Alessandro Besselva Averame – Pink Floyd – The Lunatic. Testi commentati – Arcana – € 19.50
Critico musicale e letterario, collaboratore da molti anni del Mucchio Selvaggio, al suo terzo libro per Arcana, Alessandro Besselva Averame scala l’Everest: affronta il corpus lirico dei Pink Floyd e, analizzando e introducendo i testi dei pezzi, restituisce un panorama complesso, sia di un’epoca decisiva per la definizione culturale e politica che conduce alla nostra vieta contemporaneità sia di personalità geniali come Barrett o Waters che hanno esplorato possibilità linguistiche e sonore, creando un’arte dei sensi che perdura coi suoi germogli storici e con le eredità dinamiche regalate al nostro presente musicale, poetico e narrativo.
E’ con una conoscenza filologica della materia e della storia in cui si intride che Besselva Averame centra pienamente il bersaglio: mostrare “i percorsi di un immaginario così peculiare e ordinario allo stesso tempo, con la speranza di non parlare solamente ai convertiti e di spingere i possessori di The Dark Side Of The Moon e The Wall a scavare, se non lo hanno ancora fatto, sotto una superficie diventata ormai luogo comune”.
Da PINK FLOYD – THE LUNATIC. TESTI COMMENTATI, pubblichiamo il primo capitolo, ringraziando per il permesso autore ed editore. [gg]
ARNOLD LAYNE
Febbraio 1967. I Pink Floyd entrano in studio per registrare il loro primo singolo: sono già un fenomeno di culto a Londra. La Swinging London di Carnaby Street, di Mary Quant e dei Beatles è in procinto di celebrare la sua trasformazione da luogo più cool del pianeta a culla di un movimento underground particolarmente agguerrito e influente, mentre la “Summer Of Love” britannica, di lì a poco, raggiungerà la sua massima fioritura.
Sarà un fenomeno più circoscritto ed elitario del 1967 vissuto in California, ma diventerà ben presto la fucina di un movimento musicale variegato, con una componente anarchica in buona parte assente presso i musicisti della West Coast e un primo nucleo di evoluzioni ad ampio raggio che avranno forti riverberi sul decennio successivo. I componenti del gruppo provengono in buona parte dalla facoltà di Architettura del Politecnico di Regent Street, fucina di formazioni dilettantesche dalla vita effimera e dal repertorio piuttosto conservatore, una dieta a base di classici R’n’B, blues e rock’n’roll. Niente scossoni o intenzioni eversive, la musica pop è il fenomeno del momento e con l’entusiasmo delle nuove scoperte si fa a gara a imbracciare gli strumenti. A decidere le future sorti artistiche di Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright, tutti originari di Cambridge, è l’incontro con un brillante ed estroverso studente d’arte di un paio d’anni più giovane: Roger Keith Barrett, per gli amici Syd, un loro concittadino. È lui a scegliere il nome del gruppo, ispirandosi a due oscuri bluesman degli anni Trenta di cui possiede i dischi, Pink Anderson e Floyd Council.
Nel corso dei mesi, perso per strada il chitarrista Bob Klose, tecnicamente ineccepibile ma troppo legato a sonorità jazz per riuscire a trovare un’intesa con l’empirismo spontaneista degli altri quattro, l’originaria denominazione The Pink Floyd Sound si è asciugata in un più conciso Pink Floyd, e il repertorio, di pari passo, si è progressivamente corrotto: le versioni di Louie Louie e Roadrunner hanno iniziato a subire l’infiltrazione di improvvisazioni costellate da feedback e rumorismi assortiti, caratterizzati da un volume di suono inaudito. È quella la dimensione che sembra all’epoca più congeniale a Syd, ma Peter Jenner e Andrew King, i manager del gruppo, fanno pressione affinché il chitarrista e cantante, nonché principale autore delle musiche, si dedichi alla scrittura di canzoni pop. Syd, che fino a quel momento ha messo in musica una filastrocca come Effervescing Elephant (riemergerà nel momento in cui registrerà i suoi album solisti), un brano senza molte pretese intitolato Lucy Leave e Stoned Alone (altrimenti nota come I Get Stoned, che alcuni considerano una versione embrionale di Let’s Roll Another One), acconsente. Lo fa a modo suo, andando a pescare in un immaginario fiabesco, nella letteratura per l’infanzia che lo affascina da sempre, filtrandolo attraverso una naturale propensione a cogliere spunti eccentrici offerti dalla quotidianità.
