di Alessandra Daniele
“Per fortuna in Italia ci sono tanti terreni che lo scontro politico non può contaminare. Questa è l’Italia che serve soltanto all’interesse comune, senza cadere nella spirale dello scontro politico. L’Italia dell’impegno civile non partigiano è l’Italia migliore”.
Se questa dichiarazione di Napolitano suona tanto sinistramente familiare è perché pare ricalcare nello spirito, e a tratti anche nella lettera, il famigerato cartello del ventennio fascista ”Qui si lavora, non si parla di politica”.
E’ tipicamente fascista infatti l’idea che ”parlare di politica” sia un infame vizio da fannulloni disfattisti, quando non un crimine da sovversivi degenerati, qualcosa di schifoso e appunto contaminante. Un’idea che suona ancora più assurda, espressa da qualcuno che, come Napolitano, di politica è vissuto, e con la politica – presumibilmente antifascista – ha fatto carriera fino ad arrivare alla più alta carica dello Stato.
Eppure la sua dichiarazione sembra non lasciare dubbi: ”L’Italia dell’impegno civile non partigiano, è l’Italia migliore”. Non partigiano.
Come ci insegna la moderna documentaristica però, l’evidenza non deve fuorviarci.
La spiegazione di questo oscuro fenomeno è in realtà contenuta nella famosa agenda rossa di Nikola Tesla, trafugata dall’FBI subito dopo la sua misteriosa morte nel 1943, e di recente ritrovata da Voyager inspiegabilmente murata nella tomba del cognato di Nefertari.
Alcuni esperimenti di Tesla con l’elettromagnetismo causarono infatti uno strappo inter-dimensionale, attraverso il quale periodicamente riescono a infiltrarsi esseri provenienti da altri universi, in grado a volte di sostituirsi ai loro corrispettivi autoctoni.
Il Napolitano autore di quella dichiarazione perciò non è quello nostrano, bensì un suo doppio, appartenente ai Savoia. Un Doppiolitano, proveniente da un universo parallelo nel quale il golpe progettato negli anni ’70 ha avuto successo, e l’Italia è un’oligarchia neofascista, che intraprende spedizioni coloniali tragicamente fallimentari, mentre in patria perseguita, imprigiona e deporta stranieri e minoranze etniche e religiose, usandoli come capro espiatorio per la disastrosa crisi economica.
Un’Italia dove l’informazione è monopolizzata dalla propaganda, l’immagine della donna è ispirata all’estetica del bordello, e ”parlare di politica” è appunto considerato un crimine ”anti-italiano”.
Un interessante caso di universo parallelo coincidente.