di Alessandra Daniele
– La Costituzione garantisce libertà di parola. – Esordisce il ministro – Purtroppo però, nella sua obsoleta vaghezza, non specifica di quale parola. Ciò ha consentito negli anni davvero tanti, troppi abusi. Il nostro governo ha deciso di porre fine a questa confusione, a questo lassismo, a questo inaccettabile vuoto legislativo indegno di un paese civile. La libertà di parole associate al crimine, cioè parole come corruzione, estorsione, pedofilia, tortura, non verrà più consentita.
– Cioè nessuno potrà più usarle? – chiede il giornalista.
– Ne verrà permessa una modica quantità per uso privato – concede il ministro – ovviamente nessuna brava massaia verrà perseguita per aver detto nella cucina di casa sua ”lavare i piatti è una vera tortura” – il ministro sorride alla telecamera – però l’uso delle parole di chiaro stampo criminale sarà severamente vietato in tutti i luoghi pubblici, e naturalmente in tutte le pubblicazioni, le affissioni, e le trasmissioni.
– Compresi quindi giornali e Tg?
– Naturalmente. Il governo intende porre fine alle strumentali persecuzioni scandalistiche perpetrate dai media – il ministro s’infervora – persecuzioni non certo effettuate nell’interesse del cittadino, come si millanta. Non è di certe notizie che il cittadino ha bisogno, ma di altre davvero vicine ai suoi problemi e alle sue esigenze quotidiane: se farà caldo d’estate, se farà freddo d’inverno, se il gelato può essere considerato una colazione completa, se esistono impermeabili firmati anche per cani di grossa taglia.
– Quindi non sentiremo mai più certi termini?…
– E’ il nostro obiettivo. Anche nei film e nelle serie televisive saranno coperti da un bip in fase di doppiaggio.
– Quali sono le sanzioni previste per chi nomina uno dei reati suddetti?
– Le stesse previste per chi lo commette. Un’idea in linea col nostro impegno per la Semplificazione – il ministro sorride compiaciuto – In caso le definizioni illegali alludessero alla criminalità organizzata, verrà applicata l’aggravante per associazione di stampo mafioso.
– Il divieto riguarderà anche i magistrati?
– Certamente.
– E il fatto che dovranno perseguire reati di cui non possono più scrivere il nome non rischierà di rallentare la loro attività? – Azzarda il giornalista.
– Al contrario! – Sbotta il ministro in tono indignato – Con l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, i magistrati potranno smettere di perseguire quei reati, per concentrarsi finalmente su quelli che creano davvero allarme sociale: immigrazione, e ambulanza.
– Ambulanza?..
– Vendita ambulante.
– Quando entrerà in vigore la legge?
– Secondo la procedura d’iperurgenza creata dal nostro governo per snellire l’iter legislativo, è entrata in vigore proprio adesso, appena m’è venuta in mente. La sua applicazione comincerà esattamente fra – guarda l’orologio – tre… due.. uno…
Il giornalista si gira verso la telecamera
– Da questo momento – annuncia – tutti i termini associati al crimine sono ufficialmente banditi.
Un poliziotto gli strappa il microfono, e lo ammanetta.
– Perché? Cos’ho detto?
– Quella parola – risponde il poliziotto – Secondo la lista appena consegnatami dal signor ministro, è illegale usarla in presenza del signor ministro, o di chiunque altro al governo.
– Quale parola?
– Banditi – dice il poliziotto. Il collega alla sua destra ammanetta anche lui.
Il ministro sogghigna.