di Ghislaine Ribeyre (da Paris Match)
[Di Stieg Larsson ci siamo già occupati, pare per primi in Italia. Curioso ma non unico caso di uno scrittore che vende milioni di copie, in Europa, dopo la morte, soprattutto in Francia e in Germania. Jacopo De Michelis, della Marsilio, ci manda questo articolo apparso su Paris Match, che pubblichiamo volentieri. A titolo di omaggio a un antifascista militante, che scelse la narrativa “di genere” quale mezzo per esprimere le proprie convinzioni. E morì prima di essere riuscito a pubblicare una sola riga.] (V.E.)
«Non indovinerai mai cosa ha appena fatto Lisbeth Salander!» Questa frase, Eva Gabrielsson la sente per due anni, fra il 2002 e il 2004. Seduto sul divano bianco del loro piccolo appartamento pieno di libri, il suo compagno, Stieg Larsson, le racconta le ultime avventure dell’eroina dei suoi romanzi, una strana ragazza superdotata, sociopatica e dal fascino irresistibile.
Eva lo interrompe: «E questa da dove l’hai tirata fuori?» Lui scoppia a ridere: «Sembra che a decidere sia lei!» Per forza di cose, Eva conosce bene Lisbeth, un po’ come se facesse parte della famiglia.
Oggi, in Francia come in Svezia, a Londra come a Berlino, milioni di lettori parlano anch’essi di Lisbeth Salander. Diventati dei best-seller, i tre volumi scritti sul divano bianco hanno scatenato una «millennium-mania» [In Italia finora sono usciti i primi due: Uomini che odiano le donne e La ragazza che giocava con il fuoco, ed. Marsilio – ndt]. Che l’autore sia scomparso nel novembre 2004, prima della pubblicazione dei suoi libri, alimenta la leggenda. A Stoccolma, Eva evita le librerie, perché, per lei, il volto sui manifesti promozionali non è quello del nuovo re del thriller ma quello dell’uomo che ha amato, e che l’ha amata, per trentadue anni.
Si sono incontrati a un raduno contro la guerra del Vietnam, nel 1972, nel nord della Svezia, dove sono cresciuti. Eva, a 18 anni, è un po’ spaurita: è la sua prima uscita «politica». Un gran fusto con gli occhiali la accoglie con un sorriso caloroso. «Ho pensato che se erano tutti come lui, valeva la pena di militare!» ricorda. Stieg e Eva si innamorano alla maniera impegnata di allora, convinzioni fermamente ancorate a sinistra: tutto è possibile, la rivoluzione non è mai troppo lontana, e la solidarietà tra i popoli non conosce frontiere. I loro primi anni insieme sono ritmati dalle manifestazioni e le mobilitazioni contro la guerra del Vietnam, il Cile di Pinochet e la Spagna di Franco. Stieg non si accontenta di protestare da lontano. Nel febbraio 1977, parte per l’Eritrea, per unirsi alla guerriglia di estrema sinistra. Consapevole del rischio che corre, lascia due lettere «da aprire dopo la [sua] morte». Uno è un messaggio d’amore per Eva. L’altro è un testamento con cui lascia tutto, cioè non un granchè, alla sezione locale del Partito dei lavoratori comunisti. In Eritrea, istruisce le truppe all’uso del bazooka, appreso durante il servizio militare. Prende il comando di un battaglione interamente femminile. «Stieg era femminista, precisa Eva. Amava lavorare con le donne e detestava gli ambienti macho. Le donne ne subivano il fascino… E questo non era sempre facile per me!» Non sorprende quindi che, in «Millennium», Lisbeth rubi ben presto la scena al personaggio principale, il giornalista Mikael Blomkvist. Come sottolinea l’editrice svedese Eva Gedin: «Stieg ha voluto rovesciare la percezione dei sessi e fare del suo eroe un ragazzo “facile”, mentre Lisbeth è provvista di qualità tradizionalmente considerate maschili.»
L’uomo-database
Alla fine del 1977, Stieg rientra dall’Eritrea; la coppia si stabilisce a Stoccolma. Eva si orienta verso l’architettura, Stieg verso il giornalismo. Entra all’agenzia TT, l’equivalente dell’ANSA italiana. Lui che non è mai andato all’università apprende il mestiere sul campo. Bulimico, dotato di una memoria fenomenale, in vent’anni passati all’agenzia scrive su quasi ogni argomento.
