di Ezio Luvorni
[Scritto in forma di racconto, questo testo è in realtà una cronaca dell’occupazione del Provveditorato di Cagliari attuata dai precari della scuola che, in Sardegna come nella penisola, sono minacciati di licenziamento. A questa lotta sacrosanta la solidarietà incondizionata di Carmilla.]
La grigliata
Finalmente siete arrivati, dicono le ragazze, dovete preparare il barbecue!
I due si guardano e sorridono, arrivare dopo l’ora stabilita non è servito a evitare di cucinare.
Non c’era abbastanza traffico, ride Fabio.
Prendono il barbecue ancora inscatolato e lo trascinano sul retro, peserà si e no cinque chili, le ragazze non mancano di farlo notare quando li vedono sollevarlo senza sforzo.
Prepariamolo sul retro, dice Claudia, ché c’è sempre ombra.
In un paio di minuti è pronto, un sms li informa dell’arrivo del Giovane con le cose da arrostire. Lo aiutano a portare giù dalla macchina i chili di salsiccia e pancetta, la verdura.
Manca la diavolina, dice Fabio.
Niente diavolina, dice il Giovane, e niente carbonella. Usiamo i giornali vecchi, e carbone di legna, e facciamo una cosa fatta bene, cazzo.
Mentre si crea il gruppo arrostitori, con fumo e bestemmie, le ragazze finiscono di aggiornare il blog.
Mettiamo l’annuncio del sit in di domani, dice Claudia, e speriamo che venga più gente possibile.
In due vanno a prendere un tavolo grande, lo portano in corridoio e apparecchiano. È un lavoro per noi, scherzano. Gli altri ridono, si tratta di due professoresse di educazione fisica che nemmeno quest’anno sono state nominate.
Il Giovane sposta da solo due file di sedie e le sistema contro il muro per non impedire il passaggio.
Una delle ragazze fotografa la tavola apparecchiata, e nel frattempo discute con altri che stanno controllando i giornali. C’è un tavolino con una mazzetta di quotidiani che attraversano tutto l’arco politico parlamentare e non, e Fabio sta ridacchia mentre legge la recensione di un film appena uscito nelle sale, decisamente bipartisan.
Le idee le ha messe la sinistra, i soldi Berlusconi, e come si può parlarne male?
Poco distante, una tenda da campeggio montata davanti all’ingresso, sulla quale poggia un cartello con scritto “SCUOLA PUBBLICA”.
Sulla porta, un disegno stilizzato del ministro dell’istruzione, con un camice bianco, e una siringa in mano. Sullo sfondo, un moribondo con un cartello, precario. Il disegno è minimalista, il messaggio chiaro.
È il quinto giorno di occupazione dell’Ufficio Scolastico Provinciale, che molti chiamano ancora il Provveditorato e alcuni il CSA, e una quindicina di persone sta per sedersi a mangiare. L’atrio sembra la redazione di un giornale, ci sono computer portatili, pile di giornali, uno scambio continuo di informazioni e aggiornamenti sulla protesta.
Su un foglio appeso al muro sono scritti col pennarello i nomi di chi aderisce alla mobilitazione, le disponibilità per i turni.
Sulle colonne dell’atrio le foto di alcuni docenti, con piccole biografie. Hanno appeso al collo un cartello con età e titolo di studio, e gli anni di insegnamento da precari.
Su un banchetto poco distante, i volantini della CGIL e dei COBAS, che hanno subito appoggiato la protesta. Nella sola provincia di Cagliari, si legge, 800 docenti e 300 ATA (Ausiliari Tecnici Amministrativi) in meno, soltanto 121 immissioni in ruolo a fronte di oltre 700 pensionamenti.
Sul retro, il gruppo arrostitori ha il suo da fare, qualcuno ha messo dei rami di oleandro sulla brace e qualcun altro li toglie.
L’oleandro è tossico, cazzo.
Il Giovane prende un paio di birre da una borsa frigo e le distribuisce alle persone intorno al barbecue.
