[Si è aperto il 28 maggio e si chiuderà il 6 giugno il Festival Sociale delle Culture Antifasciste di Bologna, un evento autoprodotto da centri sociali, associazioni, collettivi, realtà culturali e singoli individui che si riconoscono nei valori dell’antifascismo. Chi partecipò all’edizione del 2009 rimase impressionato dalla quantità degli eventi, dall’alto livello dei dibattiti, dalle mostre e performances teatrali, cinematografiche e musicali, ma soprattutto dalla perfetta organizzazione e dall’affluenza di migliaia di giovani. Quest’anno il festival ha un programma addirittura più ambizioso e raddoppia la sua durata. Lo segnaliamo con un comunicato ufficiale degli organizzatori e con un articolo del Nodo Sociale Antifascista di Bologna sul revisionismo relativo alla strage del 2 agosto 1980. In coda tutti i link utili.]
Bologna – Quest’anno il festival raddoppia in durata per dare spazio a un vasto programma di iniziative: dibattiti, presentazioni di libri, fumetti, progetti, film e documentari, laboratori, reading, spettacoli di burattini e di teatro, musica e concerti.
La programmazione del festival si articola intorno a “filoni tematici” che toccano questioni controverse o poco note della nostra storia “recente” (la prima formazione antifascista degli Arditi del popolo, la questione jugoslava e la vicenda delle Foibe, il processo per l’eccidio di Monte Sole 62 anni dopo etc..) fino a entrare nel vivo dei principali temi di attualità politica e sociale: la questione casa, la sicurezza sul lavoro, i Migranti e le vicende di Rosarno, le navi dei veleni e gli appalti per il ponte sullo stretto, la gestione dell’emergenza all’Aquila e le vittime dello violenza di stato, da Stefano Cucchi a Federico Aldovrandi, da Stefano Frapporti ad Aldo Bianzino e Giuseppe Uva.
Ma si parlerà anche di informazione indipendente e mainstream, di mafia e di crisi della democrazia, di movimenti neofascisti e nuove destre, del fenomeno lega, del fenomeno neofascista in paesi come la Grecia, l’Inghilterra e la Germania con invitati di movimenti antifascisti dai rispettivi paesi, di intreccio tra antifascismo, antisessismo e lotte anti-omofobiche… e si presenteranno progetti come Nomadica, festival di arte e cinema, un circuito di distribuzione dal basso, una rete di ricerca nel campo delle arti cinematografiche, o come quello di Archivi della resistenza, Circolo Edoardo Bassignani (MS), e del loro lavoro di ricostruzione delle pagine più significative della Lotta di Liberazione nelle province di Massa Carrara e La Spezia, della realtà e del lavoro dell’Associazione culturale Pulitzere di YouCapital, una piattaforma web – la prima che è partita in Italia – per il sostegno del giornalismo investigativo; del progetto Storie in movimento e della rivista Zapruder, che ha avuto l’adesione di oltre trecento tra storici accademici e giovani studiosi con la presentazione in anteprima del nuovo numero (22) dedicato al tema della “etnicizzazione del sociale”.
Il festival si sposterà in città in diverse occasioni:
Il 2 giugno, con la parata delle bande partigiane con Banda Roncati (Bo), Titubanda (Rm), Fiati sprecati (Fi), Concabanda (Vt) e altre in attesa di conferma. Percorso: partenza ore 15 da piazza dell’Unità, corteo lungo via Matteotti, via Indipendenza, arrivo piazza del Nettuno sotto il Sacrario dei caduti alle ore 18, permanenza in piazza del Nettuno dalle 18 alle 19, rientro al parco di viale Togliatti.
Il 3 giugno, con iniziative in città distrubuite in oltre 10 luoghi diversi, dalla Scuola di pace di Monte Sole (presso la scuola di pace) alla sala d’attesa della stazione ferroviaria di Bologna (con Daniele Biacchessi
e Tiziana de Masi), passando per Via del Pratello (al Piratello), Via Mascarella (alla Libreria Modo Infoshop e al Bar L’Ortica), via Rialto (Betty&Books), Porta S. Stefano (Atlantide), Via Riva Reno (Ass. La Barberia), Via Barontini (Baracca Bar), Via Giuriolo (scuola popolare di musica Ivan Illich) ecc…
Sempre il 3 giugno si svolgerà anche un’iniziativa sulle culture sportive antifasciste, antisessiste e antirazziste che partecipano al meeting antifascista, con un appuntamento al PalaDozza, per far vivere Bologna con performance sportive, esibizioni e allenamenti collettivi, all’insegna dell’aggregazione sociale, dello scambio culturale, contro ogni discriminazione sessuale e razziale.
Il 4 giugno con l’iniziativa MEDIA & CONFLITTI
Quando il mediattivismo attraversa il mainstream, al Cinema Lumière, in collaborazione con la cineteca di Bologna. Con la partecipazione di Manolo Luppichini, Maurizio Torrealta ed Emilio Del Giudice.
h 20:00 Cinema Lumière, Via Azzo Gardino 65 (Bo).
