di Alessandra Daniele
La forma perfetta
La maggior parte degli esseri umani credeva in Dio.
Ciò che però non sapeva era che Dio fosse uno Scarafaggio.
Qualcuno a volte l’aveva sospettato, se non altro per il ripetersi, sia nel microcosmo che nel macrocosmo, della forma sferica, chiaramente collegata alle sfere di sterco plasmate dagli scarafaggi sulla terra. La maggioranza di loro però finiva piuttosto per associare Dio a un mammifero domestico, o da cortile.
Eppure c’erano molti validi indizi della verità. Non solo la famigerata totale immunità degli scarafaggi a tutte le piaghe più micidiali, dalle pestilenze, alle armi atomiche, ma pure la loro altrettanto famigerata abilità nel rendersi invisibili e introvabili. Cosa che rendeva per gli esseri umani la loro ricerca estenuante quanto la ricerca di Dio.
Gli scarafaggi inoltre potevano volare, insinuarsi dovunque compresi i luoghi più reconditi, nutrirsi di qualsiasi cosa, sopravvivere allo smembramento, rianimarsi dopo una morte apparente, moltiplicarsi a volontà.
Dio aveva creato a sua immagine lo scarafaggio.
Perciò solo di lui s’interessava veramente.
Gli esseri umani però continuavano a pregare, dipingere, digiunare, torturare, costruire templi, inventare religioni, occupare terre, e massacrarsi nel nome delle loro idee su Dio, trovando mille scuse per giustificare il suo comportamento, ovviamente del tutto incongruente con le loro teorie.
Dio intanto continuava a plasmare sfere celesti, e a prendersi cura dei suoi insetti, rendendoli sempre più prolifici, e più resistenti ai veleni.
Così, quando gli esseri umani finirono per autodistruggersi nell’ovvia apocalisse nucleare che s’erano preparata per decenni, l’originale piano di Dio fu restaurato: la Terra divenne il regno dei suoi scarafaggi.
Un’immensa sfera di sterco celeste.
Il Giudizio
Appena passato il confine tra la vita e la morte, Italo si ritrovò di fronte a ciò che subito gli apparve come il Tribunale Supremo. Si accorse di avere ancora consistenza fisica, e la cosa lo fece sentire più vulnerabile. Immersi nella lattiginosa luce accecante, tre giudici sedevano scrutandolo con aria severa.
– Come ti presenti? — Gli chiese il primo. Italo rabbrividì.
– In che senso? – Azzardò.
– Cosa sei?
– Cattolico?…
Il primo giudice fece un gesto d’insofferenza, che raggelò Italo.
– Non ci siamo capiti — intervenne il secondo giudice — in che cosa ti presenti, cosa sei? Cosa sai fare? — Scandì — Cantare, ballare, recitare?
Italo rimase allibito.
– Ma… è come un’audizione?
– Preferisci essere giudicato per le tue colpe? — Gli chiese il terzo giudice.
– Di Battisti-Mogol canterò “Il tempo di morire” — Italo si schiarì la voce e partì — Mo-tocicle-tta-a! Dieci-acca-pì! Tutta cro-ma-ta-aa! È tua se dici sì!”…
La scelta
– Desidera? — Chiese la commessa in tono incolore.
– Una vita felice — rispose l’uomo.
La commessa digitò sulla tastiera, poi diede un’occhiata allo schermo
– Mi dice qui che la felicità non è di questo mondo.
– No? E di quale allora?
– Un attimino che guardo — digitò ancora — non me lo dice. Le cerco un articolo simile?
– Sì… una vita importante, piena di significato — disse l’uomo — utile al futuro dell’umanità.
La commessa digitò, e lesse.
– Esaurito.
– Cos’è esaurito? Il futuro dell’umanità?
– Non lo so, qui mi dice solo “esaurito”.
– Va bene, allora mi dia una bella vita – disse l’uomo, stizzito — lunga, comoda, divertente.
La commessa digitò, e chiese
– Come paga?
– Con la mia anima?…
La commessa trafficò un po’, e poi rispose
– Mi dispiace, il lettore della cassa non l’accetta. Lei non ha abbastanza credito.
L’uomo chinò la testa.
– Per cosa basta il mio credito?
La commessa controllò lo schermo
– Una vita mediocre.
– Allora mi dia quella — disse l’uomo, cupo.
– Esaurito.
– Ma… me l’ha proposta lei!
– Nel tariffario c’è ancora, ma è esaurito. — la commessa lo guardò senza espressione – È l’articolo più venduto da queste parti — spiegò.
– Che cosa mi resta?
La commessa si voltò di nuovo verso lo schermo.
– Ci sono rimaste delle vite di merda. Ne prende una?