“La morte è l’unica cosa sicura della vita. Tutti, alla fine, la conosceremo. Così la vede, la teme o adora molta gente.”
Così comincia il libro “La muerte de tu lado” delle antropologhe Claudia Adeath e Regnar Kristensen, due studiose che un anno fa hanno pubblicato un resoconto fotografico e giornalistico sul culto della Santa Muerte nel “barrio bravo” di Tepito, il quartiere popolare più famoso e, forse, pericoloso dell’America Latina. Modesto quartiere di indigeni, miserabile enclave coloniale, sobborgo della città dei palazzi, riserva di sottoculture per gli intellettuali, centro di smistamento dell’usato, del rubato e di storie di vita, armadio sempre fornito per i poveri e causa dei mali cittadini per i ricchi, vivaio di campioni, pugili e sportivi: tutto ciò significa il vissuto di un brulicante intreccio di strade perpendicolari.
Tepito rappresenta la più orgogliosa, mitica e temuta zona di Città del Messico, o del D.F. (Distrito Federal). Qui s’innamorano e si confondono la pura tradizione commerciale con l’ottima contraffazione, la vocazione per gli scambi con la vendita di droga e armi, il rumoroso mercato all’aperto dove trovi tutto bueno, bonito y barato (B.B.B.), con gli androni e i patii coloniali dove, invece, s’impara l’arte d’arrangiarsi, la furberia e la sopravvivenza tra le bancarelle fitte e le retate poliziesche altrettanto frequenti.
Dal 31 ottobre 2001, l’altare di Doña Queta, dedicato alla Santa Muerte in via Alfareria a Tepito, è uscito alla luce del sole dopo anni di latitanza e, da subito, ha attirato masse crescenti di devoti che, senza più remore, hanno cominciato a portare le loro statue della Santa e ad esporre i loro altari nella via pubblica. L’immagine tipica della Santa Muerte, detta anche Niña Blanca, Niña Bonita, Comadre, Amiga, Hermana o Flaquita, è quella di una donna scheletrica dai capelli lunghi e bianchi o neri, la morte appunto, con in mano una bilancia, il mondo e una falce. In Messico, il suo culto ha iniziato a diffondersi, pare, cinque decenni orsono in diverse regioni del paese.
Prima del 2001, le cerimonie e gli altari erano riservati ai vicini di casa e alle famiglie e venivano gelosamente custoditi in abitazioni e cortili privati, lontano dalla vista degli sconosciuti. Era un culto semiclandestino ed era associato spesso con il mondo del narcotraffico e della delinquenza, visto che si racconta come i narcos, le mulas, ossia le ragazze che si occupano del trasporto della cocaina via ingestione, i ladri comuni o le prostitute chiedessero protezione e perdono dinnanzi alla statua della Morte quando s’apprestavano a commettere qualche “atto necessario” o azzardato e, ancor di più, se illegale o mortifero. Coloro che adorano La Flaquita pensano che sia legittimamente una figlia di Dio, mentre chi osteggia la diffusione del culto la dipinge come fosse Satana o una specie d’eroina dei delinquenti, prima tra tutti la Chiesa Cattolica che le contrappone altre icone come San Judas Tadeo o la evergreen Virgen de Guadalupe.
Da una parte, è sicuramente vero che i riti e gli altari si stanno diffondendo soprattutto nei quartieri più marginali e popolari della metropoli messicana, oltre ad avere alcuni centri importanti in altre regioni come il Chiapas, Veracruz, Oaxaca, Zacatecas, Hidalgo e Puebla, ma, d’altra parte, non possiamo limitare l’ambito del culto della Santa Muerte a qualcosa di proibito e diabolico o semplicemente a un fenomeno temporaneo e commerciale.
