di Chiara Vozza
Il problema era che, senza residenza, non potevi neanche farti curare una bronchite.
Il vantaggio era che, senza residenza, non potevano neanche recapitarti una multa.
“Senza fissa dimora” era una formuletta abracadabra che riduceva la vita al suo scheletro spolpato e ripulito: la bronchite era una cosa che o passava o diventava polmonite e morivi.
“Senza fissa dimora” erano tre paroline idraulicoliquido che sgorgavano quintalate di saggi giuridici e trattati sociologici: l’Autorità dello Stato era una cosa che o ti gonfiavano di botte e ti sbattevano in galera o ti lasciavano perdere.
Da quando aveva perso la residenza, e quindi era diventato un Senza Fissa Dimora certificato, aveva scoperto un altro pianeta su questo pianeta. Il pianeta Senzadocumenti.
E poco importava che per gli astronomi sempre lo stesso pianeta Terra rimanesse: gli astronomi ce li avevano, i documenti.
Ma quando i documenti non li avevi più…
No, bisognava fare un passo indietro. Altrimenti gli astronomi non capivano.
Dunque, accade così: tu perdi il lavoro, che può capitare per tanti motivi, e siccome c’hai quasi quarant’anni e sei solo un operaio qualunque col cavolo che ne trovi un altro; quindi perdi anche la casa (per forza, senza lavoro come lo paghi l’affitto?); con la moglie ti sei separato da quel dì e quindi non conta, ma per un po’ ci sono parenti o amici che ti ospitano, in attesa che il periodo brutto passi.
Ma i periodi brutti così di uno qualunque non sono come i periodi brutti di James Stewart in un film di Frank Capra, e per quanto possano differenziarsi per questo o per quello, tendono ad avere una caratteristica comune: non passano.
E, non passando, precipitano.
Amici e parenti a un certo punto ti mettono alla porta, e neanche per cattiveria vera, ma piuttosto perché capita che quelli che basta che perdono un lavoro e una casa per essere in pieno naufragio, tendono ad avere amici e parenti che fanno i salti mortali per tenersi due stanze in periferia e un lavoro di merda, e allora più di tanto proprio non ce la fanno, che già se lo sentono pure loro il fiato del naufragio sul collo.
Quindi finisci in strada — che magari per un po’ riesci ancora ad arrangiarti con un posto letto ogni tanto, qualche pensioncina sordida ma che ti ammortizza il trauma, non sei mica un barbone, puoi ancora pagarti un letto e un tetto, ma è giusto per raccontartela il tempo necessario a scivolare sulla strada senza inaffrontabile disperazione, che in fondo lo sai: sulla strada ci sei già.
Però, c’hai ancora i documenti, e lì è scritto nero su bianco, scritto e timbrato: cittadino italiano. E questo vuol dire che, anche se per il momento stai messo male, c’hai sempre i tuoi diritti, e nessuno ti può trattare come una pezza, perché sei cittadino di un paese dove ci sono i diritti, e la Costituzione, e c’è stata la Resistenza, che lui aveva sempre votato comunista ma insomma lo sanno tutti.
Proprio questo gli aveva detto a quel poliziotto che lo aveva strattonato malamente, non poteva stare seduto sul gradino e che si alzasse subito e gli aveva pure parlato col tu manco fossero compari, questo gli aveva detto: che un pubblico ufficiale non poteva trattare così i cittadini, doveva usare educazione, e quando quello si era fatto venire il sorrisetto di scherno gli aveva sbattuto la carta di identità sotto il naso, sì, ecco qua sono un cittadino io, e in questo Paese i cittadini hanno i loro diritti, non glielo hanno insegnato?
Si era sentito quella carta d’identità in tasca come una sicurezza nel primo periodo in strada, faceva parte di un paese ricco e democratico, e va bene, aveva preso una scivolata, era finito in acqua senza salvagente e adesso annaspava e tremava di freddo, ma anche se si sentiva solo e abbandonato in fondo non poteva essere davvero così, non lo avrebbero lasciato davvero annegare come un cane. La carta d’identità era la sua rassicurazione che ci sarebbe stato un ritorno.
Solo che scade ogni cinque anni.
E qui tutto dipende da quanto hai avuto culo: intanto, quanto tempo prima del naufragio l’avevi rinnovata, e poi se nel frattempo ti hanno cercato per qualche rogna burocratica, e non trovandoti hanno fatto una verifica, e quindi ti hanno cancellato la residenza.
Fatto sta, e prima o poi ci arrivi, che senza residenza i documenti veri non li puoi rinnovare.
Puoi avere solo una carta di identità di serie B, marchiata “SFD”: Senza Fissa Dimora.
Per esempio non puoi più avere l’assistenza sanitaria, con una carta farlocca così — non che ti tolgano il diritto, per carità, ma come ti registri all’anagrafe sanitaria senza una residenza?
