di Alessandro Castellari
Marta Casalini, Nina Nihil giù per terra, Voras edizioni, 2009, pp. 144, € 12,50.
Due buone notizie: la prima è che una giovane esordiente bolognese non si cimenta con il noir; la seconda è che questo romanzo di Marta Casarini, Nina Nihil giù per terrra (Voras Edizioni), si muove con la grazia leggera e sicura di una scrittrice che ha letto buoni libri e ascoltato buona musica.
Nina, la protagonista narratrice, è “una tatona giovane e ben messa”, ovvero una studentessa fuori corso con 25 chili di troppo, che affida il suo discorso “logorroico” su di sé e sul mondo a Mela, una bambina di dieci anni di cui fa la babysitter una volta alla settimana e con cui gioca alla “plei”. La ciccia esteriore piena di smagliature e il caos interiore denso di ombre, ma anche generatore di vitalità, rendono questo personaggio irresistibile.
Perché è vero che in Nina ci sono gli sprofondamenti nel sentimento di inadeguatezza e nel turbamento del vuoto, ci sono gli aggiramenti continui di quel grande problema giovanile di “star bene” con se stessi e di accettarsi per quello che si è; ma è anche vero che Nina, essendo abile a parlare al contrario e amando guardare il mondo da “giù per terra” (come “una pallona di pongo verde spiaccicata sul pavimento di cotto”), riesce da quell’insolita prospettiva a cogliere la dimensione umoristica di tanti aspetti della realtà, ovvero quel comico che fa riflettere, quella risata che si apre al pensiero. Così alcuni cataloghi, come quello dei biglietti, delle tessere, delle “carte fedeltà” di negozi e magazzini che si accumulano nel portafoglio, o l’elencazione incongrua (“da fare impallidire Perec”) di volumetrie, oggetti, insegne che formano l’immagine visiva del quartiere periferico percorso dal Trentanove, sono al tempo stesso esilaranti e perturbanti.
Marta Casarini fa vivere questo umorismo in una prosa modulata su vari registri stilistici: quello informale del dialogo con le amiche e gli amici, quello iperbolico attraverso la deformazione del materiale linguistico, quello ironico di alcune note al margine del testo, quello metaforico come nell’elegia dell’autobus Trentanove, quello deliziosamente sensuale della ricetta del salame di cioccolato. “Esercizi di stile” della tradizione novecentesca postmoderna.