di Alessandra Daniele
Che quello fosse l’unico modo, Jamal lo aveva accettato, come avevano fatto tutti gli altri. Quando sentì l’ago entrargli nella giugulare però, ogni muscolo del suo corpo s’irrigidì, come congelato. Per qualche motivo quella trafittura gli sembrò più dolorosa della pallottola che l’aveva quasi ucciso, prima che suo fratello riuscisse a salvarlo dai miliziani. Suo fratello era morto per farlo. E a lui non restava che provare a partire.
Non sperava in una vita migliore. Solo in una vita.
Dopo il gelo, arrivò il fuoco. Una vampata crescente gli percorse le vene come un fiume di lava. Cercò di urlare, ma non aveva più bocca.
Il suo corpo cominciò a liquefarsi.
L’agente mutageno iniettato nella giugulare ricombinava il suo DNA, riplasmando temporaneamente il suo corpo – gli avevano spiegato – nell’unica forma che gli avrebbe consentito di affrontare il viaggio, e superare la barriera di controllo all’arrivo. Jamal si vide trasformare rapidamente in una massa amorfa di carne fluida, e coscienza allucinata. Il bocchettone lo risucchiò nella cisterna del cargo, precipitandolo nel rossastro magma umano che lo riempiva, e con il quale si mescolò.
– Questa è bella piena — il primo scafista chiuse il bocchettone. Il secondo scosse la testa
– Ce ne andrebbero un’altra dozzina, ma abbiamo finito le fiale di Mutag. Vai a prendere il bidone di salina, che stasera gliene versiamo dentro metà.
– Solo metà di soluzione salina? Basterà per tutti?…
Il secondo scafista sbuffò.
— Tutti cosa, coglione? Non sono più tutti, sono soltanto un’unica brodaglia sanguinolenta, tutto quello che serve perché arrivi a destinazione viva è non farla seccare. Cazzo! — S’accorse d’una chiazza rossastra sul bordo dei suoi pantaloni — Questa fottuta cisterna perde.
Il primo scafista ridacchiò.
— Ehi, magari hai un pezzo del cervello di qualcuno spiaccicato addosso!
– Vai a prendere il bidone, o ci spiaccico il tuo! E poi ti butto là dentro!
– Cazzo, no, vuoi farmi annegare nella melma di negro? – Il primo scafista si girò disgustato verso il mare.
Posizionati strategicamente, i riflettori in studio spianavano le rughe del ministro. Al segnale della regia, la conduttrice partì con la domanda concordata.
– Un commento sul caso del cargo?
– È grave, ma non si ripeterà. I controlli saranno severamente intensificati. Non sarà più consentito che un carico di carne fluida clandestina giunta a destinazione già morta sia avviato agli stabilimenti alimentari. La sola carne fluida di provenienza estera autorizzata ad arrivare sulle nostre tavole è quella cotta ancora in vita, e confezionata secondo tutte le corrette norme igieniche — Il ministro assunse un’espressione severa — Proteggeremo i consumatori. Proteggeremo i confini.
La regia diede lo stop, i riflettori si spensero.