Tutte le iniziative sono ad accesso libero e gratuito e sono state costruite grazie alla collaborazione e alla disponibilità di singoli, associazioni, gruppi teatrali e musicali, istituti storici, reti e centri sociali, collettivi e organizzazioni antifasciste, antirazziste di Bologna e altre città.
Il festival è completamente autofinanziato e auto-organizzato, ed è reso possibile dalla collaborazione volontaria di quanti hanno lavorato in questi mesi alla sua costruzione, e di quanti hanno dato gratuitamente la propria disponibilità portando il loro contributo di iniziative e spettacoli all’interno del programma.
Il 5 Giugno, dopo le 23.30 al Laboratorio Crash con Serata di musica Punk-hardcore-crossover-drum&bass-jazzcore al Crash
– Apertura ore 22.00
– Inizio concerti ore 23.00
– Chiusura ore 3.00
Dove: Laboratiorio Crash, via della Cooperazione 10 – Bologna
PER UN 2 AGOSTO CONTRO OGNI REVISIONISMO
del Nodo Sociale Antifascista
Non è davvero difficile capire quanto, in questi ultimi anni, lo slogan bipartisan della “memoria condivisa” sia stato un eufemismo per manipolare e demolire la memoria collettiva.
Oggi si sa molto della stagione dello stragismo neofascista. Sappiamo persino di che colore era l’auto con cui fu portata la bomba in Piazza Fontana il 12 dicembre 1969. Conosciamo i nomi degli esecutori materiali della strage di Piazza della Loggia e di quella del 2 agosto 1980.
Sappiamo anche che quasi tutti gli stragisti sono riusciti a farsi assolvere, o a ritornare in libertà, grazie a prescrizioni, coperture, complicità, favoritismi, polveroni mediatici. Oppure sono riparati in dorate residenze all’estero: il generale Gianadelio Maletti in Sudafrica, i neofascisti Delfo Zorzi in Giappone, Giovanni Ventura in Argentina, ecc.
Ogni 12 dicembre i giornali scrivono che quella di Piazza Fontana sarebbe «una strage senza colpevoli», quando invece i processi hanno stabilito senza ombra di dubbio precise responsabilità e assolto però gli assassini neofascisti: Zorzi, Freda, Ventura e altri militanti di «Ordine nuovo».
Ogni 2 agosto i giornali si interrogano sulla colpevolezza di Mambro e Fioravanti esibendo fantomatiche «piste alternative» imbastite sul nulla, senza che vi sia alcun elemento nuovo, con esercizi di fantasia contraddittori e offensivi.
È una tecnica manipolatoria che da anni si esercita con grande fervore anche sulla strage del 2 agosto 1980. Prima è stata la volta della famigerata, fumosissima “pista palestinese”: o un’azione di rappresaglia per l’arresto in Italia di tal Abu Saleh Anzeh, oppure un incidente durante il trasporto di una grossa quantità di esplosivo. Peccato che le due ipotesi siano solo bugie con le gambe cortissime: Saleh Anzeh non fu rilasciato il 14 agosto 1980, ma due anni dopo; e l’esplosivo T4 — un esplosivo militare — non può esplodere senza innesco e nessuno lo trasporterebbe innescato se non per farlo esplodere.
Così, in mancanza di meglio, nel 2009 è tornato di moda Carlos “lo sciacallo”, presentato dai giornali come “il più feroce terrorista di tutti i tempi” o “il più famoso e sanguinario terrorista del mondo” a fronte dei poveri “innocenti” Mambro e Fioravanti, quando invece le vittime del primo sono qualche decina e quelle della coppia neofascista sono nell’ordine delle centinaia (la loro è una lunga carriera da assassini e stragisti già prima del 2 agosto 1980). Secondo Carlos — nemico degli Stati Uniti e di Israele nonché bugiardo incorreggibile — la strage di Bologna sarebbe stata fatta dai servizi segreti statunitensi e israeliani per addossarla ai palestinesi e rompere quei margini di tolleranza di cui godevano in Italia. Un piano così abile ed efficace che in quegli anni nessuno pensò di addossare la strage ai palestinesi! Comunque sia, si tratterebbe di una smentita della “pista palestinese”, fermamente sostenuta da Cossiga, Alemanno, Enzo Raisi & C.
Come in un romanzo di quart’ordine, pare insomma che il 2 agosto 1980 la stazione di Bologna brulicasse di spie, terroristi, trafficanti d’armi e tipacci d’ogni risma. Anzitutto c’era Thomas Kram che dormì nella notte fra l’1 e il 2 agosto all’Hotel Centrale di Bologna, si registrò con il proprio nome e cognome, ed era un personaggio conosciuto e controllato dalla polizia italiana. Pare fosse esperto nella falsificazione di documenti e non di esplosivi (come scrivono caparbiamente i giornali ogni anno). E apparteneva a certe “Cellule rivoluzionarie” e non al gruppo del sopracitato Carlos. Poi pare ci fosse un’altra terrorista, tal Christa-Margot Frohlich che “sarebbe stata vista”, forse, all’Hotel Jolly di Bologna l’1 agosto 1980. Ovviamente la preziosa testimonianza viene fuori adesso: il tempo è galantuomo. Poi c’erano palestinesi, agenti della CIA e del Mossad, “sciacalli” vari. Basta moltiplicare gli enti senza il minimo indizio e senza alcuna logica, e la storia diventa un balletto dove tutto è possibile: è il revisionismo della moltiplicazione immaginifica. Di fatto, qualsiasi cosa va bene, anche la più incredibile, pur di far dimenticare che i mandanti stavano verosimilmente ai piani alti dello Stato.
