Ovvero: dell’auto-nichilismo nell’era del web secondo Raul Montanari
di Alan D. Altieri
a proposito di: Raul Montanari, Strane Cose, Domani, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano 2009, pp. 279, € 17.50
Danio Ascari – protagonista assoluto di Strane Cose, Domani, l’ultimo, fenomenale romanzo di Raul Montanari – si trascina addosso cotanto ingombrante nome come una sorta di masso di Sisifo. Quarantenne ottimamente portante e psicoterapeuta magnificamente arrivato, il caro Danio è infatti riuscito a scamparla ad abbastanza fetenzie della condizione (in)umana da schiantare perfino l’eroe oscuro de Il Male Oscuro di Giuseppe Berto.
Per cui, non necessariamente in ordine di priorità di sballo, ecco la lista della corrosione sociologica e sociopatica:
– Danio Ascari era davvero bene intenzionato a laurearsi da bravo bambino, peccato che la grana extra l’abbia fatta con il poker sporco (just deal that cutthroat fifth ace, man) e con chissà cos’altro di ancora più sporco;
– Danio Ascari, manco a dirlo separato da Eliana, caustica ex-moglie che sa troppo e rivela troppo poco (tell ya what, buster: my lawyer can beat up your lawyer), vorrebbe proprio fare il saggio papà con il coriaceo figlio adolescente Tommy, il quale però lo chiama «Danio». E chi ha orecchie per intendere… Per cui il meglio che il nostro riesce a combinare è essere un mediocre papi;
– Danio Ascari ce la mette veramente tutta a insegnare alle sue ampiamente disponibili pazienti/clienti tutte takki alti e bluse aderenti (oh, baby-oh baby!) come vivere le loro vite agre, ma per quanto lo riguarda la sua, di vita acida, e alla faccia di qualsiasi deontologia, impallina squinzie e squinziette (just spread ‘em, bitch!) con addirittura più facilità di quanto John Rambo riempia di piombo fetusi cambogiani;
– Danio Ascari farebbe la firma su una seconda maschera di plastica sulla salma di padre Pio pur di comportarsi da uomo dabbene (I’m not bad, I’m just drawn this way), peccato però che, dovunque e comunque si muova, il figlio di puttana dentro di lui trionfi sempre;
– Danio Ascari sarebbe pronto a camminare sui carboni ardenti per ripulirsi la coscienza (o qualsivoglia imitazione della medesima), peccato che quei cadaveri (wait a sec: did you really say… corpses?) continuino malamente a puzzare.
Eh, già: cadaveri. Perché Danio Ascari – viveur per tutte le stagioni allegre ma anche picchiatore per tutte le risse maledette – di morti ammazzati se ne è lasciati alle spalle almeno due. D’accordo, erano due schifosi grumi fecali nazistoidi (may ya both rot in hell, ya scumbags!) e le loro lapidi meritano tutto il guano della sub-padania o non solo. Fatto sta che il caro Danio li ha ammazzati. “Per futili motivi”, direbbero i rapporti di questura sui fattacci.
Se dei rapporti di questura esistessero.
D’accordo, Danio è stato provocato. D’accordo, Danio ha agito per legittima difesa. D’accordo, Danio non voleva ucciderli e blah-blah-blah. A tutti gli effetti però Danio prima li ha fatti fuori e poi si è dato. (So what? Ya have a nice death, motherf…s!) Così adesso, in una Milano pre-estiva tanto torrida quanto metafisica, il nostro continua a fare conti sempre più fallimentari da un lato con le ceneri fredde della propria anima da lungo tempo dannata, dall’altro con le ombre del passato malefico che tornano ad assediarlo. Magistrale, in materia di assedio, il personaggio di Ric Velardi, detective privato che ha «visto tutto & il contrario di tutto», la cui missione è di scavare la fossa al protagonista ma che alla fine emerge come fulcro della più impossibile delle amicizie virili.
Eccoli, i detonatori narrativi, tutti al massimo di giri del politically incorrect, che Raul Montanari – autore di razza, drammaturgo di sfida, traduttore della classicità, vate di metodologia della scrittura – innesca in questo suo inaspettato, spiazzante Strane Cose, Domani. Detonatori narrativi che Montanari aggrega alla perfezione in uno dei dilemmi più eterni e più archetipici sì della letteratura, ma soprattutto dell’essere: doppelganger, il doppio.
Danio è un uomo in guerra continua con Ascari. La sua stessa pratica psicoterapeutica è una bruciante contraddizione in termini con la sua strutturale incoerenza spirituale. Le problematiche che, con ossessiva pervicacia, Danio brama di cacciare fuori dalla porta – brutalità endogena, faciloneria relazionale, assatanamento erotico – rientrano regolarmente dalla finestra di Ascari con pesanti interessi passivi. Così, quando il suo super-testosteronico pendaglio lo trascina nella ennesima impallatura sballata, ecco che «le contraddizioni esplodono» e i peccati del padre si riversano a tsunami sui figli, un figlio solo nel caso specifico. E questa volta, guess what, potrebbe essere non solamente Danio doppelganger Ascari a finire sotto la lapide lordata di guano.
Senza entrare in ulteriori dettagli dell’intrigo – perché di vero e proprio intrigo si tratta – è possibile che con Strane Cose, Domani Raul Montanari abbia tracciato una inedita new map of human hell, nuova mappa dell’inferno umano, ironicamente ma anche profondamente radicata nella nostra era infame del real-time. Non c’è un solo aspetto del nichilismo contemporaneo che Montanari non focalizzi e non dissezioni con glaciale, quasi cartesiana perfezione. Dalla vacuità dei sentimenti amorosi alla crudeltà del miasma (post)matrimoniale, dall’autodistruttività del sesso senza cerniera alla futilità della rivalsa emotiva, dall’auto-compiacemento per la violenza gratuita all’osceno della brutalità verso l’inerme, dalla istintiva invitabilità dell’assassinio alla brama terminale della morte.
Strane Cose, Domani è tutto questo, certo, ma è soprattutto la ricerca disperata e struggente della redenzione. Può davvero esistere una redenzione, o perfino un suo surrogato, sul lastrico dell’inferno? Giustamente, Raul Montanari lascia la domanda chiave priva di risposta. Che sia ogni singolo lettore a darla… forse fluttuando su una mongolfiera che nemmeno dovrebbe esistere. Assieme a Gianni Biondillo, un altro dei più interessanti e multiformi autori del momento, Raul Montanari sta proponendo una analisi ragionata di un nuovo genere: il post-noir. Il che porterebbe alla sempiterna ricerca di una definizione di noir. La definizione (non richiesta) dello scrivente: “il noir è quella zona narrativa in cui il conflitto non è tra bene e male, ma tra diversi aspetti del male”. Bene, del post-noir – dibattito e controversia in merito ancora largamente aperti – Strane Cose, Domani, libro da non perdere a nessun costo, potrebbe essere una sorta di manifesto: un rollercoaster senza rete in cui tutti gli strumenti del noir – mezze verità, piene ambiguità, cieche crudeltà – sono in azione e in funzione, ma solo come catalizzatori di altri vettori.
Quelli della esplorazione profonda di un inevitabile cuore di tenebra.