di Alessandra Daniele
In seguito a uno spot nazistoide di quell’acqua minerale che dice di far pisciare, s’è parlato molto del modo in cui la pubblicità rappresenti le donne. Nello spot in questione, un coro di inquietanti siliconate insulta una poverina colpevole d’avere ancora sembianze umane. Le tipe del coro m’hanno ricordato Le mogli di Stepford (”The Stepford Wives” di Ira Levin- 1972) storia d’un apparentemente idilliaco villaggio della provincia USA in cui gli uomini uccidono sistematicamente le loro mogli per sostituirle con androidi decerebrati. Non so se quell’acqua faccia davvero pisciare, di sicuro lo spot fa cagare.
E non è certo l’unico.
C’è lo yogurt che spara lo slogan ”per un piacere così la bocca non basta” sull’immagine d’una donna accucciata a 90°. C’è la strappona che si eccita solo col formaggio molle, e la casalinga che annusa mutande e calzini con l’ammorbidente. La tipa della birra italiana si becca un facial di vernice dicendo stupita ”blu?…” Una quarantenne racconta alle amiche di non potere più entrare in un ascensore perché puzza troppo quando si piscia addosso (troppa minerale?) Una trentenne scheletrica si rifiuta di mettersi in costume definendosi ”gonfia”, finché non assume lo yogurt lassativo (ecco di cos’era gonfia). Questo spot è reso particolarmente assurdo dal modo sgangherato in cui la Marcuzzi declama lo slogan finale: ”Goditi l’estate senza senso… di gonfiore”.
E questi sono solo alcuni esempi, c’è anche di peggio che non merita menzione (né minzione).
In generale, il modo in cui la pubblicità rappresenta le donne oscilla tra lo sfruttamento della prostituzione e l’incitamento al suicidio, per anorressia, o ingestione di detersivo ”alle proteine del grano” (sì, esiste davvero).
Non che le cose vadano meglio altrove. MTV pullula di stracciamutande con ciglia finte e parrucca biondo platino, che sembrano uscite dalle pagine d’un Playboy anni ’60, mentre il Tg5 distrae i suoi telespettatori dalla valanga di cazzate propagandistiche che spaccia per notizie, facendosi precedere da una lunga rettoscopia di Belen.
Intanto, il vaticanista del Tg3 ha appena perso il lavoro a causa di un’innocente gaffe su Ratzinger. Perché la TV italiana è un bordello sì, ma bigotto. Un bordello vaticano che sembra uscito dagli anni ’60 del sedicesimo secolo.
Godiamoci l’estate senza senso.