di Alberto Prunetti

guida steampunk.jpgLa Guida steampunk all’apocalisse (Agenzia X, p.127, 11,50 euro, traduzione e cura di reginazabo) introduce in Italia un altro tassello dello Steampunk, un movimento nato da una costola del cyberpunk che ha saputo incrociare scenari e suggestioni della fantascienza più tecnofila con le meccaniche a vapore dell’era vittoriana. Il mix tra Gibson e Sterling da una parte e Verne e Wells dall’altra ha prodotto distopie intriganti che hanno dato forma o influenzato la letteratura (Le macchine infernali di M. W. Jeter o L’era del diamante di N. Stephenson), il cinema (La città perduta di Jeunet e Caro), i fumetti (La lega degli straordinari gentlemen, di A. Moore) e i cartoon di animazione (Il castello errante di Howl di H. Miyazaki).
Tradotta da una delle più capaci traduttrici italiane (che stavolta ha utilizzato il nickname di reginazabo), arriva adesso l’edizione italiana di un testo che cerca di situare il movimento steampunk nel suo contesto più politico.

L’autore della guida steampunk è Margaret Killjoy, pseudonimo femminile di un attivista anarchico che anima la parte più politica del movimento. Il testo esprime alcuni caratteri tipici della letteratura “alternative” statunitense, come la passione per le guide pratiche, i cosiddetti “handboook”, oppure la tensione ad affrontare contesti di tipo apocalittico — già nota in ambito antitecnologico (vedi tanta letteratura primitivista) — stavolta ricollocata in un ambito diverso, dove punte di tecnofilia si alternano al desiderio di immaginarsi una tecnologia dell’era protoindustriale, in cui il legno e i materiali di discarica vengono a sostituire silicio e uranio, mentre il vapore fa la parte dei combustibili fossili.

Quella dell’apocalisse non è una trovata dell’ultimora, ma rappresenta un filone catastrofico che la dice lunga sulle aspettative dei nordamericani in termini di futuro. Il collasso era vaticinato da tempo e anche se gli scenari steampunk non sono né probabili né gli unici ipotizzabili, non è male cominciare a pensare a come sopravvivere in un’epoca in cui gli stati, dopo aver guardato impassibili alla distruzione del pianeta da parte delle multinazionali, si trasformino in formazioni eco-autoritarie a difesa di cittadelle di inclusi seduti a spartirsi le ultime ricchezze della Terra, circondati da una massa di esclusi condannati a vivere ai margini.

Seguendo il filone dei manuali di sopravvivenza tipici di tanta controcultura anglofona, la guida si propone di suggerire tutta una serie di considerazioni per vivere in un mondo futuristico dominato dall’inquinamento globale e da un contesto di violenza generalizzata prodotto dal tracollo di autorità che detengono il monopolio della violenza (viene da pensare che inquinamento e violenza esistono a causa di queste istituzioni, e non sono il risultato della loro scomparsa, ma tant’è). Rifornirsi di acqua potabile, procurarsi il cibo con tecniche di giardinaggio, autocostruirsi le proprie abitazioni, riscaldarle, difendersi da eventuali aggressori, prendersi cura della propria salute: questi sono alcuni degli elementi essenziali della guida. Le soluzioni proposte sono a volte condivisibili, a tratti rimangono oscure data la brevità della guida, molto spesso sono ironiche. Quello che conta, in tutte le risposte fornite — e questo è il messaggio principale della guida — è il principio base della sottocultura punk: do it yourself! Fallo da te, fallo da solo o assieme ai tuoi compagni. Impara a crescere il tuo cibo, o in campagna o con l’ecogardening urbano, impara ad autocostruirti la tua casa, utilizza i materiali di riciclo.

Cose che si possono fare anche adesso, quando l’apocalisse non è (ancora) arrivata, per riprendere in mano la propria esistenza, provare a sfuggire ai flussi devastanti del mercato, combattere la tendenza del capitalismo a delocalizzare il cibo che ci tiene in vita. Sta qui forse il messaggio più diretto della guida e del movimento, aldilà di certi estetismi tecnofili un po’ kitch e postmoderni: autogestisci, autoproduci, autocostruisci. Ricupera e condividi i saperi necessari a sopravvivere, senza dipendere dalla megamacchina.

Due parole infine sulla curatela e sulla traduzione di reginazabo: l’autrice della traduzione — che da anni lavora nel precariato intellettuale dell’editoria — ha seguito il progetto cercando di uscire dall’idea che il traduttore sia un mero “costo morto” del lavoro editoriale. Pertanto ha proposto lei stessa l’edizione italiana della Guida alla casa editrice, curando in maniera esemplare, oltre alla traduzione e agli apparati che risultano efficacissimi per esplorare le diramazioni del movimento steampunk, anche una introduzione che è uno splendido vestibolo per entrare nell’universo del punk a vapore.

Altre letture:

il blog di reginazabo
l’introduzione di reginazabo alla Guida
www.tangledwilderness.org