«Lo chiamavo “il mio database”», ricorda l’amico Kurdo Baksi. Questo svedese di origine curda, scrittore ed editorialista, ha conosciuto Stieg Larsson nei primissimi anni 90. Larsson, che lo considerava un po’ il suo «fratello minore», ne ha persino fatto, sotto la sua vera identità, un personaggio del volume 3 di «Millennium». «Quando mi arenavo su una questione — una data nella storia del Marocco, uno scrittore, una località geografica —, lo chiamavo e, oplà, ecco immediatamente la risposta» Di fatto, gli editori della trilogia non hanno dovuto apportare nessuna correzione di sostanza: dalle sottigliezze della pirateria informatica al maneggio delle armi, passando per il riciclaggio delle vecchie spie del KGB, tutto è esatto.
Gli anni 70 sono finiti, i tempi s’acquietano. Stieg ed Eva trovano una nuova causa da sostenere quando, negli anni 80, la Svezia, come buona parte dell’Europa, deve far fronte a un ritorno dei movimenti di estrema destra. Nel 1995, con alcuni colleghi e amici, crea la fondazione e la rivista «Expo». L’idea è quella di cartografare e seguire nella loro evoluzione i partiti neofascisti.
Ben presto considerato uno dei principali esperti dell’estremismo di destra in Scandinavia, Stieg scrive libri, tiene conferenze negli Stati Uniti, in Germania, a Parigi e persino a Londra, nella sede di Scotland Yard. Il suo collega e amico Mikael Ekman si ricorda dei due mesi passati a scrivere insieme un libro sul principale partito nazionalista svedese: «Quindici ore al giorno non-stop, con una pausa di tanto in tanto per una pizza. Ho perduto 16 chili. Adorava lavorare incalzato dall’urgenza.»
«Se gli avessi chiesto di smettere di lavorare tanto, l’avrebbe fatto, afferma Eva. Ma era parte della sua natura impegnarsi a fondo.» Lei cerca di non dar peso ai «Sei un uomo morto» destinati a Stieg, che si accumulano nella segreteria telefonica. Nel 1999, la preoccupazione si accresce un po’ con una serie di attentati e di omicidi, in particolare quello contro una coppia di giornalisti, autori di parecchie inchieste sui circuiti neonazisti e amici de Stieg ed Eva, vittime di un attentato per mezzo di un’auto-bomba. «Stieg mi chiama un giorno dicendomi di non uscire di casa. Gli era stato appena comunicato che la polizia aveva trovato in casa di un sospettato le nostre foto. Lui era sulla lista, e anch’io. Per tre mesi, non ci siamo fatti vedere in giro insieme, neanche per un caffè.»
E’ per via delle minacce di morte, per non fare di Eva un bersaglio, che la coppia non si è mai sposata. Una prima occasione per dire «sì» l’avevano mancata all’inizio degli anni 80, avevano persino comprato le fedi. Ma avevano accantonato il progetto per recarsi a Grenada, trascinati dalla rivoluzione del Primo ministro marxista Maurice Bishop, che diventerà un amico di Stieg prima di finire assassinato. Eva ha conservato l’anello d’oro con incisi i loro nomi.
La struttura della «Millennium Trilogy» è molto complessa, con una moltitudine di personaggi di fantasia, ma anche reali: il suo «fratello minore» Kurdo, Paolo Roberto, un boxeur che lo ammira, un amico d’infanzia diventato chirurgo, un amico psichiatra. «Per lui, era una terapia, spiega Eva. Creare un mondo che assomiglia molto al nostro, dove un gruppetto di persone combattono l’ingiustizia e alla fine vincono, dove i giornalisti svolgono un lavoro di forte rilievo. Lo faceva star bene.»
Quando firma il contratto con l’editore, Stieg sa che i suoi libri sfonderanno, solo non immagina fino a che punto. L’amico Kurdo lo prende in giro ripetendogli che, fra la nuova veste di «Expo», una formula più moderna che seduce gli inserzionisti, e il suo futuro status di scrittore di best-seller, si sta convertendo infine al capitalismo. Stieg considera «Millennium» il suo «fondo integrativo per la pensione», spiega alla sua editrice. Eva e lui continuano a lavorare come se nulla fosse. Ma la sera e il week-end, fantasticano su un avvenire senza problemi di soldi. Lavoreranno solo part-time e ne approfitteranno per scrivere insieme un libro sulle operazioni dei colossi dell’edilizia pubblica. E’ il sogno di Eva. Vogliono costruirsi una piccola casa di legno nell’arcipelago. Eva mette giù il progetto. Ascolta Stieg spartire i guadagni dei differenti volumi di «Millennium»: «I primi tre a una società nostra, il quarto a “Expo”, il quinto a una casa d’accoglienza per donne maltrattate…» Lei gli dice che bisognerà anche comprare un altro divano se continua a monopolizzare quello che possiedono per scrivere. Stieg è come rasserenato, osserva Eva. A volte lascia prima l’ufficio per aspettarla preparando qualcosa per cena: bistecca, fagiolini e del buon vino. Semplice e di sicuro effetto.