Analogamente, nel macchinoso volume Il segreto di Piazza Fontana, Paolo Cucchiarelli l’anno scorso ha sostenuto che per la strage di piazza Fontana erano necessarie due bombe: una anarchica e una fascista, poste nello stesso luogo, una sopra l’altra. Basta sovrapporre la realtà accertata (la bomba fascista collocata da Ordine Nuovo) e l’irrealtà fantasiosa (l’immaginaria bomba anarchica) per rendere pienamente manipolabile — o quantomeno sempre più evanescente — la verità storica.
Quest’anno, per il consueto depistaggio sul 2 agosto, i postfascisti al governo cercheranno di inventarsi l’ennesima “pista internazionale”.
Così ora c’è un gran fervore di magistrati intorno alle presunte “rivelazioni” della Commissione Mitrokhin e alle carte provenienti da Germania Est, Ungheria, Grecia, ex Cecoslovacchia… Negli archivi ex-comunisti, dove la Stasi e altre polizie segrete fabbricavano dossier buoni per tutti gli usi, si vorrebbe trovare un qualche pezzo sbrindellato di carta, una nota spese, uno scarabocchio che supporti le fantasie autoassolutorie dello Stato.
Di recente, anche Giorgio Napolitano si è unito al coro dei revisionisti sulla strage del 2 agosto: «Le ombre e i dubbi che sono rimasti, hanno stimolato un nuovo filone di indagine, dagli sviluppi imprevedibili».
Oggi lo Stato ha bisogno di «sviluppi imprevedibili» e di celebrazioni generiche di «tutte le vittime del terrorismo» per far dimenticare che lo Stato stesso ha avuto un ruolo attivo nel promuovere la «strategia delle stragi» e ha poi sempre mantenuto un atteggiamento opaco e reticente impedendo in ogni modo l’accertamento della verità.
Da ogni parte oggi si cerca di manipolare e negare quella che è un’evidenza difficilmente confutabile: la «strategia della tensione» fu di «matrice neofascista» e di regia istituzionale. Una lunga, incalzante serie di stragi indiscriminate (Piazza Fontana, il treno Freccia del Sud, Peteano, la Questura di Milano, Piazza della Loggia, il treno Italicus, la Stazione di Bologna…) fu portata avanti da uomini degli apparati più coperti dello Stato e da neofascisti da essi personalmente organizzati, indirizzati, finanziati e protetti. Lo scopo era quello di promuovere con la violenza un clima di paura e smarrimento per scoraggiare e sconfiggere le lotte operaie e le proteste sociali.
E fin dal principio lo stragismo fu neofascista, come confermò già la condanna definitiva di Freda e Ventura per le bombe del 1969 pre-piazza
Fontana: attentati per i quali alcuni anarchici erano già stati condannati e sarebbero stati incastrati se a Treviso il giudice Stiz, nel
1971-1972, non avesse riportato gli accertamenti sulle prove di fatto.
A lungo preparata, anche la strage di Bologna fu uno di questi capitoli e la sua verità storica non può essere staccata dalla storia dello stragismo neofascista e dei suoi appoggi istituzionali di ieri e di oggi. Dimenticare la specificità delle stragi di Stato pare diventato ormai un obbligo istituzionale a cui nessuno più si sottrae. Dopo il revisionismo su fascismo e Resistenza, il revisionismo sul neofascismo stragista è un passo decisivo sulla via di un totalitarismo aggiornato alla contemporaneità.
Per questo crediamo che il 2 agosto non si tratti solo di ricordare come ogni anno la strage neofascista, ma anche di preparare — a trent’anni da quell’evento doloroso — un corteo nazionale contro ogni revisionismo che sappia smascherare le operazioni ideologiche di manipolazione della memoria. Se e come questo corteo debba seguire, sovrapporsi o contrapporsi a quello “ufficiale”, è decisione che spetta a chi intende costruirlo e promuoverlo.
Riteniamo altresì che il luogo più adatto di discussione, riflessione, elaborazione di materiali informativi, possa essere il Festival Sociale delle Culture Antifasciste programmato a Bologna dal 28 maggio al 6 giugno. Il Festival ci pare infatti un’occasione da non sprecare assolutamente per tessere relazioni e plasmare progettualità comuni che possano poi dare frutti, creando spazi di agibilità collettiva per tutto il resto dell’anno.
Dimenticare la storia vuol dire condannarsi a subirla di nuovo. Non c’è memoria senza la lotta per un mondo più giusto!
LINK UTILI:
Il sito ufficiale del festival, con programmi, comunicati e indicazioni per raggiungerlo.
L’archivio dell’edizione 2009.
La presentazione del festival su Indymedia Emilia Romagna.