di Alia, cameriera conturbante, e le zone alte della sua ricca padrona, Hanan Al Hashemi.
Il libro comincia con un tradimento, quando la signora scopre la sua serva Alia, compagna di mille notti all’insegna dei sensi, strusciarsi sul corpo nudo di suo marito. Adirata la caccia di casa e la conseguenza di questo gesto scandisce la successione temporale dei diciotto capitoli, con un presente alternato a flashback. I ricordi sono le parti più intense, le donne hanno trascorsi diversi ma convergenti verso il medesimo diniego della figura maschile, sia che questa svapori nella debolezza flaccida del marito di Hanan, sia che si demonizzi nell’autoritarismo bieco e selvaggio del padre di Alia.
Prima che il tradimento svelato faccia precipitare i loro destini, quando ancora le ombre le proteggevano sotto lo stesso tetto, le protagoniste si svestivano nel segreto delle stanze padronali, liberandosi dei veli e dell’esteriorità, palesandosi nella più scandalosa essenza, anche se la signora non si denudava mai del tutto: “Era impossibile sapere cosa nascondesse al suo interno quella donna, capire cosa le facesse indossare ogni volta maschere diverse, maschere mostruose che terrorizzavano Alia anche in sogno. Hanan sembrava posseduta da un demonio: nel letto era un’altra persona, diventava una ragazzina dagli occhi sognanti che brillavano come stelle, con le membra rilassate era una bimba obbediente in balia delle mani di Alia”. Hanan conosceva bene la sua cameriera, l’aveva accolta quando questa era poco più che una bambina, le aveva insegnato a pulire, a lavare, l’aveva edotta al piacere in lunghe sedute estenuanti mentre in sottofondo ambienti d’un oriente contemporaneo si attenuavano tra i vapori dell’ hammam e gli odori damasceni: “Le dita provocano piaceri diversi. Le tue sono esili e ruvide, ma sono belle. Conosci le mie dita? Si esauriscono là dove ha inizio la passione. Quando crescerai, capirai com’è possibile essere sola nel mezzo del piacere”.
Il profumo della cannella è la metafora del piacere al femminile: i bastoncini aromatici immersi nel tè, le atmosfere nebulose d’attesa e di abbandono estatico. Lo stile delicato, a tratti fiabesco, i vissuti rivisitati con la sfumatura della memoria, l’erotismo diffuso e mai direttamente esploso, conferiscono al romanzo un morbido andamento ondulare.
Prima di scrivere “Amori senza diritti, storie di coppie omosessuali con figli”, (Zona Editore, collana storie Vere, 2010, euro 15), Mimma Scigliano, giornalista, collaboratrice freelance del settore comunicazione e addetto stampa, ha raccolto testimonianze di coppie omosessuali che hanno deciso di portare avanti lo status di una famiglia intesa come “nucleo composto da persone che si amano”. Persone che, al di là di ostruzionismi burocratici, intoppi moralistici e pregiudizi, hanno progettato una vita in comune, un futuro e, soprattutto, dei figli. E il progetto — grazie alla fatica e alla dedizione – è andato in molti casi a buon fine: “In Italia i figli di coppie omosessuali sarebbero circa centomila. Sono genitori un gay o una lesbica su 20, e almeno il 50% delle coppie omosessuali vorrebbe un bambino. Una realtà che questo libro ci aiuta ad avvicinare e conoscere, oltre ogni pregiudizio e tabù”.
L’opera è divisa in due parti più un epilogo: la più corposa è la prima, in cui si susseguono otto storie reali, tra cui quella di Lili e Stella, che oggi vivono con la loro bimba. Seguono Laura e Marilena, la prima portiere e la seconda centrocampista di calcio femminile, mamme del piccolo Flavio. E Massimo e Giovanni, approdati fino in California per diventare padri di due gemelli. Luca e Francescopaolo, ancora in attesa. E così altre coppie gay, ciascuna col carico di rifiuti ricevuti e con la lunga lista di ostacoli superati, nonché con gli interrogativi su un futuro privo di diritti, come spiega Ilaria, compagna di Antonella: “Le nostre famiglie sono diverse perché non sono riconosciute dallo Stato italiano. Le conseguenze negative di questo fatto sono diverse, ma la peggiore è che se io dovessi morire, io che sono mamma biologica di nostra figlia, nessuno ci può garantire che nostra figlia sia affidata all’altra sua mamma. Questo significa che se nostra figlia dovesse perdere me, rischierebbe di perdere anche l’altra sua mamma.”