L’amore per le belle storie che Barrett rivendicherà in occasione delle prime interviste si manifesta fin dall’inizio attraverso uno sguardo molto particolare sull’esistente. Riesce a trasformare l’osservazione di un banale fatto di cronaca — un quasi irrilevante pettegolezzo da cortile: la sparizione di indumenti femminili dallo stendibiancheria delle studentesse di Cambridge che le madri di Barrett e di Roger Waters, entrambe vedove, tenevano a pensione — nell’invenzione di un personaggio eccentrico che viene introdotto con la stessa semplicità che caratterizza le Cautionary Tales di Hilaire Belloc:
Arnold Layne had a strange hobby
Collecting clothes, moonshine washing line
They suit him fine.
On the wall hung a tall mirror
Distorted view, see through baby blue
He got it.Arnold Layne aveva uno strano hobby
Collezionare vestiti, corda per il bucato al chiar di luna
Gli stavano bene.
Sul muro era appeso un alto specchio
Visione distorta, trasparente baby blue
Lo ha preso.La linearità narrativa dei modelli del primo Novecento da cui Barrett sembra attingere viene tuttavia travisata, lasciando spazio a una frammentarietà che ha tutti i crismi della modernità. Se Peter Jenner imputa il carattere vagamente irregolare dei versi alla passione di Syd per le poesie tradotte, citando in particolare un’antologia di poeti simbolisti francesi e ipotizzando la metrica disordinata delle canzoni fosse modellata su quella della poesia tradotta, la prima strofa rappresenta senza dubbio un susseguirsi di brevi flash, delle inquadrature apparentemente prive di un nesso consequenziale ma in grado di delineare con grande capacità di sintesi il quadro complessivo. La costruzione delle frasi può fare a meno delle forme verbali, e l’elissi è un modello espressivo applicato non soltanto alla forma ma anche al contenuto: l’enigmatico ritornello è allusivo ma allo stesso tempo criptico (“Oh Arnold Layne, non è lo stesso / Occorre essere in due per sapere, due per sapere, due per sapere / Perché non ci arrivi?”).
Se l’argomento trattato nella canzone ha tra i possibili antecedenti un brano come Dedicated Follower Of Fashion dei Kinks, risalente all’anno prima, quello che emerge dal ritratto barrettiano è qualcosa di diverso dal black humour e dalla sottile satira sociale in cui Ray Davies è maestro:Now he’s caught, a nasty sort of person
They gave him time, doors bang chain gang
He hated.Ora lo hanno preso, una persona sgradevole
L’hanno condannato, porte sbattute e lavori forzati
Li odiava.Lo scenario diventa improvvisamente più inquietante, allineandosi all’atmosfera sinistra della canzone, complici il suono sepolcrale dell’organo Farfisa di Wright e gli accordi minori sui quali è costruito l’intero brano: Arnold Layne viene smascherato e finisce in carcere (gli hanno “dato del tempo”, presumibilmente per riflettere sui suoi errori), additato alla società per via dei suoi gusti equivoci e bizzarri, mentre le crude e fotografiche immagini del carcere e l’odio che gli provocano precedono il lapidario invito — è lo stesso narratore a pronunciarlo — a “non farlo più”. Un finale dal carattere apparentemente moralista che tuttavia non suona molto convincente: la storia ha una sua conclusione logica, ma sono soprattutto le oscure allusioni (l’autore della canzone sembra sapere qualcosa di cui noi non siamo a conoscenza) a rimanere in circolo nei pensieri dell’ascoltatore, un effetto potenziato dall’ingenuità con cui ci viene raccontata la storia. Nonostante le principali radio pirata dell’epoca, Radio London e Radio Caroline, si fossero rifiutate di trasmettere il brano, ufficialmente spinte da un inspiegabile eccesso di pruderie (ma c’è chi, come il biografo Barry Miles, sostiene che il motivo reale fosse da individuare nel rifiuto da parte dei discografici di pagare una sostanziosa mazzetta), in parte dovuto al fatto che le due emittenti, essendo fuorilegge, stavano cercando di riscattarsi agli occhi delle autorità e dell’opinione pubblica più conservatrice, Arnold Layne arriverà alle 20esima posizione in classifica. Sulla copertina campeggerà la scritta “il suono del futuro progettato per il 1967”, un’indicazione considerata fuorviante
dalla band, e tuttavia profetica.