di Alessandra Daniele
Compagni, ho da darvi due notizie, una cattiva, e una buona.
La notizia cattiva è che i comunisti non torneranno in Parlamento per moooolto, moooolto tempo, e questo a prescindere da quanti voti riusciranno mai a recuperare, perché PDL e PD, di comune accordo, continueranno ad alzare la sbarra dello sbarramento in modo da tenerli fuori comunque.
PDL e PD non sono che le due facce dello stesso paperdollaro di Paperopoli, due facce come il culo. Finora l’unico motivo di vero dissenso fra loro è stata qualche escort che ha usato la lingua anche per parlare.
La notizia buona è che c’è vita anche fuori dal Parlamento. C’è aria respirabile, anzi, molto più respirabile. Come molti benemeriti militanti di base già sanno è soprattutto lì che si può e si deve fare politica, tornando all’essenza di quello che è, che deve essere un comunista, sostenendo e organizzando i lavoratori, i discriminati, gli sfruttati, restituendogli coscienza di sé.
Ci sono milioni di italiani che s’interrogano sul cazzo di Berlusconi, senza rendersi conto d’avercelo nel culo. Ci sono intere generazioni di precari cottimisti che non hanno idea d’appartenere di fatto alla classe operaia, definizione che associano soltanto all’immagine sfocata di omini in blu, reali quanto i puffi. Si credono ”ceto medio”, non arrivano alla seconda settimana, ma si sentono rappresentati politicamente dai loro stessi sfruttatori. Polli che votano per lo spiedo, e ci si infilano da soli sognando il tacco a spillo della Marcegaglia.
E’ una catastrofe culturale, prima ancora che politica.
Quindi agire sulla realtà non basta, se non si agisce anche sulla percezione della realtà.
Ciò che rende le destre oggi così apparentemente invincibili, quello che fa sembrare patetici i tentativi di sfidarle frontalmente a volte persino a chi li compie, è ciò che Gramsci chiamava egemonia culturale e che Morpheus chiama Matrix. Sì, per quanto sia difficile immaginarsi Gramsci in latex nero e mirrorshades, il concetto di base è lo stesso: il potere di controllare la percezione della realtà.
E chi controlla la percezione della realtà, di fatto controlla la realtà.
Decenni di palinsesti Raiset hanno piantato nei cervelli degli italiani l’idea che essere un cazzone/una troietta egoista e ignorante è bello, è giusto, è figo, è l’unica scelta vincente. Allevando così intere generazioni di pseudo individualisti che si credono lupi, e sono invece perfette pecore da macello.
Questo condizionamento non può essere combattuto solo a livello cosciente, perché è stato radicato nell’inconscio, attraverso la continua, martellante, ossessiva imposizione di determinati modelli. Una pianta maligna fertilizzata con quintali di merda.
L’unico sistema di combatterla efficacemente è agire contemporaneamente sul reale, e sull’immaginario collettivo, che oggi accorda ai comunisti la stessa credibilità che dà alle vittime di rapimenti alieni. Alla prossima scissione subatomica fra nanopartiti comunisti, la loro infinitesimale percentuale di consenso diventerà impossibile da calcolare per via del principio di indeterminazione di Heisenberg.
Cosa potrebbero fare i comunisti per uscire dagli X Files? Innanzitutto cacciare a calci in culo TUTTI i loro dirigenti. E in malo modo, scaraventandogli la scrivania fuori dalla finestra, davanti alle telecamere.
Immaginatevi la scena: uno sconosciuto militante di base, neo eletto portavoce, dichiara al Tg ”Sì, abbiamo rinnovato tutto il vertice, gli altri lo dicono, noi lo facciamo davvero”, e sullo sfondo Diliberto o Ferrero in maniche di camicia che raccoglie i cocci della sua roba dal marciapiede. L’anchorman Raiset commenta sarcastico ”guardate i comunisti come si sono ridotti”, la signora Pina però guarda la Tv e ridacchia pensando ”però, bello cacciarli così…”
Deciderà perciò di votare comunista? Questo non ha nessuna importanza.
Se vogliono tornare a cambiare davvero qualcosa, i comunisti devono smettere di partecipare alla circense Campagna Elettorale Perenne.
Lascino a Sansonetti il ruolo di comunista di peluche da talk show elettorale.
Smettano di rincorrere gli zero virgola, e sventolare loghi disegnati con Paint.
Ogni comunista deve poter dire al lavoratore, allo sfruttato, al discriminato, ”io non sono qui per dare la caccia al tuo voto, ma per darti un aiuto concreto. Quando le istituzioni se ne fottono, le ONLUS si arrendono, e i sindacati se ne sbattono le palle, cerca me. Cerca un comunista. La tua battaglia è la mia, è la nostra. Questo è quello che ‘comunista’ significa”.