Non esiste arrostire senza birra, dice.
Alla fine riempiono due teglie con i rotoli di salsiccia e la pancetta.
Venite a tavola, ragazzi, ci pensiamo dopo ad aggiornare il blog!
Prima mettete musica, urla il Giovane.
Il quinto giorno di occupazione dell’Ufficio Scolastico Provinciale a Elmas (Cagliari) i precari sono una decina, ma non sono soli. Rita, quarantacinque anni di cui dieci di precariato per non parlare delle esperienze precedenti, è accompagnata dal marito. Non ha ottenuto la supplenza annuale e hanno ancora diverse rate del mutuo da pagare.
Si tratta del licenziamento in massa più consistente della storia della Repubblica, dice il marito, e nessuno ne parla.
E quando ne parlano, continua Rita, evidenziano la presunta ottimizzazione, la lotta agli sprechi, la denatalità.
I due che hanno montato il barbecue, sulla trentina, disoccupati, portano solidarietà e qualche birra, danno una mano in cucina. Poi ci sono alcuni militanti del PRC di un circolo cittadino, alcuni precari altri studenti. Danno una mano e nel frattempo pensano a organizzare la festa del circolo.
La ragazza che ha scattato le foto le scarica su uno dei pc, quelle ravvicinate sembrano fatte a un qualsiasi pranzo in comitiva, è riuscita a immortalare sorrisi, bocche piene, gesti. Quasi non si fa caso ai cartelli con scritto uscita di sicurezza, agli estintori appoggiati alle pareti, alla grande hall col bancone trasformato in redazione.
L’assemblea sarà domani, ma il brainstorming è continuo anche durante i preparativi, idee e proposte viaggiano di gruppo in gruppo, sono analizzate, spezzettate, riproposte.
Forza, manchi solo tu, dice Fabio. Gianni si unisce alla tavolata dopo aver fatto partire il cd dei Ratapignata, con quell’inizio che ricorda i Queen e che sembra fatto apposta per riscuoterti bruscamente, ma dura un secondo e lascia subito spazio al loro tipico sound reggae-ska-rocksteady.
Datemi carne, sorride Giovanni. Ha la barba lunga e occhiaie. Ha anche una laurea, scuola di specializzazione e dottorato in storia, se è per questo, ma non è abbastanza qualificato per aspirare a una supplenza annuale.
La carne arrostita fa il mezzo miracolo, per qualche minuto il cibo rende tutti silenziosi, e sorridenti. Al massimo si discute di altre tavolate, di altri pranzi collettivi. I giovani del PRC tracciano una geografia delle mozioni del partito in base ai menù delle feste in giro per l’Italia.
Meglio non far vedere troppo in giro queste foto, dice una delle precarie di educazione fisica, o penseranno che ce la stiamo godendo troppo. Ridono tutti meno Gianni, che sta riducendo un pomodoro ai minimi termini col suo coltellino.
Che vengano a dirci qualcosa, dice.
L’assemblea
Fabio è seduto in disparte e osserva il Giovane che passeggia nervosamente nel corridoio del bagno dei maschi. Ha appena mandato a fare in culo una sindacalista che proponeva una soluzione di emergenza per la distribuzione delle supplenze brevi. Alla protesta del Giovane, che faceva notare come non spettasse ai precari licenziati trovare le soluzioni per facilitare il lavoro del ministro, la sindacalista ha risposto sprezzante.
Tu da quanti anni insegni, che ti puoi permettere di criticare il sindacato?
Insegno da 2 anni e ho ventinove anni, aveva risposto il Giovane, e voi andatevene a fare in culo e fatevi da soli la vostra assemblea del cazzo, precari-storici!
Aveva abbandonato la sala lasciando ammutoliti i suoi stessi colleghi. Lo spacco si sarebbe ricucito nell’arco della mattinata, ma è evidente anche a chi non è esperto di problematiche della scuola che c’è una spaccatura di fondo che separa i gruppi di precari.