Questa storia che non poteva più avere un medico gli era rotolata dentro per un po’, sbatacchiando qua e là senza che riuscisse ad afferrarla bene: in fondo aveva sempre avuto una salute di ferro, e anche quando gli veniva un malanno di quelli che prima o poi vengono a tutti per lo più si arrangiava da solo, insomma il medico non lo vedeva quasi mai neanche prima, allora perché adesso ci rimuginava sopra e se la prendeva tanto?
Finché una sera al televisore di un barazzo da sfigati, col vino cattivo e le paste vecchie di due giorni, aveva visto la pubblicità di quel cibo per gatti che si serviva in scodelle d’argento, e guai a comprare una marca più economica, l’animale avrebbe rifiutato sdegnato. Allora aveva capito: questa cosa che non aveva più il diritto a essere curato gli bruciava perché voleva dire che aveva meno diritti di un animale, e subito aveva messo in fila tutto il resto, che non aveva ancora voluto pensarci ma si vede che da qualche parte gli lavorava dentro, e cioè che abbandonare un cane sul ciglio di una strada era reato ma lasciare un uomo in mezzo a una strada no, anzi, tutti erano in diritto di maltrattarlo, e se maltrattare un barboncino era reato maltrattare un barbone no, qualunque sbirro poteva divertirsi a farlo, magari per sfogarsi di essere così in basso nella scale gerarchica da non avere occasione di maltrattare nessun altro.
Subito dopo, era andato a sbattere contro la consapevolezza definitiva: non poteva più votare, non aveva più diritto di eleggere i suoi rappresentanti in nessuna istituzione: non che gli avessero tolto formalmente il diritto, per carità, ma come facevano a farlo votare, se non aveva più un collegio elettorale?
Cioè da un momento all’altro lo avevano privato di fatto del più sacro diritto di cittadinanza, che all’inizio si mangiava le mani, ma come? Lo Stato italiano, il mio Paese, non solo non mi aiuta quando finisco come un barbone dopo una vita di lavoro da quando ero piccolo, ma mi punisce pure, come un assassino, come un criminale? E manco la soddisfazione della sentenza di un giudice? Cioè mi tolgono di fatto la cittadinanza perché sono un poveraccio e tanto basta?
Ma no, quando mai, non è che gliel’avevano tolta, la cittadinanza, solo era diventata un po’ diversa, ecco, era diventata
s-cittadinanza, in fondo era solo un’inezia, solo una S privativa.
Era così per tanti in fondo, invisibili percorrevano i reticoli della città, gli scittadini.
Poi, siccome al peggio non c’è mai fine, era arrivato anche il momento che aveva finito le sigarette di domenica.
Non sapeva come mai, le contava le sigarette, non più di cinque al giorno che con gli spiccioli che racimolava di più non se ne poteva permettere un-pacchetto-quattro-giorni, ma quella volta niente, si vede che era ancora nervoso per via che c’aveva meno punti d’importanza di un gatto siamese, o perché lo avevano cacciato dal pianeta dei Cittadini Doc senza neanche avvertirlo con una cartolina, o vai a capire, fatto sta che le aveva finite, e che era domenica.
Ma il distributore non gliele aveva volute dare, le sigarette, pure se i soldi giusti lui ce li aveva: per identificare la maggiore età dell’acquirente e cioè per l’erogazione legale nelle ore diurne, serve il tesserino sanitario magnetico, e lui non ce l’ha, non può averlo.
Allora aspetta la faccia giusta per chiederglielo, ma la faccia giusta non arriva, allora lo chiede a uno qualunque, che forse è giusto lo stesso, si vede che è democratico e di sinistra e c’ha pure “L’Unità” sotto il braccio, “Scusi, non ho il tesserino, può farmi prendere le sigarette col suo?”, e quello lo squadra, e poi: “Mi dispiace, l’aiuterei volentieri ma mi sembra una cosa illegale: può almeno dimostrarmi di essere maggiorenne?”, e non ci può credere ma glielo sta chiedendo davvero, a più di quarant’anni e con la vita di merda che ha fatto ultimamente, questo ipocrita fetente legalitario gli sta chiedendo come se non si vedesse di dimostrare che ha già compiuto diciott’anni… Non ci ha visto più, ha cominciato a colpirlo e intanto urlava “comunista, comunista di merda!” e mentre quello strabuzzava gli occhi e si proteggeva i genitali “avevano ragione gli anarchici di Spagna sei tu il nemico più dei fascisti sei tu il nemico!”.
E’ arrivata la polizia, lo hanno sbattuto per terra lo hanno inchiodato con le manette, autoambulanza, TSO, cioè Trattamento sanitario obbligatorio, cioè ricovero psichiatrico coatto, siringate di psicofarmaci fino a rincoglionirlo, ebete e tranquillo, ma, che non ci sperassero, faceva finta lui, aspettava solo il momento di ritrovarlo quello stalinista del cazzo (ahi Carmela, ahi Carmela…).
Ma vagliela a raccontare una storia così, agli astronomi.