Il 9 novembre 2004, Eva è fuori Stoccolma per ragioni di lavoro. Apprende per telefono che Stieg ha avuto una crisi cardiaca. L’ascensore che porta agli uffici di «Expo» era guasto e lui ha voluto farsi i sette piani a piedi. Troppe sigarette, troppo caffè, troppo stress. E’ crollato. Il mondo di Eva , a sua volta, le rovina addosso.
Lei non sa ancora che in questo preciso momento, agli occhi della legge, la coppia che ha formato per trentadue anni con Stieg non esiste più e non è mai esistita, in mancanza di un pezzo di carta, atto di matrimonio o testamento. Ufficialmente, lei non ha alcun diritto sull’opera che ha visto scrivere, né sulla memoria dell’amore della sua vita. «Ma voglio lottare come farebbe Lisbeth Salander. E se perdo, troverò un altro mezzo per difendere i valori contenuti in “Millennium”: non tollerare mai l’ingiustizia, difendere l’individuo di fronte al sistema.» Ha potuto tenere i mobili, il divano bianco, la giacca di pelle con addosso ancora l’odore di Stieg, e i suoi ricordi. Il rumore che faceva la sua borsa quando la gettava per terra la sera, rientrando. La sua domanda di rito: «C’è qualcuno in casa?» E soprattutto il suo sguardo e il suo sorriso : «Sono quelli che mi mancano di più», precisa.
La trilogia in cifre
I tre volumi della «Millennium Trilogy» hanno già venduto 6 milioni di copie, ma non è che l’inizio: la pubblicazione è avvenuta solo in 12 dei 34 paesi che ne hanno acquisito i diritti. La Francia è attualmente a poco più di 1,2 milioni, e ogni giorno vanno via migliaia di copie. Actes Sud, che ha lanciato per la serie la collana «Actes noir», può vantarsi di avere avuto fiuto: l’editore e traduttore Marc de Gouvenain aveva scoperto la serie appena due mesi dopo la morte di Stieg Larsson. Il prossimo autunno, la trilogia sbarcherà negli Stati Uniti. Se avrà successo, Hollywood si farà certamente avanti; alcuni grandi studios hanno già contattato Norstedts, l’editore svedese, che dice di essere stato avvicinato da «quasi tutte le società di produzione francesi» — persino, sembra, TF1. In questo momento sono in corso le riprese di un adattamento svedese, che uscirà in Scandinavia nel marzo 2009. La diffusione in altri paesi non è ancora prevista.
L’eredità di «Millennium»
La telenovela appassiona la Svezia: a chi appartengono i ricavati della «Millennium Trilogy»? Secondo le stime della stampa svedese, si tratta ad oggi di circa 8 milioni di euro, una somma che sicuramente raddoppierà con gli adattamenti televisivi e cinematografici. Il contenzioso oppone Eva a Erland e Joakim Larsson, padre e fratello di Stieg, gli eredi legittimi. Eva li conosce poco: Stieg, che fino a 9 anni è stato con i nonni, perché in casa sua non c’erano né soldi né spazio, manteneva con loro dei rapporti «distanti». Quello che Eva vuole da loro, afferma, non sono i soldi ma un diritto morale, l’accesso e il controllo di qualsiasi pubblicazione o adattamento firmati con il nome di Stieg, e questo si ripercuoterà sugli introiti. La dissociazione tra aventi diritto finanziari e «morali» potrebbe dunque essere complicata, anche se c’è un precedente nel caso della scrittrice Selma Lagerlof — nel secolo scorso… Erland e Joakim Larsson si limitano a una constatazione: «Stieg ha scelto di non fare testamento a favore di Eva. Occorre rispettarlo.» Il conflitto si inasprisce quando, un anno dopo la morte di Stieg, i parenti minacciano di prendersi la loro parte dell’appartamento che aveva diviso con Eva, a meno che lei non consegni il computer che conterrebbe l’abbozzo del quarto volume della serie. Eva ha buon gioco nell’invocare la protezione delle fonti giornalistiche: il computer appartiene a «Expo». E’ lei adesso a passare all’attacco, moltiplicando sui media le diffide contro Joakim ed Erland, che le cedono infine la loro parte di appartamento. Le due parti comunque non escludono di trovare una soluzione. «Se Eva è disponibile, ha dichiarato Joakim il 28 maggio alla televisione svedese, troveremo un accomodamento entro la fine dell’anno. Abbiamo già aspettato abbastanza»
Traduzione di Plasteroid