Dobbiamo lavorare insieme, cazzo, dice Gianni. Dobbiamo concentrarci sulla lotta e sull’obiettivo, mettendo da parte per il momento le altre divisioni. Concentriamoci sui documenti da produrre, sul coinvolgimento del maggior numero possibile di colleghi, sulle famiglie.
E possibilmente, fa eco Claudia, evitiamo di facilitare il compito al ministero.
Nonostante i toni non siano piaciuti a molti, nella sostanza la sfuriata del Giovane è servita a rendere palesi le differenze di approccio alla lotta. Nessuno pensa di modificare le strategie degli altri, ma si deve necessariamente convivere.
Passa la mozione di Claudia e Gianni, l’assemblea stende un documento politico dove non si menzionano scorciatoie a uso del ministero. Rivogliamo le cattedre tolte, e basta, sintetizzano.
E rivogliamo le scuole aperte, fa notare un precario amministrativo. Ne hanno chiuse più di trenta, e ne vogliono chiudere un altro centinaio. Non possiamo lasciarglielo fare.
Fabio si avvicina al Giovane che continua a passeggiare nervosamente. Andiamo a fumare, dice.
Il problema, dice il Giovane, è che è difficile tenere insieme CGIL, COBAS, i Comitati Insegnanti Precari, che hanno linee completamente diverse, e il gruppo che sta occupando. Quindi è un continuo mediare da parte dei più attenti politicamente.
Viste dall’esterno, dice Fabio, le differenze sono abbastanza marcate. Cercate di evitare i punti di attrito altrimenti si risolve tutto, se va bene, nella classica guerra tra poveri. CGIL contro CoBas, precari-storici contro nuovi precari, specializzati contro non abilitati.
Per la gioia del ministro, conclude il Giovane.
Possiamo concludere qui, dice la sindacalista, dedichiamoci al documento e domani tutti in piazza.
Al termine della serata, è pronto anche il blog. Il Giovane lo ha creato in dieci minuti e ha messo on line i primi avvisi e il documento scaricabile.
Come sempre, a fine serata, arriva la delegazione degli studenti dell’Onda, cercano insieme agli occupanti di farsi un’idea dell’universo scuola.
Fabio offre una birra ad alcuni di loro, tutti dell’area di Lettere e Filosofia.
Incredibile, sta dicendo uno di essi.
E questo è niente, vedrai quando metteranno tutto in mano ai Presidi e si arriverà al caporalato.
Fuori c’è forse la prima serata fresca degli ultimi due mesi. I giovani del PRC hanno trovato una chitarra e strimpellano Stalingrado.
Be’, si è fatto tardi, dice Fabio.
Vai già via, chiedono gli studenti.
Ho una regola, risponde sorridendo, quando in un contesto di assemblea o occupazione parte Stalingrado, vuol dire che è il momento di andare a casa.
Una delle studentesse alza gli occhi da un tascabile verde di Izzo, ha appena fatto un’orecchia alla pagina.
Revisionista, dice, ma sorridendo.
Il sit-in
Alle tre in punto sotto il palazzo della Regione ci sono una trentina di militanti UIL con circa 50 bandiere, cappellini che distribuiscono a tutti, fischietti. Gianni li guarda e sibila qualcosa di poco carino. Appoggiata al muro c’è anche una bandiera della CISL, non si capisce se sia lì da sempre o se l’abbia effettivamente portata qualcuno, oggi.
Questi non li abbiamo mai visti occupare, dice il Giovane, e oggi sono qua pronti a entrare in delegazione dall’assessore.
Hanno appeso un cartellone a una delle colonne del palazzo, c’è scritto: “La UIL-SCUOLA Sardegna esprime solidarietà all’assessore per i provvedimenti a favore dei precari”. Molti passano e lo leggono. Si chiedono, è ironico?
Un tizio distribuisce volantini gialli, fa parte del comitato degli insegnanti di sostegno. Anche loro hanno subito i tagli, tanto che in alcune scuole probabilmente slitterà l’apertura dell’anno scolastico proprio per l’impossibilità di fornire assistenza agli alunni disabili.
