di Alessandra Daniele
Affacciati a balconi e terrazze, assiepati in piazze e locali all’aperto, i cittadini della capitale scrutavano il cielo notturno con ansia festosa. La nube azzurrina di ologas, sparata dall’emettitore in cima al traliccio televisivo, s’espanse rapidamente fino all’orizzonte. Poi si illuminò, trasformando l’intera volta celeste in un megaschermo olografico.
Salutata da un corale oooh di meraviglia, una rapidissima sequenza di immagini balenò sulla città, mentre dagli altoparlanti installati su tutti i palazzi una voce suadente annunciava: ”Comincia oggi l’era del Digitale Celeste! Presto su tutte le città del paese”.
Le immagini si susseguivano occupando tutto il cielo visibile, proiettando luci e ombre multicolori su strade e case.
Goal della Nazionale, divi sorridenti, pontefici benedicenti, dinosauri, astronavi, rockstar, sponsor, e cartoni animati.
La folla applaudiva, sorridendo estasiata.
Particolare entusiasmo suscitò la scena più nota di Basic Instinct, che per un attimo riempì il firmamento di figa, e la città di cori da stadio.
– Benissimo – commentò dalla sua terrazza il ministro della Visibilità, assestando una pacca sulle spalle al responsabile del progetto.
La carrellata di immagini sfumò in un azzurro intenso solcato da poche nuvolette bianche. Una sorta di cielo virtuale che sostituiva quello reale. Al centro di esso apparve il volto del Presidente.
– Guardi come sorride – ridacchiò il ministro, col naso all’insù – non vede l’ora di potere andare in onda a cieli unificati!
Un fulmine violaceo attraversò la faccia gigantesca.
– Che succede?
– Non si preoccupi – rispose il responsabile del progetto – l’ologas è testato per resistere ai temporali.
– Ma se piove perdiamo audience!
Un’altra scarica saettò attraverso l’immagine del Presidente, e poco dopo altre due, in rapida successione.
– Resiste anche alle tempeste elettriche? – Chiese il ministro. L’altro lo guardò allarmato.
– Ma sono rarissime qui – disse – forse però la concentrazione di ologas ha causato… – il resto della sua risposta fu coperto dai tuoni.
I fulmini proseguivano ininterrotti, ramificandosi per tutto il cielo.
L’ologas cominciò a surriscaldarsi, distorcendo il volto presidenziale. Chiazze scure comparvero al posto degli occhi, e il sorriso si trasformò in una sorta di ghigno.
Un fulmine violento lo tagliò in due.
L’ologas s’incendiò.
Il cielo si trasformò in un inferno.
Per un attimo, mentre la combustione risucchiava l’aria dai loro polmoni facendoli implodere, i cittadini della capitale intravidero un enorme teschio di fuoco abbattersi su di loro.
Poi la tempesta di fiamme li spazzò via.