di Alessandra Daniele
[Questo breve racconto di Alessandra Daniele è compreso nell’antologia falsamente e perfidamente attribuita a Philip K. Dick, Scorrete lacrime disse lo sceriffo pubblicata dal centro sociale Crash! di Bologna. L’antologia sarà presentata il 19 marzo, alle ore 20, presso la festa di Radio Onda d’urto di Brescia dai due curatori, Paola Papetti e Valerio Evangelisti]
Il sindaco Seldrig ispezionava con aria soddisfatta il Termo-valorizzatore di Risorse Umane.
– Come uomo di sinistra — disse — oggi sono particolarmente fiero. Infatti da tempo è stato delegato a noi sindaci il potere di comminare la pena di morte e farla eseguire, ma sarà la nostra città la prima a farlo in modo del tutto eco-compatibile — Un applauso felpato dei giornalisti intervenuti all’inaugurazione coronò la frase del primo cittadino, che aggiunse con un sorriso — D’altronde, visto che non permettiamo alla feccia e ai rifiuti umani di sporcare la nostra bella città da vivi, non vedo perché dovremmo lasciarglielo fare da morti.
Mentre la platea ridacchiava, l’inviato del TG commentò verso la telecamera:
– Dopo la demolizione dei lobi frontali cerebrali per chi viola il coprifuoco, Seldrig presenta un’altra iniziativa all’avanguardia: il TRU. Il sindaColt prosegue nella sua opera di modernizzazione legalitaria trasformando la città a sua immagine.
– Ma dove finiranno le scorie allora? — Chiese la rappresentate dell’associazione Società Pulita, in tono velatamente polemico
Il professor Zenchi, creatore della pistola Electro Colt personale del sindaco, e del TRU, sorrise.
– In un altro universo.
Un mormorio di perplessa incredulità si diffuse per la platea. Zenchi continuò a sorridere.
– Se mi concedete un paio d’ore, vi spiegherò nei dettagli come il processo di accelerazione subatomica provochi un trasferimento istantaneo…
– Ma no, professore, molto meglio ottimizzare il tempo e passare subito alla dimostrazione pratica — intervenne il sindaco, premendo il pulsante start sul pannello di controllo del TRU.
Il tetto della cabina si aprì come un’iride, e il condannato scivolò dentro.
Seldrig digitò con noncuranza il codice di attivazione.
Il display segnò la temperatura in rapido aumento.
Raggiunto il massimo si fermò con un bip.
Il sindaco sorrise.
– Adesso eliminiamo le scorie rimaste.
Ricominciò a digitare sul tastierino del pannello.
Il TRU produsse un sibilo acuto.
I numeri sul display si trasformarono in caratteri illeggibili.
La porta frontale della cabina si spalancò di colpo.
Dopo un attimo di perplessità, il sindaco s’avvicinò cautamente e guardò dentro.
– È completamente vuota — annunciò tornando a sorridere — Il collaudo è perfettamente riuscito!
La cabina lo risucchiò, e implose.
Quando Seldrig riprese conoscenza, sdraiato sul pavimento, gli parve di guardarsi allo specchio.
Poi vide il volto identico al suo moltiplicarsi. Sembravano almeno una decina, e lo fissavano.
– Ne è arrivato un altro — disse il primo, gelido.
– Ormai è chiaro, stanno arrivando tutti qui da TRU situati in vari universi paralleli, tutti simili fra loro — aggiunse il secondo, con una smorfia.
– Ma quanti sono? — Chiese il terzo.
– In teoria un numero infinito — rispose il quarto — possono esserci infiniti TRU implosi, con infiniti Seldrig quasi identici che differiscono tra loro soltanto per un microscopico particolare, un capello, una cellula, un atomo, un elettrone…
– E stanno arrivando tutti qui.
– Adesso basta con quest’invasione — Il terzo estrasse la sua Electro Colt, e fulminò due dei suoi doppi con una scarica di 600 volt. Gli altri schizzarono ai quattro angoli della stanza, e cominciarono a loro volta a sparare. Il sindaco ultimo arrivato si rigirò, e sgusciò carponi nel corridoio. Lo spettacolo che si trovò davanti lo terrorizzò. La stessa battaglia fra decine, centinaia di suoi doppi sembrava in corso in tutto il palazzo, e a giudicare da quello che si scorgeva dalle finestre, in tutta la città.
Una città popolata soltanto da sindaci Seldrig.
Sotto il cielo plumbeo, le uniche luci visibili erano i bagliori delle scariche elettriche.
L’aria sfrigolava e puzzava di carne bruciata.
Seldrig si appiattì in un angolo cercando con mani tremanti di attivare la sua ECo. Appena rialzò gli occhi, si trovò davanti la canna dell’ECo d’un suo doppio.
– Ma non ha senso ammazzarci a vicenda, siamo tutti uguali – balbettò.
– Uguali un cazzo — sibilò l’altro — Solo io sono quello vero. Voi siete feccia — disse, e sparò.