di Alessandra Daniele
L’ometto s’aggirava per la grande stanza vuota. Non sapeva come ci fosse arrivato. L’ultima cosa che ricordava erano due pasticche di Viagra e una riga di coca tra le tette d’una bionda dallo sguardo bovino. Poi buio. Dolore, e buio. Si portò istintivamente la mano al petto. Sperò d’essere in un ospedale.
Un fascio di luce lo investì di colpo, e una figura alta e ammantata di nero gli comparve di fronte. L’ometto si sforzò di sorridere.
– Salve padre, lei fa assistenza qui? È della Caritas?
La figura si scoprì il capo, con un’espressione di profondo disprezzo sul volto affilato.
– Il mio nome è Nicolas Eymerich. Inquisitore. – sibilò.
– Inquisitore? Cribbio, esistete ancora? – L’ometto forzò una risatina.- E poi dicono che la Chiesa si rinnova! – si guardò attorno come in cerca dell’applauso d’un pubblico invisibile.
– Padre, scusi la stranezza della domanda, ma potrebbe dirmi dove mi trovo?
– Esattamente dove meriti.
Il sorriso dell’ometto si trasformò in una smorfia.
– Senta padre, io non ho tempo…
Un colosso calvo e nerboruto sbucato dal nulla lo afferrò per il collo, e glielo chiuse in una sorta di collare rugginoso. Poi con uno strattone ne fissò la catena a un anello sul pavimento. L’ometto finì in ginocchio.
– Che cazzo fate? – strillò
Accanto all’inquisitore apparvero altri due domenicani.
L’ometto si sforzò di tirarsi su senza riuscirci. La catena era troppo corta anche per lui.
– Questa la pagate carissima, stronzi maniaci cattocomunisti di merda! Che cazzo vi illudete di fare? Cosa volete?
– 1816 – disse Eymerich.
– 1816 cosa? Euro?
– Tessera n. 1816 – scandì Eymerich – loggia massonica P2 – gli puntò contro l’indice ossuto — Il tuo marchio d’appartenenza alla setta. Adoratori di Satana per sete di potere.
– Satana?
– Il vostro “Grande Architetto” – disse l’inquisitore, in tono sarcastico.
L’ometto si agitò, cercando di non strozzarsi col collare.
– Macché setta! Erano solo affari, io sono cattolico! E poi da decenni non ho più alcun rapporto….
– Allora suppongo sia solo una coincidenza il fatto che, raggiunto il potere, tu abbia realizzato passo dopo passo tutti i loro piani architettonici — Eymerich tolse un documento dalle mani del domenicano alla sua destra, e lo mostrò all’ometto – È tutto qui, nero su bianco, fin dall’inizio: “Piano di Rinascita Democratica”
– Calunnie comuniste! – Gridò l’ometto. Poi s’accorse che in risposta a un’occhiata dell’inquisitore, l’energumeno aveva impugnato delle grosse tenaglie.
– E se anche fosse vero? – Riprese, in tono conciliante – La Chiesa non ci ha rimesso niente, anzi ci ha guadagnato! Le scuole cattoliche sono piene di soldi, e le mie fiction Tv piene di santi. E la massoneria è piena di cardinali. Perché il Vaticano ce l’ha con me? Ancora per colpa di quelle maledette puttane?
L’inquisitore afferrò la catena dell’ometto, e con uno strattone violento lo mandò a sbattere la faccia sul pavimento.
– Non ho alcun interesse per le tue ripugnanti squallide fornicazioni — disse, con una smorfia di disgusto — non scambiarmi per uno dei tuoi soliti patetici avversari. E non mi importa neanche delle tue ruberie, non sono un gendarme che puoi comprare o uccidere – girò le spalle all’ometto, e aggiunse — In realtà, non mi interessi nemmeno tu, ma la macchinazione della quale sei un ingranaggio. Il più appariscente, non il più importante.
– Voi non siete del Vaticano, siete del KGB! O di come si chiama adesso.
Eymerich si voltò con l’ombra d’un sorriso sarcastico.
– Il KGB? Ma Putin non è il tuo migliore amico?
L’ometto si tirò su per quanto glielo consentiva la catena.
– Esatto! E non è l’unico dei miei amici potenti — rispose, sforzandosi di suonare minaccioso.
Il sorriso accennato di Eymerich assunse l’aspetto d’un sottile ghigno lupesco.
– Bene, lo ammetti. È proprio di loro che intendo farti parlare.
Il colosso nerboruto infilò le tenaglie in un braciere con un sinistro rumore di ferraglia.
– Prima la corda, Mastro Gombau — disse Eymerich — Rispettiamo la procedura. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo — poi aggiunse rivolto all’ometto – La tua profezia s’è avverata, resterai al tuo posto per sempre. Questo è il tuo posto.