di Alessandra Daniele
– Da dove vieni?
– Dalla Francia.
– Che cos’è la Francia?
– Un paese oltre le isole del Nord – Paul fece un gesto vago. Il capo della piccola spedizione lo guardò torvo.
– Non c’è nessun paese oltre le isole del Nord! – Tuonò – Solo l’ultimo confine del mondo, dal quale le acque precipitano nel pozzo eterno! – Aggiunse nella contorta post-lingua tipica delle tribù delle isole Centrali. Paul non faticò a capirlo: conosceva quasi tutte le post-lingue dell’arcipelago, offrirsi come interprete gli aveva salvato la vita dopo la cattura.
– Ho sbagliato – replicò – intendevo oltre le isole dell’ Est.
– Le terre barbare? – Il capo sghignazzò – Sì, ce l’hai la faccia del tagliagole. Se non ci servissi, t’avremmo già impalato – Con un gesto imperioso fermò il piccolo drappello che lo seguiva, poi scese da cavallo, e guardò verso l’orizzonte. Oltre la spiaggia grigiastra coperta di detriti, scivolando sulle acque melmose, un’imbarcazione s’avvicinava lentamente.
Il capo spedizione si girò di scatto verso Paul, facendo tintinnare le decine di bizzarre decorazioni che aveva sul petto, ricavate perlopiù da piccoli rottami metallici.
– Tu, barbaro, non provare a fotterci! Non parliamo il dialetto delle isole del Nord, ma staremo molto attenti all’effetto che faranno le tue parole. Se cercherai di provocare uno scontro… – sguainò la spada e gliela puntò contro – TU sarai il primo a morire.
Paul annuì.
– Abbiamo deciso di usarti come interprete per trattare uno scambio di prigionieri – continuò il capo – quei bastardi hanno catturato uno dei nostri guaritori, e lo rivogliamo. In cambio possiamo ridargli questo loro stregone muto e rincoglionito – indicò il vecchio dalla lunga barba bianca chiazzata di verde legato su un altro dei cavalli.
– Stanno arrivando. Attento a quello che dirai.
L’imbarcazione era sempre più vicina, a bordo già ben visibili vari uomini barbuti, coperti di pellicce tinte di verde.
Paul li fissò. Fece un gesto ampio con entrambe le braccia verso di loro, poi si buttò a terra, dietro un mucchio di detriti.
Il capo lo guardò stranito.
Un attimo dopo, una freccia tinta di verde gli trapassò la gola.
Paul restò al riparo, mentre la grandinata di frecce falciava il piccolo drappello. Terminato il massacro, l’imbarcazione invertì la rotta, e si allontanò rapidamente.
Paul s’avvicinò al corpo del capo morente.
– Non hanno più una lingua parlata – gli disse – le tribù del Nord ormai si esprimono solo con i gesti. Quello che gli ho fatto significa ”Pestilenza”. Sono terrorizzati dalla contaminazione, cercano di sterminare chiunque ritengano infetto. Si stanno quasi estinguendo per questo.
Il capo rantolò rigurgitando sangue.
Paul continuò, come parlando a se stesso.
– Un tempo, prima della Grande Onda, questo arcipelago era una penisola. E aveva una lingua comune. Ma era molto, molto tempo fa.
Afferrò le redini di uno dei cavalli rimasti, ci montò sopra, e si allontanò.