di Alessandra Daniele
– Vostra Maestà Imperiale, c’è rimasto ancora qualche sparuto gazzettiere che si rifiuta di osannarvi.
– A morte.
– Maestà, non è possibile per il momento.
– Ma mi danno fastidio! – sbuffa l’Imperatore.
Il Ciambellano sembra mortificato.
– Avete ogni ragione, Maestà, ma avete anche un accordo col Pontefice: niente esecuzioni per motivi laici durante la Quaresima. Solo roghi di eretici, e chierichetti chiacchieroni.
– Non posso ancora decapitare i gazzettieri? Beh, allora mozzategli la lingua.
– Anche alle donne?
– No! Alle donne mozzate… – l’Imperatore esita – sto cercando un pezzo del corpo femminile che non mi serve.
– Il cervello – sogghigna il Ciambellano.
– Non dire assurdità, le femmine non hanno il cervello!
Ridono.
– Come prosegue la stesura del Codice Unico delle Leggi Imperiali?
– Benissimo Maestà.
– Ma perché ci vuole tanto? Dev’essere composto d’un solo articolo: ”Sua Maestà Imperiale può fare quel cazzo che vuole, e nessun suddito gli deve rompere i coglioni”. Quanto ci mettono quegli amanuensi pipparoli a miniare questa semplice e incontrovertibile sentenza?
– Non è stato quello a richiedere tempo, bensì la distruzione totale e sistematica di ogni precedente codice, legge, decreto, regolamento, e contratto di convivenza civile. E’ stato un processo elaborato, ma ormai è praticamente concluso.
– Quella parola!… – L’Imperatore contorce il viso in una smorfia – Nessuno deve mai osare pronunciarla al mio cospetto!
– Quale? Proc… oh, perdonatemi Maestà! – il Ciambellano si inchina fino a terra.
– Alzati – sbuffa l’Imperatore – in quella posizione davanti a me voglio vedere solo femmine, non sono mica il Pontefice!
Ride.
– A proposito, è arrivato il carico di bionde del lunedì?
Il Ciambellano si rialza – Certamente Maestà.
– Allora togliti dai coglioni, e mandamele, che ho altro da farmi leccare, oltre il culo! – Ride.
Il Ciambellano esce camminando all’indietro.
Appena fuori dalla stanza sbuffa, si toglie i paramenti colorati.
Si infila una gicca grigia.
Un uomo in doppiopetto gli si avvicina.
– Come sta il vecchio?
– Completamente andato.
– Bene. E’ esattamente così che ci serve.
L’uomo con la giacca grigia guarda l’orologio.
– Mandagli le solite puttane, io per oggi stacco.
– Il nostro vero lavoro comincerà quando lo rimpiazzeremo – sospira l’uomo in doppiopetto – ci acclameranno come liberatori.
Dalla sala del trono, l’Imperatore li guardia sullo schermo di sorveglianza, accennando un sorriso da squalo.
– Ma continuerete comunque a lavorare per me.