di Alessandra Daniele
Matt si tirò frettolosamente giù la manica, a coprire i segni del morso sull’avambraccio.
Rashid finì di sbarrare la porta.
– Cazzo, stavolta c’è mancato pochissimo!
– Non possiamo più farlo — disse Leo, crollando su una poltrona semisventrata.
– Dovremo farlo di nuovo. Il gruppo elettrogeno ha bisogno di benzina per funzionare, e senza siamo fottuti.
– Siamo fottuti comunque — grugnì Matt.
Fuori, centinaia di zombie continuavano ad ammassarsi intorno al recinto elettrificato, che li respingeva, ringhianti e sfrigolanti. Qualcuno insisteva fino a prendere fuoco.
– Sono sempre lì. Da quanto tempo non mangiano? — Si chiese Leo
– Non possono morire di fame, sono già morti — disse Rashid, sarcastico.
– Sì, ma qualsiasi cosa li tenga in piedi, non durerà in eterno. Il moto perpetuo non esiste. È una legge di Natura!
– Secondo le leggi di Natura i morti dovrebbero restare morti.
– …Se potessimo scoprire esattamente quanto…
– Non pensarci nemmeno, Leo! Noi non proveremo a catturarne uno per studiarlo, e stronzate del genere!
– Non ce ne sarà bisogno — sussurrò Leo. Con lo sguardo indicò Matt, che se ne stava in silenzio rannicchiato in un angolo, cercando di nascondere la macchia di sangue sulla manica. Rashid si voltò di scatto verso di lui. Sollevò il fucile, e gli fece esplodere la testa.
– Maledetto coglione! — Gridò Leo — Avremmo potuto…
– Essere sbranati. Vuoi sapere quanto dureranno? Sai quanto ci mette un cadavere a decomporsi completamente? Anni. E le ossa possono anche durare secoli. Millenni — afferrò il cadavere di Matt per le braccia, e lo trascinò nel condotto dell’inceneritore. Poi fissò Leo — Non abbiamo. Più niente. Da aspettare — scandì.
– Allora andiamocene.
– E dove?
– Verso le montagne.
– Perché?
– Innanzitutto sono… erano meno popolate. Quindi meno zombie. Poi c’è la neve, che è insieme una fonte d’acqua potabile, e una barriera contro di loro.
– Davvero?
– Certo! Non sanno coprirsi, né tanto meno accendere un fuoco, congeleranno.
Rashid ghignò — Tu continui a scordarti che sono già morti.
Leo scosse la testa.
— Tu resta pure qua con loro. Io prendo il camion.
Rashid gli puntò il fucile alla testa.
— La benzina serve per il gruppo elettrogeno.
– Senza di me, sarà l’ultima benzina che riuscirai a procurarti.
Si fissarono. Un rombo improvviso li distrasse. Si girarono verso il monitor della telecamera di controllo piazzata sul tetto. Un punto luminoso sfrecciava all’orizzonte, sempre più in alto, verso il cielo.
* * *
Roy si toglie il casco e si guarda attorno.
– Quanti secoli avranno queste rovine?
– Risalgono all’Esodo — dice Lauren — quando i nostri antenati abbandonarono il pianeta morente agli eserciti delle tenebre.
– Leggende. L’equipaggio in stasi della navetta che raggiunse Gliese era semplicemente in missione esplorativa. L’estinzione della vita sulla Terra fu causata dai cambiamenti climatici, come proveranno i miei studi.
Roy si china, estrae un teschio semisepolto vicino ai suoi piedi.
– Guarda, è pressoché intatto — lo solleva — “Povero Yorick, io l’ho conosciuto”…
– Cosa?
— È il verso di un’antica tragedia terrestre – Roy sorride.
Le mascelle del teschio scattano improvvisamente, azzannandogli la mano. Roy urla, e lo scaglia via.
La ferita sanguina molto.
– Sarà meglio che torni dagli altri alla base, a farmi medicare — dice Roy, pallido.