di Alessandra Daniele
La caratteristica principale del pianeta Pandora è quella di essere una versione wetware di Facebook, cioè un social network vivente, al quale sono connessi anche bestie e vegetali, proprio come Facebook.
L’argomento più discusso in rete a proposito del faraonico Avatar però non è questo, né la magnificenza della CGI contrapposta all’avvilente banalità della trama, e nemmeno lo schematico sottotesto politico, che mescola una pur lodevole critica al tradizionale colonialismo predatorio USA, con la celebrazione del più colonialista degli stereotipi: l’Uomo Bianco che s’imbuca fra i ”Selvaggi”, e ne diventa l’Eroe.
Mai che i ”Selvaggi” in queste storie siano autorizzati ad avere un Eroe autoctono.
Il loro migliore guerriero è di solito un cazzone microcefalo che campa poco, subito sostituito nel cuore (e nel letto) dei suoi cari dall’Uomo Bianco di turno. Mai che la figlia del Capotribù sia autorizzata a trombare con un compaesano, mai che l’ infiltrato bianco-azzurro (non in senso laziale) appena beccato a infiltrarsi venga direttamente cucinato alla cacciatora, e buttato in pasto a un Muppet carnivoro come meriterebbe. Mai.
Per quanto discutibile, non è però questo l’aspetto più discusso di Avatar, e, visto che il Vaticano stavolta pare non aver ricevuto la consueta mazzetta per fare pubblicità indiretta al film, non si polemizza poi granché nemmeno sull’ambientalismo come eresia Panteista.
Ciò che risulta maggiormente dibattuto è quali e quante altre storie la logora, scontata, stravista, telefonatissima trama di Avatar abbia copiato di più.
Balla coi Lupi, l’Ultimo dei Mohicani, e Pocahontas sono i titoli più citati – non a caso tutti western “politically correct” – FailBlog pubblica una sinossi dettagliata che dimostra in particolare le identità col plot di Pocahontas, mentre Focus illustra quelle col cartoon Aida degli Alberi.
In tema di cartoon, molti hanno giustamente notato quanto la minaccia ai danni dei Na’vi somigli a quella costantemente subita dagli altrettanto azzurri ed eco-compatibili Puffi, coi marines nel poco invidiabile ma meritato ruolo di Gargamella, o meglio del suo pulcioso gatto nero, visto che del vero Gargamella, il colonialismo capitalista, sono alle dipendenze.
Sul romanzo Terra di mezzo (”Midworld”, di Alan Dean Foster, 1975) a me Avatar è parso spudoratamente ricalcato in stile Zucchero Fornaciari.
La Gaia di Asimov – con inserti cyberpunk anni ’80 – è inoltre il modello più ovvio per il pianeta vivente Pandora, la cui jungla ricorda però le ben più datate selve aliene alla Edgar Rice Burroghs, lo stile grafico di Roger Dean, e persino un quadro di Magritte.
Alle numerose altre storie citate, Dunes, Final Fantasy, L’Ultimo Samurai, Matrix (al contrario), qualcuno aggiunge Braveheart, quindi se i Na’vi fossero verdi sarebbero probabilmente finiti su un manifesto leghista.
Io invece aggiungerei Fascisti su Marte: il colonnello sborone che si precipita all’esterno senza respiratore pur di sparare a vanvera è un perfetto epigono del gerarca Barbagli di ”Respirate! E’-un-ordine!”.
Lo scontato happy end è perciò solo temporaneo. Come i fasci nostrani, i terrestri impareranno ad adattarsi, e nel sequel di Avatar conquisteranno Pandora riempiendola di televisori.