Nel giro di qualche minuto arrivano anche gli occupanti di Elmas, con del vero materiale da distribuire, e iniziano a fare chiasso coi fischietti, a sistemare striscioni, a urlare cori provati e riprovati per tutta la notte.
Si decide in fretta che lo spazio di fronte al palazzo è decisamente angusto, e parte il blocco stradale. Si incolonnano sulle strisce e bloccano il traffico intonando cori contro il ministro, il più cantato dice A fora, a fora, sa ministra accabadora (1) ed è anche il più azzeccato: l’immagine della Gelmini che arriva a praticare l’eutanasia al paziente già morente, senza pietà e senza redenzione, è un po’ cruda ma rende l’idea.
Via Roma è ostruita ed è un mare di bandiere rosse, parte del traffico è deviata verso altre zone della città, ma dal lato porto non è possibile far spostare le auto, che quindi continuano a passare incolonnate.
Cinque minuti di blocco, e che volete che sia, urla al microfono un anziano sindacalista. Volantini vengono dati ai più gentili tra gli automobilisti, quelli che non iniziano a suonare il clacson e non urlano di andare a lavorare.
Anche perchè la risposta arriva secca e puntuale: è perchè vogliamo lavorare che siamo qui, coglioni!
Si prosegue per almeno tre ore, mentre una delegazione riesce a farsi ricevere dall’assessore. Mancano però i precari, dice qualcuno. No, uno c’è, si sente dire.
In un angolo un giovane sindacalista UIL, con la bandiera azzurra sistemata come un mantello, gioca col suo megafono. Guarda il traffico incolonnato e non sa darsi pace. Non serve a un cazzo, dice rivolto ad altre due militanti con bandiera azzurra. Queste sono le cose che non si devono fare.
Una delle sue stesse militanti lo attacca. Ma stai zitto e non dire cazzate, quelli sono senza lavoro e cinque minuti di blocco stradale non sono proprio nulla di grave.
Gianni fa una faccia stupita quando Fabio lo racconta.
Vuoi dirmi che esistono delle militanti UIL? Stai scherzando!
Il Giovane viene portato via da due colleghe, c’è da rilasciare una dichiarazione a un blog continentale, e al TG3 regione. Tu sai cosa dire, dice una delle precarie, e lo accompagna.
Fabio saluta tutti e si danno appuntamento al Provveditorato, ci sono turni da fare, cibo da comprare e bisogna aggiornare il blog e i documenti, e soprattutto ci sono quelli rimasti che vogliono notizie di prima mano. Mentre si sposta verso la parte alta della città a recuperare la macchina ascolta i discorsi dei gruppetti di manifestanti, seduti sul lastricato di via Roma. Alcuni studenti dell’Onda stanno litigano con una precaria-storica della CGIL, la stessa che in assemblea ha avuto il brutto battibecco col Giovane.
Siamo sicuri che andare a muso duro contro l’istituzione sia proprio la cosa più giusta da fare?
Perchè, finora cosa avete ottenuto, chiede lo studente. Ma soprattutto, cos’altro avete da perdere?
Fabio riconosce la ragazza che la sera prima leggeva il libro con la copertina verde.
Dobbiamo lottare insieme, sta dicendo, magari non vinciamo, ma lottare è l’unico modo per non continuare a perdere.
NOTE
1) Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Femmina_accabadora
COLLEGAMENTI
La rete dei precari scuola della provincia di Cagliari ha un blog, al quale rimandiamo per tutte le novità sulla protesta, i documenti e i link: http://precariscuolacagliari.blogspot.com/
Esiste anche un contatto Facebook che si può aggiungere agli amici e si chiama “Comitato Precari Scuola Cagliari”.
Il gruppo nazionale, sempre su Facebook, è: Coordinamento Precari Scuola
L’intervista a uno degli occupanti è disponibile qui: http://www.democraziaoggi.it/?p=957
L’occupazione dell’Ufficio Scolastico Provinciale prosegue in via Sulcitana a Elmas (CA).