In realtà, la Chiesa di Roma fa fatica a recepire le evoluzioni sociali e culturali, cui seguono quelle religiose, di un continente così paradossale e ribelle come quello americano: è così che fioriscono dall’America Centrale al Brasile, dal sud del Messico ai Caraibi, tanto i numerosi culti legati al mondo ancestrale mesoamericano e della mamma Africa come la santeria cubana e, secondo alcuni, quello della Santa Muerte, quanto le sette protestanti dei presbiteriani, degli evangelici e dei mormoni ormai dominanti in paesi come El Salvador, l’Honduras e il Guatemala. La povertà e la disuguaglianza economica, la superstizione, il misticismo e la religiosità che impregnano le società latinoamericane e, in particolare, quella messicana costituiscono un’eredità storica in costante crescita ed evoluzione, la quale adotta forme diverse e cangianti a seconda delle esigenze della gente e del popolo che, dal basso, sempre ha decostruito e rielaborato i culti che la gerarchia ecclesiastica e politica propinava per calmare l’immensa sete di speranza in terra e di felicità in cielo che proviene dalle classi emarginate. La Chiesa ha cercato addirittura di imitare e combattere i simboli e gli aspetti più commerciali di queste sette, per esempio, la musica evangelica rockettara e le canzoni del genere “cristiano” stravendute anche a Tepito in alcune bancarelle e, chiaramente, copiate da tutti fedeli senza rispetto per il copyright.
Grazie a questa pseudo modernizzazione, attuata anche da gruppi isolati di fedeli, si possono ora apprezzare altri titoli ed opere di dubbia qualità musicale del filone “cattolica romana”, e pure le compilation di canzoni classiche religiose nelle versioni “remix 2008”.
In questo senso, un saggio del probo Alfonso Hernandez, direttore del Centro Studi su Tepito della gran urbe messicana, interpreta la contrapposizione tra San Judas Tadeo e la Santa Muerte che la Chiesa sta fomentando e promuovendo per evitare che vincano i culti spontanei, frammentati e ingestibili che nascono dal basso, dal pueblo e dalla sua mancanza d’identificazione con le istituzioni tradizionali, sempre più percepite come corrotte, esterne e impersonali.
Inoltre, l’astio delle chiese ufficiali risulta quantomeno ridondante e antipatico ai devoti della Flaquita, dato che, nella stragrande maggioranza dei casi, il culto non è vissuto come estraneo aalla religione cattolica romana, quanto piuttosto come una parte integrante e più intimista di questa, per cui si può tranquillamente pregare la Vergine, Gesù e i Santi mentre, subito dopo, si inneggia alla Santa Muerte affinché protegga qualche familiare detenuto e si grida tutti insieme “Se ve, se siente, la Santa està presente”, uno dei cori più usati tanto nelle manifestazioni di carattere politico e sociale quanto nelle celebrazioni in Alfareria numero 12, a poche vie dalla fermata del Metro Tepito.
La Niña Blanca non sembra essere gelosa, basta che non ci si scordi di lei e che si compia quanto promesso in cambio di un favore o, pleonasticamente, di un miracolo ottenuto. In qualche modo, si tratta di una ripresa della vecchia tradizione degli ex—voto, i dipinti che rappresentavano un evento di salvazione o il miracolo compiuto in favore della persona cara che, quindi, ringraziava insieme ai suoi familiari qualche Santo, Dio o la Vergine Maria per avergli salvato la vita. Qui la gente chiede una morte degna e non dolorosa in cambio di un tributo alla morte che è fatto di cose semplici come la cura dell’altare, qualche preghiera e qualche regalino che piace alla Hermana Bonita, un bicchierino di tequila, sigarette, foto, dolci e quant’altro.
Ogni primo del mese, a partire dalle 6 del mattino, una massa di simpatizzanti e credenti lievita fino a superare il migliaio di anime, che finiscono per bloccare un paio di strade in attesa del rosario serale di fronte all’altare di Doña Queta, il più riconosciuto e frequentato del paese. Non è l’unico ma è il primo. Ne sono sorti a decine in città e ci sono preti scomunicati che rivendicano la paternità del culto e riscuotono decime e regali in cambio di interviste, foto o benedizioni in nome della Santa. A Tepito questo non piace e tutti sanno che La Muerte non è proprio come la Vergine, anzi. E’ vendicativa e ricorda, come la mafia. E’ buona ma si arrabbia. Fa miracoli ma uccide. Tutto ciò la rende più umana dei santi e la mette al centro di dibattiti e discussioni animate di stampo quasi ideologico, come se si trattasse dei poli USA—URSS nella Guerra fredda o dei fascisti contro i comunisti in molte epoche della storia italiana (fino ad oggi).
Andate in pace.
Oggi sei tra le braccia della vita, ma domani starai nelle mie. Quindi, vivi la tua vita. Ti aspetto.
Con osservanza, La Morte
(tratto da un cartello anonimo)
Qui, qui e qui tre video sulla Santa Muerte.
(1-CONTINUA)