di Alessandra Daniele
– Presidente, è arrivato il furgone.
L’anziano capo di Stato sospirò, osservando con aria triste i commessi del Quirinale scaricare le casse coi decreti da firmare.
– Aumentano ogni giorno..
– Ma no, Presidente, oggi sono solo una dozzina di casse – disse il segretario – su, inserisca la mano nell’autosig, che io carico il serbatoio.
Il segretario aprì la prima cassa, e cominciò a stipare mucchi di fogli A4 in quella che sembrava una voluminosa fotocopiatrice. Il Presidente infilò la mano in un intrico di forcelle e anelli metallici inserito sul ripiano della sua scrivania. Il dispositivo scattò, bloccandogli le dita nella posizione dello scrivano. Il segretario ci inserì una penna.
– Cominciamo con questi, che sono i più urgenti.
– Perché? – Chiese il Presidente.
Il segretario sorrise.
– Ma lo sa! Non l’avrà dimenticato di nuovo, vero? Magistratura e codici sono stati aboliti perché obsoleti, quindi ogni giorno il governo deve emettere abbastanza decreti legge per regolare tutte le principali controversie legali del paese. E’ una faticaccia, sa? – Continuò col tono che si usa per i bambini piccoli – Lei ne fa la parte più leggera, è solo il Garante, non deve neanche muovere le dita per firmare, gliele muove l’autosig!
La macchina cominciò a sfornare fogli A4 sulla scrivania del Presidente, alla velocità d’una contasoldi. L’intricata morsa metallica che stringeva la mano del Presidente cominciò a farle produrre una frenetica serie di firme.
– Ahia…
– Fa male? Troppo veloce? Mi dispiace Presidente, resista, il clan dei Castrignani deve ottenere subito tutti gli appalti, le amnistie, e i condoni che ha chiesto, o stasera diserterà il megaparty del premier, e le ragazze sono già pagate. E poi domani si vota, le liste governative che non sono state presentate in tempo devono ottenere la consueta vittoria a tavolino con il settanta per cento di voti di default.
La macchina accelerò. Sempre più veloce. Poi si bloccò di colpo, con uno sfrigolio sordo. Le luci si spensero.
– E’ morto. Fulminato – disse il medico del Quirinale. esaminando il cadavere del Presidente – la morsa metallica ha trasmesso alla mano la scarica del cortocircuito. Il salvavita non è scattato in tempo per salvare la sua. Aveva già il cuore debole.
– Come facciamo adesso? – Chiese il segretario – Questi decreti devono assolutamente essere firmati entro stasera!
– Il motore è a posto – disse il tecnico, sbucando da dietro la macchina dei decreti – E anche il processore. Ho sostituito i fusibili, funziona di nuovo.
Il medico e il segretario si scambiarono un’occhiata. La mano del Presidente, rimasta bloccata nella morsa, reggeva ancora la penna.
– Riaccenda – disse il segretario – finiamo il lavoro.