di Valerio Evangelisti
Il metodo lo potremmo definire “ucciderli da piccoli”. Consiste nell’individuare gruppi di individui potenzialmente pericolosi, in quanto notoriamente ostili al sistema o a certi suoi aspetti, e incarcerarli o comunque angariarli in via preventiva, subissandoli di capi d’imputazione. Ciò in nome di lievi reati del passato prossimo o remoto, ingigantiti a livello di crimini colossali, oppure di reati non ancora commessi ma che potrebbero commettere in futuro.
E’ questa la linea adottata dal governo, con la connivenza di settori della magistratura (nessuno si illuda che tutti i magistrati siano dei Falcone / Borsellino: basti vedere certe cene sospette di loro illustri esponenti), dell’opposizione (?) e delle forze dell’ordine. Ne sono dimostrazione i 21 arresti di studenti dell’Onda di due giorni fa, e le perquisizioni in tutta Italia.
La motivazione ufficiale sono state le scaramucce (definirli “scontri” è esagerato) del 19 maggio scorso a Torino, contro la conferenza dei rettori d’Europa, chiamata a convalidare la totale privatizzazione dell’istruzione universitaria. Il movente vero è però stato enunciato a tutte lettere: gli arrestati “avrebbero potuto” contestare l’imminente riunione del G8. Parola di Giancarlo Caselli, praticamente un “padre della Repubblica”, idolo della sinistra (??) giustizialista, come i vari Spataro, Bocassini, D’Ambrosio.
Non è l’unico caso di lotta preventiva alle intenzioni. Il 10 giugno sono stati arrestati alcuni militanti della sinistra antagonista, sulla base di niente, perché “avrebbero potuto” tentare di ricostituire le Brigate Rosse e turbare il G8. Peggio ancora l’esito del processo milanese seguito all’ “Operazione Tramonto”, contro militanti del CPO Gramigna di Padova e del sindacalismo di base. Nel corso del dibattimento tutte le prove sostanziali sono miseramente cadute. Però anche questi sovversivi poco pentiti “avrebbero potuto” ricostituire le BR. Ne sono seguite condanne dai quindici anni in giù.
Poi c’è stata la retata, anch’essa “preventiva”, alla festa di Radio Sherwood. Sessanta persone arrestate, a prevenire loro ipotetici crimini. E l’irruzione al centro sociale Askatasuna di Torino, infondata quanto l’altra. L’Italia è diventata il regno bipartisan dell’”avrebbero potuto”. Regola già applicata a misteriose “cellule islamiche” dalle cattive intenzioni. Potenziali, è ovvio. Come nel profetico Philip K. Dick di Minority Report, si processano in anticipo i comportamenti futuri previsti da veggenti.
Non so perché, un ricordo mi torna alla mente. Mio nonno materno e i suoi due fratelli, imolesi, erano socialisti notori. Ogni volta che Mussolini passava per Bologna erano arrestati. Il motivo? “Avrebbero potuto” attentare al Duce.
Va detto che i tempi erano migliori, e la detenzione durava alcuni giorni, non quindici anni.
Mi viene un dubbio. Il governo italiano attuale non sarà fascista? Ma no, mi si risponderà: ha a capo un allegro libertino, che vara una legge garantista (per lui) dopo l’altra, e per presidente della Repubblica un anziano stalinista che sottoscrive tutto quanto. La “opposizione” parlamentare, poi, sulla linea dell’“avrebbero potuto” è totalmente concorde, si tratti di studenti facinorosi, di brigatisti in allenamento, di cellule islamiche non ancora attive, di indipendentisti sardi che non hanno ancora fatto un cazzo però potrebbero farlo.
Ma il dubbio rimane.